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A cosa e' che non credi?Se la "realta' che ci circonda, il Tutto cosmico, il Tutto esistenziale, fossero infiniti, vi sarebbero, di cosneguenza, infiniti modi per descriverlo e infinite configurazioni temporali e atemporali:
credo che fondamentalmente sia questo lo scopo di "dichiarare l'infinito", e cioe' quello di non dover (poter soprattutto) dare spiegazioni puntuali... specifiche... ;-)
Potrei sembrare polemico dicendo cio', ma non lo sono affatto:
E' un risultato, molto molto approssimativo, ma e' pur sempre un risultato ... :-) non porta a nessuna conclusione, ma si apre ad una infinita' di esse.. mica poco, esserne consci!!! :-)
Capisco cosa intendi.Per capirci. Non è che la continua e infinita reiterazione del medesimo necessiti di infinite definizioni. Che ci sia un numero infinito di giorni, sempre di 'giorni' stiamo parlando...
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mc ha scritto: pk89
E' piu' polemica la tua richiesta di evitare provocazioni, della mia battuta su un commento DECISAMENTE FUORI TOPIC.
Poi, per quanto mi riguarda, "parlare di dio, o di divinita'" in termini seriosi o, appena, semplicemente, con cognizione di causa insulta la mia intelligenza e ha una azione provocatoria nei miei confronti.
Siam pari.
Dio e' un discorso assolutamente noiosamente ridicolo: non e' colpa mia... Sarebbe colpa mia se non lo sottolineassi quando necessario... ad esempio quando viene fuori in una discussione sul Tempo.
Aahah... scusa ma questo proprio non posso non discuterlo:
si parlava di dio in termini concettuali solo perche' c'e' la fede di mezzo, altrimenti nessuno si sognerebbe di teorizzare siffatte improponibili soluzioni filosofiche da asilo nido.
Please.
Si stava andando benissimo con il piu' indicato "concetto di infinito" o "concetto di Tutto" senza scadere nelle fideistiche credenze tribali.
Un consiglio: non vedere polemiche dove non ci sono perche' potresti innescarne una. Nulla di grave: capita a tutti.
La smetto qui. Ti prego di non aggiungere altro.
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Il concetto filosofico che e' accennato nel pensiero (il "Tutto cosmico" etc.) non e' manco lontanamente assimilabile all'"insieme dei numeri naturali". E non confondiamo l'inifinita quantita' di semplici cifre (che sono concetti immutabili nella loro natura, azzarderei "monodimensionali") con una infinita quantita' di eventi-esistenze che interagiscono a creare quel Tutto (teoricamente, anche multidimensionali...).
L'approssimazione matematica negli insiemi e' la parte piu' irrilevante delle implicazioni del concetto di infinito, perche' e' del tutto relativo alle cifre (convenzionali).
Nell'accezione filosofica, almeno per come lo intendo io, il Tutto e' relativo al Tutto stesso: in questo contesto le implicazioni diventano un infinito all'ennesima potenza, il tutto filosoficamente parlando, perche' non si stanno trattando semplici e convenzionali cifre lineari, ma entita' piu' complesse, che complicano il tutto.
Capisco cosa intendi.
Se si parlasse di un unico infinito relativo avresti ragione, ma l'infinito filosofico e' l'nfinito dell'infinito, perche' e' una "artificiosita'" che non prevede ne' la ciclicita' a cui fai riferimento per inidicare una ripetizione (e con "non la prevede" intendo che nella definizione non esiste nessun vincolo che tenda a tale implicazione) e ne' la relativita' vincolante a cui fai riferimento descrivendo gli "insiemi", ma solo una infinita concatenazione di complessi infiniti.
Prego di notare quanto questo ammasso "Tuttosmico" sia nella maniera piu' assoluta indefinito e per, definizione, indefinibile: implicazione che lo pone agli antipodi rispetto al concetto nel quale notavi, nei numeri naturali, una sorta di auto-dimensionamento del tutto finito (in termini filosofici).
Spero di aver chiarito il discorso sulle relativita' del concetto di infinito, e di come ci si proponga di superare questo vincolo, operando nel filosofico.
Al fatto che un universo infinito all'ennesima potenza necessiti di infinite definizioni.A cosa e' che non credi?
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MI sembra di non aver fatto altro, sino adesso, ad esser sinceri... ahahah...Mc... allora dovresti chiarire in che modo dovrebbero esserci differenza tra le accezioni che vuoi attribuire, perché a me pare che tu continui ad usarli in termini fisico matematici.
No... spaventato... no... ma va...!Non ti sarai spaventato dal fatto che una cosa possa essere filosoficamente finita/limitata pur essendo fisicamente infinita ?
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mc ha scritto: Poi, per quanto mi riguarda, "parlare di dio, o di divinita'" in termini seriosi o, appena, semplicemente, con cognizione di causa insulta la mia intelligenza e ha una azione provocatoria nei miei confronti.
Un consiglio: non vedere polemiche dove non ci sono perche' potresti innescarne una.
...Dio e' un discorso assolutamente noiosamente ridicolo...
...si parlava di dio in termini concettuali solo perche' c'e' la fede di mezzo, altrimenti nessuno si sognerebbe di teorizzare siffatte improponibili soluzioni filosofiche da asilo nido.
...Si stava andando benissimo con il piu' indicato "concetto di infinito" o "concetto di Tutto" senza scadere nelle fideistiche credenze tribali.
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MI sembra di non aver fatto altro, sino adesso, ad esser sinceri... ahahah...Mc... allora dovresti chiarire in che modo dovrebbero esserci differenza tra le accezioni che vuoi attribuire, perché a me pare che tu continui ad usarli in termini fisico matematici.
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Ottima risposta multidimensionale.Beh... Lo so
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Quando uno accusa gli altri di fare discorsi "noiosamente ridicoli", e parla di "improponibili soluzioni filosofiche da asilo nido" non sta "argomentando a dovere", sta chiaramente provocando, con l'intento di far deragliare la discussione.Dato che ho espresso solo opinioni e lo argomentate a dovere,
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mc ha scritto: Massimo:
Non mi frega un cazzo di discutere di siffatte cosucole divine: era solo una battuta.
Chiarito con PK
Pk:
... chiarito
mc
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P.K.89 ha scritto: Alla base di ogni nostra percezione, del modo stesso in cui ci sentiamo vivi e definiamo la realtà, c'è la dimensione tempo.
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Permettimi di dissentire:In soldoni, il sapere esatto, fa sempre a cazzotti con il sapere assoluto. Non viceversa. Qui, a LC, ne abbiamo un pittoresco esempio nel CICAP. Sono ormai anni che si occupa di 11/9.
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Ah sì! giusto, dicevamo del circo: compresi quindi anche quegli errori psicologici (ben sostenuti dalla propaganda) che chiamano religione o scienza. Due facce della stessa medaglia.
Zichichi dice:Non poteva non manifestarsi nella realtà una condizione che tenesse le energie in equilibrio nell’armonia universale. In sostanza il tempo è la condizione che scaturisce da ciò; e non può essere una misura in sé; ma è una condizione che si adegua tra le forze in gioco. Un'armonia che non può essere generata dal caso, in una realtà le cui energie, che generano la materia, non possono non avere una fonte.
Negare l'esistenza di Dio però equivale a dire che non esiste l'autore della logica rigorosa che regge il mondo
In questo ho una versione completamente differente.- La luce stessa può essere deviata da altre forze e il tempo deve sottostare all'interazione di ogni energia.
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qilicado ha scritto: Provo a ricucire gli strappi.
Inizierei proponendovi l'etimologia di "percezione" e l'etimologia di "dimensione".
www.etimo.it/?term=percezione
www.etimo.it/?term=dimensione
P.K.89 ha scritto: Alla base di ogni nostra percezione, del modo stesso in cui ci sentiamo vivi e definiamo la realtà, c'è la dimensione tempo.
Il tuo esordio denuncia inconsciamente una forma di colonizzazione mentale, che un pò tutti sentono. Ovvero, l'ingerenza della scienza sulla vita.
La misurazione e il controllo sono le garanzie, che la scienza vanta, per garantire l'esattezza delle proprie teorie. E quando qualcosa non può essere misurata e controllata, la scienza la rigetta nel rimosso, oppure la riduce alla sua misura e al suo controllo.
E' già evidente che queste due dinamiche, non sono riferibili esclusivamente alla scienza. Non sono eticamente neutre. Sono presenti in forme diverse in altri ambiti, come quello psichico e quello sociale.
L'etimo è molto chiaro: la percezione si apprende. Compresa la percezione del tempo.
Quando si parla del tempo come di una dimensione, siamo entrati nella dinamica di controllare per misurare.
Perché è proprio quando si smette di controllare e misurare, cominciano i primi contratti con il sapere assoluto, dio. Le dimensioni sociali con le loro separazioni, cominciano a sgretolarsi producendo un processo di disadattamento.
In soldoni, il sapere esatto, fa sempre a cazzotti con il sapere assoluto. Non viceversa. Qui, a LC, ne abbiamo un pittoresco esempio nel CICAP. Sono ormai anni che si occupa di 11/9. E sono anni che piscia continuamente fuori dal vaso.
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qilicado ha scritto: @ P.K.89
Non interpretare il mio intervento come una critica. Faccio soltanto archeologia della psiche. Siamo un po tutti, in fondo, vittime della storia.
Per chiarire quanto ho scritto. Quando si parla di tempo in termini di percezione, bisogna ricordare che è qualcosa che abbiamo appreso. Mentre, quando si parla di tempo come una quarta dimensione, si compie un ulteriore passaggio, che implica il controllo e la misurazione.
Tutto qui, per me. Ma ci sarebbe tante altre cose da dire sul tempo.
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Anteater ha scritto: www.scienzainrete.it/contenuto/articolo/...iti-e-galileohttp://
www.progettoatlanticus.net/2015/09/il-problema-del-tempo.html
Gesuiti...Galileo...Einstein...altre interessanti riflessioni sul tempo...
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In realta', sono abbastanza scoglionato di questa disparita' di trattamento.Visto che c'è stato un chiarimento (sia sempre benvenuto) MC può continuare nella discussione.
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