La questione degli "originali"

Contrasto e luminosità sono valori che si
possono considerare solo in termini relativi.


Questa è un'immagine tratta dal catalogo Gateway to Astronaut Photography.



Si tratta di una riduzione scalare, fatta da me per poterla avere sempre sott'occhio, visto che
l'originale (ISD_highres_AS12_AS12-46-6807.JPG) è di ben 4400 x 4600 pix, per oltre 2 MB.

Osservando un dettaglio del cielo (sotto), ritagliato direttamente dall'originale (1:1), si vede come si tratti di una "stampa" - o comunque di una "versione" della foto - a contrasto relativamente basso.



I neri non sono affatto saturi (pitch black, come dovrebbero essere), e la mancanza di saturazione viene compensata elettronicamente da "rumore" di colore bluastro (guardare nel nero in alto a sx, non nell'alone di luce a dx, che è provocato dal diaframma). Quello dei neri è uno dei pochi parametri di riferimento assoluti per giudicare il contrasto e la luminosità delle fotografie, ed infatti la stessa foto (sotto), con i contrasti aumentati adeguatamente (da me), risulta molto più verosimile. Quella sopra appare "slavata", in confronto.

 

Questo è molto più vicino al nero "pitch black" che ci si aspetta da un cielo privo di atmosfera come quello lunare.

Peccato che portando i contrasti più vicino a quello che appare il "giusto", la foto nel suo complesso risulti così:



Come vedete quindi, siamo tormati da capo a quindici. Io la differenza di illuminazione la vedevo già nell'originale sopra, voi probabilmente la notate solo ora. Ma la foto originale, nel senso di negativo (o dia) è la stessa.

Ed è quella che avevo già usato, in questa pagina, per mostrare i dislivelli di illuminazione che riporto anche sotto, più grossolanamente, negli ovali.



Quando invece una foto è illuminata dal sole, questo non succede: che tu aumenti o diminuisca la luminosità, il contrasto, oppure tutti e due, IL TERRENO SI COMPORTA SEMPRE IN MODO UNIFORME su tutta la superficie dell'immagine.

Questo è quello che intendevo per analizzare i valori RELATIVI all'interno di ciascuna foto. Esasperarli, per chi ha l'occhio meno abituato, o guardarli semplicemente, a qualunque livello di contrasto, per chi ce l'ha più abituato, serve per vedere se l'illuminazione è stata uniforme o meno.



Nel frattempo, grazie all'alta definizione dell'immagine originale, ho anche fatto una scoperta che mi conferma quello che già sospettavo: le fonti di illuminazione, in questa foto, sono due, e non una.

Provate a prolungare verso sinistra, fuori campo, l'ombra dell'astronauta, e quella dei sassi in PP, in modo da immaginare più o meno dove stia la sorgente di luce (trattandosi di Apollo 12, sappiamo che l'inclinazione solare era - mi pare - fra i 15 e i 20 gradi al massimo. Ma qui è soprattutto l'angolazione che ci interessa).



Ora guardate bene l'ombra proiettata sull'ombrello dall'antenna (il palo centrale) di questo "trasmettitore" (o qualunque cosa sia)...



... e prolungate idealmente anche la linea che congiunge l'ombra all'antenna, verso la SUA sorgente luminosa: rispetto ad una ideale linea trasversale "A" (sotto), la proiezione dell'ombra dell'antenna "viene verso di noi", mentre quella dell'ombra dell'astronauta si allontana chiaramemtre da noi.







In altre parole, anche se il grafico è molto approssimativo, vi sembra che le due rette vadano ad incontrarsi nello stesso punto lontano, "all'infinito", o che convergano piuttosto su un punto distante al massimo qualche decina di metri dal bordo sinistro dell'inquadratura?