politica internazionale: le parole e i fatti

Inviato da  padegre il 4/4/2008 14:33:24
- politica internazionale: le parole e i fatti -
a cura di Paolo De Gregorio, 4 aprile 2008

Tutti i rapporti internazionali tra Stati si fondano su premesse e affermazioni totalmente false, che se fossero copiate da un alunno di terza media in un compito in classe sarebbero segnate con il rosso.
Tutti i presidenti USA, democratici e repubblicani, dalla fine della seconda guerra mondiale sembrano ossessionati dalla “sicurezza nazionale” e questo è ben strano, perché nessun paese al mondo è in grado, né ha la volontà di invadere l’America.
Se le parole chiare e in buona fede non fossero inghiottite dai nebbiosi e ipocriti linguaggi diplomatici, che rendono qualunque deliberazione internazionale ambigua e ingestibile, basterebbe il fatto che qualunque paese parli di “sicurezza nazionale” ciò necessariamente dovrebbe riguardare la intangibilità delle sue frontiere e SOLO i sistemi militari di difesa.
Un apparato di 800 basi militari nel mondo, portaerei, flotte di sottomarini nucleari, visto che solo gli USA lo posseggono, non è un apparato di difesa, ma una minaccia per la “sicurezza nazionale” di mezzo mondo, con decine di guerre all’attivo, embarghi, prepotenze di ogni genere, ingerenza nei fatti interni di paesi sovrani (vedi la questione di Taywan).
Qualunque persona raziocinante definirebbe imperiale questo sistema, al pari di quello degli antichi romani e degli inglesi, ma la cosa ridicola è che, al contrario del passato, questo sistema, costosissimo, non porta frutti per due chiari fatti:
-la più grande potenza del mondo è stata cacciata dai poveri contadini vietnamiti dopo quindici anni di inutile guerra, e così sarà per l’Iraq e l’Afghanistan
-l’apparato militare che doveva difendere l’egemonismo economico USA non è servito a fermare l’emergere di economie di peso mondiale come quella cinese, indiana, russa, giapponese, europea, sudamericana. Il mondo è ormai multipolare, il dollaro non vale più niente. Addirittura l’Europa unita ha superato il PIL degli USA e l’Euro è già richiesto come moneta per pagare il petrolio al posto del dollaro.
Gli imperialismi globali sono sempre falliti perché costano troppo e perché contro i popoli non si vince.
Ce ne sarebbe abbastanza per dedurre che è ora di fare fagotto e gli scudi spaziali, che i nostri cow-boy vogliono installare in Polonia e Repubblica Ceca, sono soldi buttati. Se si sentono così minacciati, nessuno gli impedisce di farseli a casa loro, anche perché il perfido Fidel Castro potrebbe decidere di invadere l’America…
Non chiamare le cose con il loro nome è segno di inciviltà, di assenza di democrazia, di disprezzo per le intelligenze. Gli invasori diventano liberatori, i resistenti terroristi, i torturatori difensori della libertà.
Con questa politica di prepotenza e di menzogne gli USA sono diventati, insieme al Regno Unito e Israele, i più odiati al mondo, hanno definitivamente screditato la parola democrazia e vedranno la loro crisi come un’alba di liberazione. Speriamo che siano anche gli elettori dei loro paesi a provocarla.
Paolo De Gregorio

Re: politica internazionale: le parole e i fatti

Inviato da  padegre il 28/4/2008 17:22:00
- spari a Kabul -

Il cameriere del capitalismo Franco Venturini, a cui viene affidato con fiducia l’editoriale del “Corriere della Sera” di oggi 28 aprile, parla come un capo bastone o capo partito, a tesi, in spregio alla professione giornalistica, e il titolo spara “l’Occidente non può perdere”. Si parla dell’Afghanistan e della mancata eliminazione di Karzai in piena Kabul.
Ma la cosa strabiliante è che, dopo aver ricordato che sia gli imperialisti inglesi che quelli sovietici, furono cacciati dalla resistenza armata e che gli occidentali non tengono in debito conto l’orgoglio nazionale di quelle popolazioni, il nostro aspirante ministro degli esteri, non porta un solo argomento per sostenere la sua tesi che è appunto: l’Occidente non può perdere!
Anzitutto gli occidentali hanno già perso in passato e la cosa più probabile è che ciò succeda ancora, ma la sconfitta paventata da Venturini non sarebbe dell’Occidente, bensì degli USA, della Nato, che hanno coinvolto in questa loro iniziativa militare pochi e recalcitranti alleati, con ricatti e minacce. La posta in gioco non è l’Occidente,ma la fine dell’egemonia militare Usa e la fine della Nato.
E’ proprio l’impossibilità di passare “manu militari” in Iraq e Afghanistan che renderà dei ferrivecchi la Nato e l’esercito Usa, tenuto conto anche della storia di un piccolo popolo di contadini poveri, quello vietnamita, che resistette e scacciò la più grande potenza militare del mondo.
La ottusa testardaggine a non capire una volta per tutte che gli imperi sono finiti e che contro i popoli non si vince, è segno di stupidità criminale e andare avanti su questa strada porterà solo inutili morti, distruzioni, denaro e risorse buttate.
Quale sarebbe il grave pericolo per l’Occidente se l’Afghanistan fosse abbandonato?
Ci sarebbe una sua guerra civile come ci fu anche in America fra nordisti e sudisti, e poi si troverebbe un equilibrio all’interno della sua cultura e delle sue tradizioni.
Il “pericolo terrorista” nasce solo dalla politica occidentale in Medio Oriente. Se tutti gli occidentali se ne andranno, non interferiranno più nelle questioni di quei popoli e accetteranno il ruolo di clienti che comprano il petrolio, nessuno metterà più bombe a Londra o New York.
Per quelle popolazioni che hanno vissuto il colonialismo imperiale inglese e poi l’egemonismo militare americano, gli occidentali sono quei ladri e assassini che hanno visto all’opera per decenni e pochi sono i compromessi possibili.
Per l’Europa, se si staccasse dal “patto atlantico” e dalla Nato, si aprirebbe una fase molto feconda, poiché i nostri interessi sono in concorrenza con quelli Usa e la nostra economia si integrerebbe facilmente con quelle dei nostri vicini russi e mediorientali e l’Euro diventerebbe l’unica moneta di riferimento in questa area geopolitica.
Gli Usa sono pugili suonati che temono la PACE e il libero mercato, e continuano a picchiare alla cieca, ma il loro ridimensionamento è vicino.
Paolo De Gregorio
28.4.08

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