EFFETTI COLLATERALI DI UN PAESE "LAICAMENTE INGESSATO"...

Inviato da  gaspare110 il 18/8/2010 20:21:00
ISTRUZIONI PER RESISTERE IN UN PAESE "SOTTO COMMISSARIAMENTO VATICANO"


“Reato” e Peccato”: quale la differenza?

Nel 1764, nell’opera “Dei delitti e delle pene”, il giurista e filosofo milanese Cesare Beccaria declarò una distinzione temeraria per l’epoca: quella tra “peccato” e “reato” (ragion per cui l’opera fu destinata ad essere iscritta nell’indice dei "libri proibiti").

Sulla scia del pensiero precursore di Thomas Hobbes (che già un secolo prima dichiarava che “se i reati son peccati… non tutti i peccati son reati”!), l'illuminista Beccaria sostené che:
- mentre il “reato” consisterebbe in un danno arrecato all'intera collettività, tale per cui il responsbaile di tale atto meriterebbe di essere giudicato dalla Società nei modi e nelle forme dalla stessa stabiliti (diremmo oggi, dalla Giustizia ordinaria);
- il “peccato”, invece, non sarebbe altro che un’offesa arrecata a Dio, ragion per cui il suo autore meriterebbe (almeno per chi è credente) di essere giudicato (punito o perdonato) solo da Dio.


Cosa comporta tale distinzione?

Inevitabile conseguenza della distinzione logica tra "reato" e "peccato" dovrebbe essere la seguente:
- mentre il Diritto (la “legge positiva” o degli uomini) dovrebbe occuparsi solo dei reati (della configurazione giuridica della fattispecie e della previsione di una apposita sanzione per gli autori di reato);
- la Religione (la “legge divina” o di Dio), invece, dovrebbe occuparsi solo dei peccati (ossia prescrivere esclusivamente alla Comunità dei propri fedeli dei canoni etico-morali di comportamento, prefigurando l'eventuale punizione divina nel caso della loro trasgressione).


Perché in tale distinzione trova fondamento la “laicità dello stato” ?

Presupposto di ogni ordinamento giuridico “laico” è proprio la capacità del legislatore di saper “tener distinti” la sfera religiosa da quella civile.

Un esempio può facilmente dimostrarlo:
- mentre i regimi teocratici islamici esprimono al meglio l'incapacità di separare il “peccato” dal “reato”, riconoscendo ancor oggi la “sharia” (ossia la legge divina islamica) come legge principale dello stato;
- gli stati moderni occidentali (sorti dalla rivoluzione francese e dall’illuminismo) si sono contraddistinti per una “laicizzazione della politica” e “secolarizzazione della società”, frutto della capacità di distinzione tra la giustizia “divina” e quella “umana” (la prima competente solo a Dio, la seconda esclusivamente allo stato!).


Cosa intendere per “laicità”?

La laicità è uno dei principi su cui si fonda lo stato moderno (assieme a quello della “separazione dei poteri”).

Per “laicità” deve intendersi:
- la totale separazione tra lo stato e la Chiesa (o tra il diritto e la religione);
- l'assenza d'indebite interferenze religiose nell’ambito dei poteri dello stato (legislativo, esecutivo e giudiziario);
- e la piena autonomia delle Istituzioni pubbliche rispetto alle autorità o confessioni religiose ("libera Chiesa in libero stato", per usare il noto motto cavouriano).

E’ pienamente "laico", dunque, lo stato capace:
I- di mantenere un atteggiamento il più possibile "imparziale" nei confronti delle scelte spirituali individuali (di credenti e non credenti) e delle posizioni assunte dalle varie confessioni religiose (maggioritarie o meno);
II- e di aver ben chiara la differenza tra il “governare” e il “guidare spiritualmente” un Paese (ossia tra il perseguire l'interesse collettivo e il difendere posizioni ideologiche particolari a discapito dei diritti e delle libertà generali!).


Cosa distingue il "laicismo" dalla "laicità"?

Mentre è pacifico il significato del termine “laicità”, risulta controverso quello del termine “laicismo”.
Per far un esempio:
- mentre alcuni dizionari della lingua italiana (quale il De Mauro), in accordo con la definizione storica del termine, considerano il laicismo come un "sinonimo di laicità";
- altri dizionari (quale lo Zingarelli), invece, considerano tali termini come "concettualmente differenti".

In particolare:
a- mentre il "laicismo" indicherebbe un atteggiamento più radicale (di "negazione") da parte dello stato nei confronti delle varie confessioni religiose (e delle correlate impostazioni etiche);
b- la "laicità", invece, non implicherebbe di per sé alcuna ostilità da parte dello stato nei riguardi delle religioni:
- richiedendo da parte di questo una "perfetta equidistanza" nei confronti di ogni posizione etica o credo religioso
- e ammettendo anche la possibilità che ogni istituzione religiosa esprima posizioni morali, politiche o sociali (almeno sin quando questa non cerchi al contempo di imporle in forza di legge all'intera collettività, ossia anche a chi non le condivida!).


Perché la "laicità" è una garanzia per i cittadini?

La laicità rappresenta la migliore garanzia possibile del "principio di eguaglianza" e della "libertà di culto", intesa:
a- sia "in positivo", come libertà di professare qualsiasi religione;
b- che "in negativo", come libertà di non professarne alcuna.

Uno stato "pienamente laico", difatti:
- confida nell’individuo quale "padrone di se stesso" e "libero nelle proprie scelte" (rifiutando d'imporre valori "di parte" o verità "presunte" assolute!);
- condanna ogni forma di integralismo ideologico/religioso;
- e difende l'autonomia delle proprie Istituzioni da ogni potere o autorità esterni.


L’Italia è uno "stato laico"?
(...)

PROSEGUI LA LETTURA SUL BLOG "PANTA REI":
http://gaspareserra.blogspot.com/2010/08/istruzioni-per-resistere-in-un-paese.html


Gaspare Serra
(Università degli Studi di Palermo)

Re: EFFETTI COLLATERALI DI UN PAESE "LAICAMENTE INGESSATO"...

Inviato da  PikeBishop il 18/8/2010 20:28:13
Come mi coinvolge!!!! E' il problema principale dei nostri giorni e delle nostre vite: essere condannato da un giudice baciapile piuttosto che essere condannato da un giudice baciamani.

Un bel problema...

Re: EFFETTI COLLATERALI DI UN PAESE "LAICAMENTE INGESSATO"...

Inviato da  temponauta il 18/8/2010 21:16:35
3D interessante ma, senza polemica, troppo scolastico nelle definizioni e nelle distinzioni.
Oggi le democrazie come l'Italia si possono chiamare stati di diritto solo nominalmente, ma di fatto funzionano su strutture e meccanismi che negano i diritti a coloro, la gran parte dei cittadini-sudditi, che non appartengono alle categorie privilegiate del potere e delle loro corti.
Per cui anche i principi fondanti delle democrazie, resi sacri su tavole di marmo, in realtà sono piegati come tutto il resto agli interessi delle classi dominanti (che a loro volta si sono blindate nelle loro posizioni).
Il laicismo non sfugge a questa impostazione.
D'altra parte anche la Chiesa Cattolica ha definitivamente strutturato il tradimento della visione cristica, perpetrato a Nicea nel 353 d.c., quando è stata creata dal potere laico (Costantino) per sostenere sè stesso.
Oggi la Chiesa cattolica offre il miglior servizio possibile al potere laico dominante (illegittimamente) in quanto sfoga l'eventuale rivolta dei sottomessi verso mondi insondabili nei quali "gli ultimi saranno i primi".
Perciò credere che questo (falso) potere laico e questa (falsa) religione siano antagonisti e contrapposti è solo una pia illusione.
Il mondo è spartito e governato da oligarchie, per le quali la distinzione tra laico e religioso è solo uno dei tanti mezzi per ingannare le masse.

Re: EFFETTI COLLATERALI DI UN PAESE "LAICAMENTE INGESSATO"...

Inviato da  Ghilgamesh il 19/8/2010 11:18:06
Citazione:

gaspare110 ha scritto:

- mentre il “reato” consisterebbe in un danno arrecato all'intera collettività, tale per cui il responsbaile di tale atto meriterebbe di essere giudicato dalla Società nei modi e nelle forme dalla stessa stabiliti (diremmo oggi, dalla Giustizia ordinaria);



Prima di affrontare i numerosi punti che hai sollevato, vorrei far notare che non mi risulta che esista, oggi, un paese, al mondo,che si attenga a questa definizione.

Noi siamo un caso limite, perchè privi anche formalmente di democrazia, ma anche dalle altre parti non va meglio.

Cioè, da noi chi ruba miliardi di euro di tasse (notevole danno arrecato alla collettività) se gli va male diventa un portaborse, chi se fa na canna (alcun danno per la collettività) rischia 6 anni!

La chiesa è solo uno dei tanti poteri forti che chiede ... e non è manco il peggiore.

Re: EFFETTI COLLATERALI DI UN PAESE "LAICAMENTE INGESSATO"...

Inviato da  gaspare110 il 23/8/2010 16:30:44
A mio personale avviso per ricercare un punto di sintesi ed equilibrio tra le posizioni contrastanti (di cattolici ed anticlericali in sostanza) basterebbe attenersi semplicemente ad un principio liberale e garantista che dovrebbe essere universalmente condiviso:
quello per cui "la libertà di ognuno finisce dove si rischia di ledere la pari libertà altrui"!


Uno stato laico, dunque, ha il compito primario di garantire proprio le "libertà individuali" (sia pure in ogni caso in cui il suo esercizio non leda la libertà altrui, caso che spetta al legislatore stabilire).

Quando si ledono libertà personali in nome di "dogmi ideologici o religiosi" (come quello dell'"indisponibilità della vita", nel caso dell'eutanasia), invece, uno stato non adempie affatto alla propria funzione!


P.S.:
Appellarsi al "principio maggioritario" (alla volontà della maggioranza), inoltre, anche in una democrazia, non è sempre la giustia o legittima soluzione per giustificare deroghe al principio esposto (come nel caso dell'affissione dei crocifissi nelle aule scolastiche).

Non si può ricorrere al solo argomento maggioritario, difatti, per legittimare (o meno) la rivendicazione di una libertà da parte di un cittadino: la garanzia delle libertà individuali, difatti, fosse anche rivendicato da un solo individuo, è pur sempre “imprescindibile” in uno Stato costituzionale!

Vi sono casi (e questo è il caso delle libertà individuali) in cui imporre a tutti posizioni ideologiche che appartengono solo ad alcuni (anche se ad una maggioranza schiacciante dell'elettorato) non è affatto garanzia di democrazia ma solo sinonimo di politica "illiberale" (per non dire liberticida!) e sintomo di una "democrazia malata"!

Se così non fosse, del resto, non verrebbe rispettata una delle funzioni storiche sulla scorta delle quali sono nate le Costituzioni moderne:
ossia quella di "tutela delle minoranze" da possibili abusi perpetrati dalla maggioranza (in nome della quale le Costituzioni prevedono particolari limiti all'esercizio del pubblico potere).

Saluti...

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