Re: I PANZONI

Inviato da  PikeBishop il 30/5/2009 10:52:57
Vorrei pero' far notare un vecchio POST dal blog di Pausania, tanto per tenere sempre in mente di chi si sta parlando, non personalmente gli sbirri uno per uno (alcuni fanno pure un lavoro utile), ma il concetto in generale (il grassetto e' mio):

Citazione:
[...]E l'immaginario collettivo divide il mondo in guardie e ladri. Il ladro scappa e la guardia insegue. La guardia acchiappa e punisce, il ladro viene preso e restituisce il maltolto. Questo è quello che deve succedere, nell'immaginario delle persone. Questa è la teoria. Ma la pratica è diversa. Nell'esperienza delle persone i ladri non scappano, la polizia non li insegue e nessuno viene punito. Questo ce lo dicono anche le statistiche, non è certo un'invenzione degli xenofobi. In Italia il crimine paga, anche quello di strada. La situazione è dunque quella di una teoria che non regge alla prova sperimentale, o meglio l'esperienza non conferma la teoria. La logica ovviamente impone, quando la teoria non viene confermata dal dato sperimentale, di modificare la teoria; ma questo è molto difficile. Modificare la propria teoria, cioè la propria visione del mondo, è infinitamente più difficile che ignorare quello che la nostra esperienza ci dice. Ed è proprio questo il caso. La teoria della ggente è che la guardia insegue il ladro. E' ovvio che sia così. Qualsiasi persona di buon senso non ha alcun bisogno di dimostrare una verità tanto palese. Lo insegnano fin da bambini a scuola, nelle lezioni di educazione civica; lo si vede in tutti i film e telefilm, che la guardia insegue il ladro. E' così che deve funzionare, accidenti! E' ovvio! E allora cosa sta succedendo se dove vado io i ladri non scappano e la polizia non li insegue? Perché no? Cosa c'è che non va? Ma è ovvio! Vuol dire che non ci sono abbastanza poliziotti, vuol dire che non ci sono leggi abbastanza severe, vuol dire che questi se ne fregano della polizia, e allora mandiamoli via, tutti! Tutti! Perché la guardia insegue il ladro. La guardia insegue il ladro. La guardia insegue il ladro. La guardia insegue il ladro, vero? Però sono appena venuti a rubare in casa mia, chiamo i Carabinieri e questi per poco non si mettono a ridere. Ridono, ma io potevo anche rimanerci. Vedo gli spacciatori davanti alla stazione, come li vedo io li vedrà anche la Polizia, perché non vanno lì a fermarli? Anni e anni di educazione civica e televisione hanno istruito il cittadino a negare qualsiasi dato sperimentale che non si adatti alla teoria della “guardia che insegue il ladro”. E' questo un concetto talmente radicato nella mente del cittadino che nessuna realtà lo scuote. E' inutile tacciare di xenofobia chi, invece, è semplicemente vittima del processo di rimozione inculcato dall'educazione. Perché quando il “razzista” si incazza e grida perché la polizia se la prende con i cittadini onesti e lascia stare i delinquenti, ha ragione. Solo che il “razzista” non ne trae la conclusione che volontariamente la polizia, cioè lo Stato, persegue gli onesti e lascia in pace i delinquenti, ma – forzato da anni di educazione a carico dello Stato – chiede che ci sia più polizia, cioè più Stato. Bisogna invece prendere atto, tutti quanti, che le guardie non inseguono i ladri. Le guardie se ne fottono dei ladri. Le guardie sono lì per controllare noi, non i ladri. Bisogna ritornare ai tempi in cui i cittadini erano contadini ignoranti e analfabeti, e sapevano che la guardia era lì per loro. Dobbiamo re-imparare da principio la funzione della polizia. La polizia è il monopolio della violenza esercitato dallo Stato per perpetuare sé stesso. La polizia serve a reprimere ogni moto e tendenza che possa incrinare il potere. La criminalità non mette in discussione lo Stato ed il potere. Sono i cittadini a farlo. Sono i cittadini che, smettendo di offrire un consenso non informato al loro stesso sfruttamento, possono mettere in discussione lo Stato. Sono i lavoratori, gli operai, le cassiere, gli artigiani, gli imprenditori (quelli veri, non quelli che campano di sussidi statali) a poter mettere in discussione lo Stato. E sono loro a dover essere controllati attraverso la polizia, che svolge questo ruolo coerentemente. Lo Stato non perseguiterà mai il criminale, perché esso è troppo utile allo Stato stesso: grazie al criminale il cittadino invoca più polizia e più Stato, chiede di mettere le telecamere in città, chiede arresti facili, chiede poteri di polizia anche per i netturbini. Grazie al criminale, il cittadino scava da solo la fossa della propria libertà. Se davvero esistesse qualcosa come la “sinistra”, quella di tanto tempo fa, quella che scriveva i giornali per gli operai, quella che non era ancora entrata in Parlamento, non andrebbe ad insultare chi chiede di non avere spacciatori sotto casa. Andrebbe da queste persone e cercherebbe di spiegargli che il problema non è lo spacciatore, ma il poliziotto, lo Stato tanto invocato e che invece esiste solo per sfruttarlo. Ad esempio gli spiegherebbe che lo spacciatore esiste non per caso, ma perché lo Stato italiano, attraverso la legislazione sulla droga, garantisce alla mafia il monopolio indisturbato sulla droga, proteggendola da ogni possibile crisi economica e lasciandola libera di inondare il mercato con veleno preso chissà dove. Ma trovate un solo uomo di sinistra che abbia il coraggio di affermare una semplice banalità come questa. All'inizio del secolo girava per l'Italia un calzolaio di nome Malatesta. Era un anarchico, e fu per molto tempo il rivoluzionario più amato dal popolo. Era un anarchico e odiava lo Stato e la polizia. Non odiava i poliziotti, odiava l'istituto poliziesco in quanto espressione della violenza dello Stato. Le madri dei ragazzi proletari lo amavano. Perché? Perché dove andava lui, la criminalità spariva, i ragazzi allo sbando smettevano di delinquere, di bere ed ubriacarsi. Malatesta non andava nei salotti buoni a dire che la criminalità era una fissazione di gente che odiava il proletariato: lui andava dai delinquenti e li faceva smettere. Invece oggi abbiamo una “sinistra” che è divenuta statalista in blocco, che vive di Stato, che pare non poter vivere senza Stato. Una sinistra che rivendica con forza la presenza dello Stato, una sinistra del tutto uguale al fascismo storico, quello vero, che imponeva la cultura di Stato, il manganello di Stato e la protezione di Stato. Finché questa sinistra continuerà ad invocare e chiedere e domandare sempre più Stato, non avrà nessuna credibilità quando andrà a tacciare questo e quello di essere “razzisti” e “xenofobi”.

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