Questa mattina abbiamo dovuto chiamare i vigili del fuoco, per un piccolo incidente domestico. Si era rotta la serratura della porta d'ingresso, ed eravamo rimasti chiusi in casa. Hanno dovuto entrare dal balcone per venire a "liberarci".

Mentre i suoi colleghi lavoravano per smontare la porta, io ho fatto due chiacchiere con il caposquadra. Aveva gli occhi sottili come due fessure, la pelle bruciata dal sole, e la fronte imperlata di sudore. Mi domandavo come facessero a lavorare, d'estate, con quei pesantissimi pantaloni e quegli stivaloni di gomma. Abbiamo iniziato a parlare degli incendi estivi, e lui mi ha spiegato che sono quasi tutti dolosi, ma che non c'è una intenzione particolare di creare dei disastri. "Di solito - mi spiegava - sono gli stessi contadini che danno fuoco ai loro prati ormai seccati, perché l'erba fresca che ricresce produce nelle capre un latte migliore e meno amaro. Ogni tanto la cosa gli scappa di mano, e noi dobbiamo intervenire."

A quel punto ho provato a spostare l'argomento sull'11 settembre. "Ogni volta che vedo i vigili del fuoco in azione - ho detto - mi vengono in mente quei poveracci morti nelle Torri Gemelle".

"Quelli sono stati proprio sfortunati - ha detto lui con un sospiro - Gli è crollato tutto addosso, mentre cercavano di spegnere le fiamme".

"Veramente non è andata proprio così - ho detto io - quelle torri non dovevano crollare".

"Come no? - ha replicato lui - Lì il calore ha sciolto la struttura, ed è venuto giù tutto".

"Ma scusi - gli ho suggerito io - la struttura era in acciaio, e l'acciaio fonde a 1500°, giusto?"

"Giusto".

"Il cherosene però sviluppa al massimo 800°, quando brucia".

"Ah già, è vero. Non ci avevo mai pensato - ha detto lui - Ma allora, scusi, perché sono venute giù?"

"Sono venute giù perché le hanno tirate giù - ho detto io - Con gli esplosivi".

"Con gli esplosivi? E chi li ha messi gli esplosivi?"

"Li hanno messi loro, gli americani. Quelli del Pentagono. Avevano bisogno di creare un disastro, per dare la colpa a bin Laden e andare a fare la guerra in Afghanistan".

A quel punto le fessure delle palpebre si sono aperte, e ho visto due grandi occhi azzurri, completamente persi nel vuoto. E' rimasto in silenzio per qualche secondo, poi ha chiamato i suoi colleghi: "Vincenzo, Salvatore, venite un po' qua. Sentite cosa ha da dire questo signore."

E così ho iniziato a parlare della struttura delle Torri Gemelle, dell'amianto che contenevano, delle 80.000 tonnellate di struttura sana sotto il livello di impatto, di caduta libera, di dozzine di testimonianze sulle esplosioni, del fatto miracoloso che due aerei siano riusciti a far crollare tre grattacieli nello stesso giorno, ecc. ecc. Poi è arrivato il momento più delicato, quando gli ho detto: "I vostri fratelli non sono morti fra le macerie per semplice sfortuna. Sono morti perché ce li hanno mandati, a morire. Li hanno mandati lì dentro, pur sapendo che poco dopo le torri sarebbero crollate. Avevano bisogno di martiri, per scatenare l'indignazione popolare e andare a fare la guerra in Afghanistan".

Loro mi guardavano stupefatti. Uno era rimasto letteralmente con la bocca aperta e il cacciavite in mano. Non dev'essere facile, per gente che è abituata a rischiare la vita per gli altri, sentirsi dire che qualcuno li ha ammazzati apposta per farsi i propri porci comodi.

Hanno finito il lavoro in silenzio, senza più parlare. Poi, prima di andarsene, il comandante mi ha chiesto: "Ma scusate, com'è che noi di queste cose non ne sappiamo niente?"

Io una risposta l'avrei avuta, ma sarebbe stata troppo lunga e troppo complicata. Ho preferito regalargli una copia di Inganno Globale, dicendogli: "Guardate questo, passatevelo fra voi e decidete da soli quello che è successo. Poi se un giorno volete fare due chiacchiere, io sono sempre qui. Passate di qui quando volete, e ci beviamo un bel caffè."

"Lo faremo sicuramente" mi ha risposto il comandante, mentre scendevano silenziosi le scale.

Massimo Mazzucco