Re: Il rifiuto dell’autorità

Inviato da  Bambooboy il 27/3/2007 22:53:50
#15
aggiungo anzi che spesso sono proprio le interazioni non "liberamente scelte" che rivestono una significatività elevata, se non per altro perché ci costringono a confrontarci con situazioni ed aspetti della realtà e del nostro prossimo (e di noi stessi, naturalmente) che per mille motivi, compresa la paura o la semplice incapacità di coglierne gli aspetti costruttivi per noi, eviteremmo con cura.


se non scelgo liberamente:

- sto ubbidendo
oppure
- sono coercizzato.

e questa sarebbe l'interazione di significatività elevata????

Re: Il rifiuto dell’autorità

Inviato da  florizel il 27/3/2007 23:21:29
Citazione:
Se crede, può riformularmela.

Quindi, dal momento che TUTTA la nostra vita è una sequela di cose non scelte, se ne dedurrebbe che il confronto con esse sarebbe significativo. Potresti spiegare di COSA?
Citazione:
Per quanto riguarda il rifiuto dell'autorità è una mia (mia = soggettiva) valutazione.

Questo s'era capito.
Citazione:
nelle intenzioni l'ironia servirebbe ad alleggerire il tono di discussioni 'ponderose' e a stemperare gli eccessi di coinvolgimento emotivo nell'argomento.

Rispondo con un'espressione di indubbio significato simbolico: "azz"...
Se non riesce a coglierne il simbolismo immanente Le faccio il disegnino.
Citazione:
Intanto le scale di valori, COME QUALUNQUE ALTRA COSA CHE SIA IL RISULTATO DI VALUTAZIONI UMANE, sono SOGGETTIVE.

Peccato che siano altrettanto collettivamente imposte, anche quando "soggettivamente" se ne dà una valutazione negativa.
Citazione:
La valutazione della ‘qualità’ di QUALUNQUE COSA sottintende un confronto rispetto ad un ‘valore di riferimento’ e implica la possibilità di un esito ‘inferiore’, ‘pari’ o ‘superiore’. Ci siamo?

No. Il valore di riferimento è altrettanto valutabile soggettivamente, e non oggettivamente.
Quindi...anche il resto del Suo post va simbolicamente a farsi una passeggiata.

Re: Il rifiuto dell’autorità

Inviato da  Paxtibi il 27/3/2007 23:24:40
Manco da un po'... ma questo cos'è, l'angolo del buonumore?

Re: Il rifiuto dell’autorità

Inviato da  florizel il 27/3/2007 23:29:15
ma questo cos'è, l'angolo del buonumore?

Credo sia un corso accellerato di decriptazione semantico-linguistica di concetti in verità facilmente intuibili, se privati degli orpelli atti a renderli interessanti.
Roba da far impallidire i nostri politici.

Re: Il rifiuto dell’autorità

Inviato da  carloooooo il 27/3/2007 23:33:41
Citazione:
Credo sia un corso accellerato di decriptazione semantico-linguistica


Giusto. Il titolo del thread è talmente accattivante che mi secca assai non capirci un cazzo.


Carlo

Re: Il rifiuto dell’autorità

Inviato da  nichilista il 27/3/2007 23:42:44
pure io arranco nella comprensione.
per provare a vedere se ho inteso qualcosa, riuscendo magari utile persino a qualcuno cerco di fare una perifrasi dell'ultimo post di prealbe #30( che se non sbaglio ci sta psicanalizzando via internet ) sul concetto che lega la formazione di una scala di valori e la differenziazione(verticale) tra individui con il potere, prendendo spunto da un mio vecchio post a tal riguardo ( cazzo mi sto autocitando e mi fa schifo l'idea)


il Potere non è altro che la libertà nella sua forma infinita. quando appunto non esistono vincoli anche minimi ad essa. almeno in particolari contesti.

esso si esprime quando esiste una differenza di potenziale tra A e B.sotto questo punto di vista esso non apprtiene solo a tutto al genere umano, o solo ad alcune categorie di esso("i malvagi"), ma è connaturato a tutto il creato.
perchè il potere non esista bisognerebbe eliminare questo iato, questo scalino.traduzione bisognerebbe divenire tutti uguali.
ma ciò è impossibile, perchè anche per condizioni naturali o per limitazioni esogene ( vedi mancanza di informazione, nascita favorevole, casualità ecc...) ciò ci è precluso. e direi fortunatamente.
anche la creatività , in quanto liberazione dai limiti del convenzionale è potere. quindi capacità di elevarsi dalla massa. ma ciò non gli fa acquisire alcun connotato etico positivo o negativo.
quindi, il potere esiste e basta. e ha come conseguenza la formazione di elitte che lo concentrano in se (per merito o fortuna appunto).
come questo venga usato è un altro discorso sempre interessante



è corretto professore ?

p.s. non sono un grosso amante delle aule universitarie sa dotto'? e nemmeno dei lettini di plastichina negli studi

Re: Il rifiuto dell’autorità

Inviato da  prealbe il 28/3/2007 0:01:22
Ciao, Nichilista.

Il problema é molto più semplice.

Ed é che la discussione non dovrebbe ridursi al 'dizionario'. Solo che IO do per scontato che se parliamo di 'qualità' c'entra anche una 'scala di valori' (se no la 'qualità' COME si può valutare?) e altri non colgono il nesso. Come se ne esce se non appellandosi alla lingua italiana? Io non ho trovato altre strade.
Per il resto, preferirei anch'io superare questo livello.


Prealbe

Re: Il rifiuto dell’autorità

Inviato da  Pausania il 28/3/2007 0:06:26
Paxtibi Citazione:
Manco da un po'... ma questo cos'è, l'angolo del buonumore?

Ciao Pax...

No, non è l'angolo del buonumore, altrimenti avrei le mutande gialle di urina a causa del gran ridere.

Invece è l'angolo dove un utente sta cercando - riuscendoci - di attirare l'attenzione degli altri utenti dicendo nulla, ma dicendolo con molta convinzione.

Peraltro sta pure violando l'unico straccio di regola che esiste in questo sito, e naturalmente sta provocando dal primo post in qua.

Perché? Perché ultimamente si usa così da queste parti: defecare idiozie e impiastricciare le discussioni. Motivo? Non lo so.

Ma se ti garba puoi unirti anche tu all'allegra compagnia.

Re: Il rifiuto dell’autorità

Inviato da  nichilista il 28/3/2007 0:19:44
beh, allora ho davvero perso il filo del dscorso.

ho meglio: dove vogliamo andare a parare?

quale sarebbe il succo del dibattere ?

se esiste un rifiuto ormai per l'autorità? di che cos'è il potere? lse 'autorità è una necessità? se non lo è ? se stiamo vivendo un tracollo dei valori?dell'oggetività del reale? del solipsismo? di cosa parliamo?

perchè anche io comincio a risentire di una sorta di vacuità di contenuti del thread.

sarà il limite di essere cresciuto a favole con un morale a fine racconto , ma qui non trovo manco il plot narrativo

Re: Il rifiuto dell’autorità

Inviato da  Paxtibi il 28/3/2007 0:29:27
Perché ultimamente si usa così da queste parti: defecare idiozie e impiastricciare le discussioni. Motivo? Non lo so.

In effetti sarebbe meglio smetterla di fare tante discussioni che non portano a nulla se non allo scazzo reciproco e ricominciare a fare informazione, che mi pare latiti ultimamente.

Un thread come questo è assolutamente inutile, tanto più che il tema è già dibattuto a sufficienza altrove, Prealbe poteva postare le sue considerazioni lì.

Re: Il rifiuto dell’autorità

Inviato da  fiammifero il 28/3/2007 10:51:15
Citazione:
quale sarebbe il succo del dibattere ?

Mi è venuto in mente,la fase in cui il bambino incomincia a dire "io" di se stesso, la fase del no" .Il bambino mostra una sorta di ostentazione, un rifiuto. "Voglio" e soprattutto "Non voglio" diventano frasi molto usate e il bambino diventa cosciente per la prima volta del contrasto tra io e mondo.
Il crescente rifiuto dell'autorità è visto da alcuni, (quelli che sono più indottrinati) come la paura di crescere, di esprimere la propria individualità,di assumersi responsabilità ,mentre per l'autorità è la perdita del dominio,tant'è che è in atto una riscoperta dei "valori" ,proprio quelli su cui hanno sempre contato (patria-famiglia-senso dello stato) e sfruttato per pretesti vari.
Prealbe è in bilico,tutto qui ma prima o poi dovrà scegliere

Re: Il rifiuto dell’autorità

Inviato da  franco8 il 28/3/2007 13:16:13
Continuo a non capire anche se va un po' meglio di prima.

Prendiamo questo:

Citazione:

Il motivo, forse, è implicito al concetto di ‘qualità’ e mi sembrerebbe una nozione base di dizionario (e anche di logica, se vogliamo). In che modo? Vediamo.

Vediamo
Citazione:

La valutazione della ‘qualità’ di QUALUNQUE COSA sottintende un confronto rispetto ad un ‘valore di riferimento’ e implica la possibilità di un esito ‘inferiore’, ‘pari’ o ‘superiore’.
Ci siamo? Benone.

No. Non ci siamo affatto. E' una generalizzazione non valida. Il fatto che si possa stabilire un "inferiore" "pari" o "superiore" vale solo in alcuni casi.
Qualità: colore. "rosso" è superiore/inferiore a "viola" o a "giallo" ?

Dovresti tradurre la scala "qualitativa" in una scala "ordinata"...
A volte lo puoi fare, o in altri casi particolare, per esempio, puoi tradurre il tutto in un numero, altre volte puoi tradurre in un insieme di più parametri, più variabili... Tra (x=5,y=7,z=2) e (x=2,y=5,z=7) chi è superiore ?

Risulta COMPRENSIBILE come ci si affeziona a certi preconcetti...

Mi sa che c'è un epidemia di "sbarellamento"...

(mi manca una qualche considerazione sul "MA REALISTICAMENTE..." )

Re: Il rifiuto dell’autorità

Inviato da  fiammifero il 28/3/2007 14:19:24
Citazione:
Dovresti tradurre la scala "qualitativa" in una scala "ordinata"...


per chi?
per me è : io,io,io,io ,voglio,voglio,voglio,fortissimamento voglio,ed ancora non voglio,non voglio,non voglio fortissimamente non voglio ,come la mettiamo se tutti la pensano così?
Il menù è così servito: Dio,Patria,Famiglia,Onore,Doveri,Ubbidienza,Delegare

Re: Il rifiuto dell’autorità

Inviato da  orkid il 28/3/2007 19:12:34
Sulla disquisizione della realta oggettiva / soggettiva della "Qualità"

Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta

DISCLAMER: Questo link contiene post e parole filosoficamente "impressionanti". Si prega di non cliccare se non si è di stomaco forte.


Re: Il rifiuto dell’autorità

Inviato da  prealbe il 28/3/2007 23:01:52
Riproviamo. A volte la perseveranza paga.

Allora, si dice:Citazione:
Non ci siamo affatto. E' una generalizzazione non valida. Il fatto che si possa stabilire un "inferiore" "pari" o "superiore" vale solo in alcuni casi.
Qualità: colore. "rosso" è superiore/inferiore a "viola" o a "giallo" ?
ed è una osservazione a prima vista ineccepibile.

In effetti quanto dicevo vale solo in alcuni casi: quali?

Vediamo un attimo Wikipedia:
“In generale, la misura della qualità indica una misura delle caratteristiche o delle proprietà di una entità (una persona, un prodotto, un processo in senso lato) in confronto a quanto ci si attende da tale entità, in un determinato impiego.
L'uso che si intende fare del soggetto è importante, poiché la valutazione della qualità varia a seconda dell'utilizzo. Per esempio, una persona può essere un ottimo scrittore, ma avere una valutazione molto bassa come atleta. Allo stesso modo, un gruppo di dati può avere un'alta qualità quando usati come informazione generica, divulgativa, ma una bassa qualità per un utilizzo di alta precisione.
Per questi motivi, il concetto di qualità è applicabile in quasi tutti i campi dello scibile, ogni volta che un oggetto, una persona o altro, viene confrontato con quello che ci si attende da lui.”

Quindi, se la qualità che si prende in esame non è inquadrata nell’ottica di un impiego, di un utilizzo, la sua valutazione diventa impossibile e tanti saluti alla ‘scala di valori’.
Un po’ come se considero un apparecchio che non so a cosa serva non sono in grado di dire se funzioni oppure no. Devo conoscerne il fine, altrimenti nisba.

Però qui NON si sta parlando di individui in assoluto ma nell’ottica della loro partecipazione ad una società, che è ‘l'insieme organizzato da individui che si relazionano congiuntamente per costituire un gruppo o una comunità e condividono comportamenti e fini.’ La società ha quindi dei fini, per raggiungere i quali dovranno essere svolte delle attività dai suoi membri. Nello svolgimento di tali attività, più o meno complesse (scala di valori), gli individui si dimostreranno più o meno capaci (altra scala di valori) sulla base delle loro qualità.

Se ne deduce quindi che le qualità considerate sono quelle coinvolte nel perseguimento dei fini della società e non altre (come, non so, il colore degli occhi oppure la lunghezza del femore oppure il numero di capelli moltiplicato per la superficie delle orecchie ) che non lo sono e la cui valutazione, ai fini della collocazione nella piramide sociale, è superflua e quindi non interessa.

Mò é più chiaro?


Prealbe

Re: Il rifiuto dell’autorità

Inviato da  fiammifero il 28/3/2007 23:10:50
Citazione:
Mò é più chiaro?


Fini della società ?

Re: Il rifiuto dell’autorità

Inviato da  Kirbmarc il 28/3/2007 23:10:55
Citazione:
Se ne deduce quindi che le qualità considerate sono quelle coinvolte nel perseguimento dei fini della società

Ovvero? E quali sono i "fini della società"?
Siamo specifici,please.

Re: Il rifiuto dell’autorità

Inviato da  NERONE il 28/3/2007 23:11:54
partecipazione ad una società, che è ‘l'insieme organizzato da individui che si relazionano congiuntamente per costituire un gruppo o una comunità e condividono comportamenti e fini.’


E se questo -insieme di individui- si frammenta e forma piu' insiemi di individui, ognuno convinto di relazionarsi nell'intento di perseguire non i fini della societa' ma i fini di come si vorrebbe fosse la societa'?

Chi stabilisce quali sono i fini della societa' atteso che la
società, è ‘l'insieme organizzato da individui che si relazionano congiuntamente per costituire un gruppo o una comunità e condividono comportamenti e fini.’

Sembra una domanda contorta, ma non lo è.

Re: Il rifiuto dell’autorità

Inviato da  prealbe il 29/3/2007 0:11:35
Ok. Adesso la questione sono i ‘fini’ della società.

Citazione:
Fini della società ?
Premesso che la definizione di ‘società’ che ho riportato è da dizionario (cioè non è una mia illazione che la società persegua dei fini ) cerchiamo di definire la questione.

Citazione:
Chi stabilisce quali sono i fini della societa'
Io immagino che le diverse società esistite ed esistenti si siano formate all’origine per motivi legati sia alla socialità connaturata all’essere umano sia per motivi di reciproco vantaggio (sicurezza e cooperazione). Nello specifico mi sembra chiaro che le loro finalità si siano definite e sviluppate, in un modo particolare e più o meno distinto per ognuna di esse, tramite delle dinamiche sociali al proprio interno; non credo che nessuno, inteso come signor tal dei tali all’interno della società X, abbia ‘buttato giù’ la lista degli obiettivi della società stessa.

Citazione:
Ovvero? E quali sono i "fini della società"?
Siamo specifici,please.
I fini della società sono... quelli che sono. Non vuole essere una risposta stupida ; voglio dire che sono quelli che la società si è data e che differiscono da società a società: ognuna avrà i suoi.

Citazione:
E se questo -insieme di individui- si frammenta e forma piu' insiemi di individui, ognuno convinto di relazionarsi nell'intento di perseguire non i fini della societa' ma i fini di come si vorrebbe fosse la societa'?
Le società sono ovviamente organismi complessi e dinamici soggetti ai più diversi sviluppi: possono (e logicamente lo fanno e lo hanno fatto) modificare le proprie finalità oppure dividersi oppure attraversare mille altri fenomeni di trasformazione a piacere.


Prealbe

Re: Il rifiuto dell’autorità

Inviato da  franco8 il 29/3/2007 12:40:15
Citazione:

ed è una osservazione a prima vista ineccepibile.

beh!

Ma si dice anche "errare è umano, perseverare..."

1) primo punto:
Conveniamo,
Citazione:

Quindi, se la qualità che si prende in esame non è inquadrata nell’ottica di un impiego, di un utilizzo, la sua valutazione diventa impossibile e tanti saluti alla ‘scala di valori’.


Ma non vale il contrario. Cioè l'esistenza di "fini" non implica una "scala di valori". quindi siamo al punto di partenza.
Logicamente e pedantemente: Se A implica B, questo non vuol dire che non-A implica non-B.
Soprattutto non vuol dire affatto che, ammesso che esista questa "qualità di rispondenza al fine", la si possa misurare.
Non solo devi aspettarti qualcosa.. ma devi anche:
- ammettere che esista un unico modo per ottenere quel qualcosa o comunque di conoscerli tutti,
- esser capace di stabilire quanto si è "distanti" da quel qualcosa.

Esempio:

Non è esatto, quindi:
Citazione:

Ok. Adesso la questione sono i ‘fini’ della società.


...anche se risolvessi questa seconda questione, rimarrebbe sempre la prima.


2) seconda cosa:
hai preso una definizione di "qualità" che
risentente delle applicazioni di tipo "industriale- manageriale",
in cui è implicito il concetto di "rispondenza agli scopi di qualcuno"

tipo: "qualità di un prodotto" ecc.

....
Per questi motivi, il concetto di qualità è applicabile in quasi tutti i campi dello scibile, ogni volta che un oggetto, una persona o altro, viene confrontato con quello che ci si attende da lui.”

NOTA BENE il "quello che ci si attende da lui"
Chi attende cosa?
NOTA BENE: "in quasi tutti i campi"

Il punto è questo: qualcuno-qualcosa si deve aspettare qualcosa da te o da me?
Perché mai?!
Tu, che fini hai?!

3) Ma proviamo ad applicare il concetto di qualità alla "piramide sociale" di una qualunque società ... Non troviamo forse dei risultati ridicoli?
I parlamentari rispondono agli scopi della società?
Amministatori delegati di megaziende, ecc ecc.. "rispondono" agli scopi?
Beh sì.. ai propri scopi.

Re: Il rifiuto dell’autorità

Inviato da  prealbe il 29/3/2007 15:17:41
Franco8
Citazione:
Ma non vale il contrario. Cioè l'esistenza di "fini" non implica una "scala di valori". quindi siamo al punto di partenza.
Logicamente e pedantemente: Se A implica B, questo non vuol dire che non-A implica non-B.
Soprattutto non vuol dire affatto che, ammesso che esista questa "qualità di rispondenza al fine", la si possa misurare.
Non solo devi aspettarti qualcosa.. ma devi anche:
- ammettere che esista un unico modo per ottenere quel qualcosa o comunque di conoscerli tutti,
- esser capace di stabilire quanto si è "distanti" da quel qualcosa.


E’ una posizione filosofica, immagino.

Seriamente.

Facciamo attenzione! Se prescindiamo dal contesto è finita.

Siamo in un contesto UMANO. In tale contesto l’approssimazione è LA NORMA, così come le DECISIONI ARBITRARIE sulla base di DATI INCOMPLETI rilevati perdipiù SOGGETTIVAMENTE. Le nostre vite sono fatte, PRECISAMENTE E INCESSANTEMENTE, proprio di questo. OGNI SINGOLO SECONDO. Non per questo, mi pare, rinunciamo a viverle e ad agire.
Di più. Non è certamente che se non siamo sicuri “che esista un unico modo per ottenere qualcosa” oppure non “conosciamo tutti i modi per ottenerlo” oppure non sappiamo oggettivamente “quanto siamo ‘distanti’ da quel qualcosa” NON ESPRIMIAMO VALUTAZIONI (MISURAZIONI) in merito alla efficacia della modalità di perseguimento degli obiettivi.

Lo dico una volta per tutte (spero):
L’OGGETTIVITA’ E I PROCESSI SOCIALI UMANI NON HANNO NIENTE A CHE VEDERE TRA LORO. L’UOMO E’, SEMPRE E COMUNQUE, SOGGETTIVITA’. L’OGGETTIVITA’, AMMESSO CHE ESISTA, NON APPARTIENE ALLA SFERA UMANA. PUNTO E BASTA.

Se qualcuno dissente, dimostri il contrario, per cortesia. (Così prende il Nobel, tra l’altro. )

Ricordo ulteriormente che stiamo parlando di valutazione delle qualità dell’uomo in relazione agli scopi (fini) della società, non di misurazioni chimico-fisiche (che sono considerate probabilmente più ‘oggettive’ - ma anche lì se ne potrebbe discutere).

Poi:
Citazione:
hai preso una definizione di "qualità" che risente delle applicazioni di tipo "industriale- manageriale", in cui è implicito il concetto di "rispondenza agli scopi di qualcuno"
tipo: "qualità di un prodotto" ecc.

....
Per questi motivi, il concetto di qualità è applicabile in quasi tutti i campi dello scibile, ogni volta che un oggetto, una persona o altro, viene confrontato con quello che ci si attende da lui.”

NOTA BENE il "quello che ci si attende da lui"
Chi attende cosa?
NOTA BENE: "in quasi tutti i campi"
Il punto è questo: qualcuno-qualcosa si deve aspettare qualcosa da te o da me?
Perché mai?!
Tu, che fini hai?!


A me continua a sembrare che i miei due seguenti periodi (post #45) rispondano alle tue osservazioni:
Citazione:
Però qui NON si sta parlando di individui in assoluto ma nell’ottica della loro partecipazione ad una società, che è ‘l'insieme organizzato da individui che si relazionano congiuntamente per costituire un gruppo o una comunità e condividono comportamenti e fini.’ La società ha quindi dei fini, per raggiungere i quali dovranno essere svolte delle attività dai suoi membri. Nello svolgimento di tali attività, più o meno complesse (scala di valori), gli individui si dimostreranno più o meno capaci (altra scala di valori) sulla base delle loro qualità.

Se ne deduce quindi che le qualità considerate sono quelle coinvolte nel perseguimento dei fini della società e non altre (come, non so, il colore degli occhi oppure la lunghezza del femore oppure il numero di capelli moltiplicato per la superficie delle orecchie) che non lo sono e la cui valutazione, ai fini della collocazione nella piramide sociale, è superflua e quindi non interessa.

Se a te non sembra, spiegami perché.

Per quanto riguarda:
Citazione:
Ma proviamo ad applicare il concetto di qualità alla "piramide sociale" di una qualunque società ... Non troviamo forse dei risultati ridicoli?
I parlamentari rispondono agli scopi della società?
Amministatori delegati di megaziende, ecc ecc.. "rispondono" agli scopi?
Beh sì.. ai propri scopi.


Non sto mica portando ad esempio lo ‘status quo’; non è questo l’oggetto della discussione.

E comunque prendere lo ‘status quo’ come base per rifiutare il concetto stesso di autorità, di potere e di società non è, naturalmente, corretto.


Prealbe


P.S. C’è un contesto ‘sociale’ proprio sotto i nostri occhi in cui sussistono autorità, potere, scala di valori e piramide sociale; non mi pare che ciò scandalizzi nessuno dei membri. Dunque pare proprio che tali concetti siano più o meno indigesti secondo la condivisione o meno dei fini e della scala di valori proposta. Ma io questo lo so perfettamente e mi sembra assolutamente normale. Al limite mi stupisce che chi mi sta contestando su questi punti non si renda conto della propria contraddizione.

Re: Il rifiuto dell’autorità

Inviato da  franco8 il 29/3/2007 18:07:01
Citazione:

E’ una posizione filosofica, immagino.

e perché no?

Citazione:

Siamo in un contesto UMANO. In tale contesto l’approssimazione è LA NORMA

Mi pareva che l'approssimazione sia la norma comunque... Ma che cambia?!
Citazione:

...stiamo parlando di valutazione delle qualità dell’uomo in relazione agli scopi (fini) della società, non di misurazioni chimico-fisiche

Va bene ma... che cambia?
In ogni caso non hai chiarito quali sono 'sti fini...

E in ogni caso "valutazione delle qualità dell'uomo..." suona davvero molto male....

Citazione:

E comunque prendere lo ‘status quo’ come base per rifiutare il concetto stesso di autorità, di potere e di società non è, naturalmente, corretto.

Mi pare abbastanza "REALISTICO" però... (tanto per citarti)

Ma... un giardiniere è inferiore o superiore a un gelataio? e un birraio?

Re: Il rifiuto dell’autorità

Inviato da  prealbe il 29/3/2007 22:23:30
Dibattere mi piace, ma non sempre sempre allo stesso modo. Come sarà?

Franco8 Citazione:
Soprattutto non vuol dire affatto che, ammesso che esista questa "qualità di rispondenza al fine", la si possa misurare.
Non solo devi aspettarti qualcosa.. ma devi anche:
- ammettere che esista un unico modo per ottenere quel qualcosa o comunque di conoscerli tutti,
- esser capace di stabilire quanto si è "distanti" da quel qualcosa.

Citazione:
Mi pareva che l'approssimazione sia la norma comunque... Ma che cambia?!

Che cambia? Non lo so. Secondo te?

Franco8 Citazione:
E in ogni caso "valutazione delle qualità dell'uomo..." suona davvero molto male....

E’ proprio la mia consapevolezza che a moltissimi “suoni davvero molto male” (come l’idea di ‘autorità’) che mi ha spinto ad aprire questo 3D. La questione sarebbe ‘PERCHE’’ suoni tanto male visto che invece è un processo perfettamente logico in relazione al raggiungimento di obiettivi (Ricordi? La società è un ‘contesto finalizzato’ per definizione di dizionario. Io non c’entro. ).

Franco8 Citazione:
Ma... un giardiniere è inferiore o superiore a un gelataio? e un birraio?

Prealbe Citazione:
Se ne deduce quindi che le qualità considerate sono quelle coinvolte nel perseguimento dei fini della società e non altre (come, non so, il colore degli occhi oppure la lunghezza del femore oppure il numero di capelli moltiplicato per la superficie delle orecchie) che non lo sono e la cui valutazione, ai fini della collocazione nella piramide sociale, è superflua e quindi non interessa.

Se credi lo copio-incollo altre due tre volte. Però se secondo te ‘giardiniere’, ‘gelataio’ e ‘birraio’, anche dopo la terza lettura di quanto ho scritto, sono qualità dell’individuo che ti sembrano significative nel senso descritto, rinuncio serenamente ad insistere.

x Fiammifero Citazione:
Fini della società ?

Se hai dei dubbi che la società abbia delle finalità, mi puoi spiegare perché ce li hai? Secondo te che cos’è una società?


Prealbe

Re: Il rifiuto dell’autorità

Inviato da  fiammifero il 29/3/2007 22:51:43
Citazione:
Secondo te che cos’è una società?

Una convenzione,una parola sterile che non vuol dire nulla ma che raggruppa tante nullità nel suo insieme .
Per il potere invece è omologazione,statistica,riferimento semantico neutro,da manipolare a piacimento,come per le altre parole " stato e patria".
Gli uomini stanno insieme,però ognuno mira al proprio benessere e più si è più ci sono attriti ,quindi non ha senso dire quali sono i fini della società,io direi piuttosto quali sono i fini dei padroni ossia del potere,che se ne guarda bene di far parte della società
Non sò se sono stata chiara,per me stato e patria sono il posto dove più sto meglio,se mi serve qualche cosa mi rivolgo a tizio,caio e sempronio,non certo alla società,e viceversa per gli altri.

Re: Il rifiuto dell’autorità

Inviato da  Bambooboy il 29/3/2007 23:31:30
quotando dal post #51 di prealbe
Lo dico una volta per tutte (spero):
L’OGGETTIVITA’ E I PROCESSI SOCIALI UMANI NON HANNO NIENTE A CHE VEDERE TRA LORO. L’UOMO E’, SEMPRE E COMUNQUE, SOGGETTIVITA’. L’OGGETTIVITA’, AMMESSO CHE ESISTA, NON APPARTIENE ALLA SFERA UMANA. PUNTO E BASTA.

Se qualcuno dissente, dimostri il contrario, per cortesia. (Così prende il Nobel, tra l’altro. )

il fascismo, il nazismo, il gencidio, il razzismo, il comunismo, la violenza, il defraudare, il considerarsi superiori agli altri, l'imporre a discapito dell'altro, l'assassinare civili innocenti sganciando bombe dagli areoplani, ilmentire per proprio tornaconto, considerare e trattare lo straniero come un nemico solo perchè non ha i tuoi stessi documenti, ecco: tutti questi sono mali oggettivi e non soggettivi .
oggettivamente. punto. facile. semplice. lineare.
adesso dammi il nobel, please.

e per mettertela anche sul ridere, notato la contraddizioni in termini in quello che hai scritto? tutto e soggettivo...punto e basta!
ma va là!

questo trasudare 'superuomo', 'casta', 'supeiorità', 'stato','comandare', 'ubbidire', 'superiore', 'inferiore': beh, l'abbiamo già visto. e la storia ha già dato il suo giudizio.
'se avanzo seguitemi', e poi si è messo addosso il cappotto da tedesco e cercava di andarsene all'estero travestito da crucco. pppffffff!

Re: Il rifiuto dellautorità

Inviato da  NERONE il 30/3/2007 0:37:08
Mah! A me sembra che la societa' sia una forma di cooperazione e di partecipazione fra più individui accomunati da bisogni che essi non sono in grado di soddisfare individualmente.
Un insieme di uomini, ma non l'uomo. L'uomo resta sempre l'uomo.

L'essere umano ha una possibilita' che nessun altro essere vivente ha , ed è la voce, ossia puo' comunicare.
E la comunicazione che fa unire le persone a due a due poi in piccoli gruppi , poi in gruppi piu' grandi. Ognuno all'interno del gruppo porta il suo contributo ed attinge dai contributi degli altri.
Il fine ? Credo sia il progredire, il progresso in genere.
Migliorare la propria esistenza individuale con ed attraverso gli altri individui

Re: Il rifiuto dellautorità

Inviato da  music-band il 30/3/2007 7:39:11
Citazione:
L'essere umano ha una possibilita' che nessun altro essere vivente ha , ed è la voce, ossia puo' comunicare


Pure gli animali comunicano tra loro, e molto meglio di noi a quanto pare.

Bastasse la voce a comunicare... Spesso serve solo a dire cazzate.

Re: Il rifiuto dellautorità

Inviato da  Santro il 30/3/2007 7:53:27
Difficile parlare di autorità quando tale termine evoca il termine potere, il quale porta con se le faccie di Berlusconi, Bush & Co. (per parlare solo dei contemporanei).

Bisogna però, per poter andare avanti nello svolgimento di questo 3d che personalmente trovo interessante, liberarsi da queste associazioni secondarie e concentrarsi sul significato positivo del termine, cioè, ad esempio:
'autorità = persona meritevole di stima e rispetto per provate capacità (qualità).'
Quindi non sarà colui (colei) che ci manda alla guerra e ci separa dai nostri sudati risparmi ma un punto di riferimento quando l'individuo, nella sua quotidianetà, necessiterà di un aiuto o consiglio riguardante il "campo d'azione" di tale autorità.

Sarò stato d'aiuto? Ecchilosà!

PS
Credo che la Società, prima di tutto, si possa definire come un patto di non aggressione tra individui.

Re: Il rifiuto dell’autorità

Inviato da  franco8 il 30/3/2007 10:36:44
Citazione:
...visto che invece è un processo perfettamente logico in relazione al raggiungimento di obiettivi (Ricordi? La società è un ‘contesto finalizzato’ per definizione di dizionario. Io non c’entro. ).


Mi sento preso per i fondelli...


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Massime che, secondo Kant, indicano il metodo per procedere conformemente alla ragione.

Esse sono:

1 "Agisci in modo da poter volere che la massima delle tue azioni divenga universale".
2 "Agisci in modo da trattare l’uomo, in te come negli altri, sempre anche come fine, non mai solo come mezzo".
3 "Agisci in modo che la tua volontà possa istituire una legislazione universale, [ovvero] allo scopo di dar vita a un regno universale dei fini".




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In pratica...
Si vorrebbe forse far passare l'idea che se ci mettiamo "insieme" per un qualsiasi scopo... ci deve essere necessariamente un "capo" un "responsabile" un "direttore dei lavori"?! E' questo il punto?
Mettiamo, per esempio, per fare una gita in gruppo, oppure per costruire un giocattolo... Ci deve essere per forza un qualcuno che ci indica dove andare e cosa fare, per portare a termine quel particolare fine?
.....

Re: Il rifiuto dell’autorità

Inviato da  prealbe il 30/3/2007 14:59:56
Franco8, ti voglio bene! Citazione:
Si vorrebbe forse far passare l'idea che se ci mettiamo "insieme" per un qualsiasi scopo... ci deve essere necessariamente un "capo" un "responsabile" un "direttore dei lavori"?! E' questo il punto?
Mettiamo, per esempio, per fare una gita in gruppo, oppure per costruire un giocattolo... Ci deve essere per forza un qualcuno che ci indica dove andare e cosa fare, per portare a termine quel particolare fine?

Prealbe (post #29) Citazione:
Per quanto riguarda la "piramide" ed il "potere", che mi sembrano "parole detonatore" rispetto alla sensibilità di molti, ho l'impressione che qui (e altrove) aleggi un'idea di società molto simile ad una 'gita fuori porta', intendendo con ciò un contesto sostanzialmente pacifico, amichevole, rilassato, armonico, privo di qualsivoglia problematica legata alla sua gestione perché privo di obiettivi collettivi diversi dall'occupare tranquillamente il proprio tempo libero. Un'Arcadia, praticamente.

In un contesto così, l'"autorità", il "potere" e la "piramide sociale" li buttiamo serenamente nella prima discarica. Sono d'accordo anch'io. Anzi, dove si firma?

MA E' REALISTICA UNA VISIONE DEL GENERE?

Secondo me (e qualche millennio di storia) semplicemente no. E sinceramente trovo anche un po' intellettualmente presuntuoso prospettare il contrario.

OK. Allora diciamo che il quadro realistico è questo: un gruppo di persone disomogeneo per caratteristiche (intellettuali, morali, caratteriali, e chi più ne ha più ne metta) e degli obiettivi collettivi (probabilmente complessi ed onerosi) da raggiungere insieme: che si fa? Presumibilmente ci si organizza. Bene. Ma come? Già. Mmmmhh, fammi pensare un attimo.

Vabbé, penso che le mie conclusioni possano essere intuite: "si adotta una scala di valori e su tale base..." ecc. ecc.

Ho vinto qualche cosa?


Prealbe


P.S. NERONE e Santro, grazie di esistere! Stavo cominciando a deprimermi...

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