Bellissimo cartone animato che spiega in sintesi come il debito, e gli interessi legati ad esso strangolino tutti i giorni la vita di chiunque. Tralasciando le varie disquisizioni sui particolari, a me ha impressionato la qualita' del prodotto in relazione alla semplicita' con la quale i grandi temi vengono affrontati. Dura solo 30 minuti, buona visione:
Re: Il sogno americano...
Inviato da benitoche il 8/2/2011 3:49:11
Vero fabyan,ottimo prodotto
Ora qualche appunto Primo, minuto 1:40 sulla giacca di hartman(uomo cervo,uomo con le corna?)c'è la A di anarchia
Secondo,l'America si sta avviando verso la distruzione propio grazie al debito,i cinesi la faranno crollare
Il mio personalissimo punto di vista è che stiano chiedendo al popolo americano(Pile=mucchio,moltitudine?)la rivolta
in 20:11 prima creiamo il panico poi gli mostriamo la soluzione dice il Maestro
Come disse Kissinger: Gli Americani applaudiranno i caschi blu dell'ONU cinesi che attraverseranno le strade di Los Angeles
Il signoraggio è ormai acqua passata,Il Maestro pensa già ad altro
ciao
Re: Il sogno americano...
Inviato da incredulo il 8/2/2011 6:21:19
Citazione Benitoche
l signoraggio è ormai acqua passata,Il Maestro pensa già ad altro
Ottimo benitoche, veramente ottimo.
Un saluto
Re: Il sogno americano...
Inviato da benitoche il 8/2/2011 6:57:45
Caricato da incredulo La soluzione Calvè
Perché una società si possa definire davvero “civile” occorre che sia in grado di garantire concretamente il diritto alla vita a tutti gli esseri umani che ne fanno parte. Quando non esisteva la proprietà privata dei terreni, ogni essere umano poteva nutrirsi liberamente dei frutti della terra e fruire a piacimento dei suoi ripari. In una società complessa come l’attuale, che si presume preferibile alle piccole tribú di cacciatori e raccoglitori perché superatrice della loro necessitata frugalità lungo la direzione del cosiddetto “benessere” (meglio definibile come “moltoavere”), succede che soprattutto gli oneri piú gravosi connessi a tale primitiva condizione (ad esempio il pericolo di essere sbranati da qualche belva di passaggio, oppure di patire la fame, vuoi per imperizia agricola o venatoria vuoi per circostanze naturali imponderabili, quali particolari congiunture climatiche) appaiano memoria lontana. Ma si è davvero tutti al sicuro o si ritiene di esserlo solo perché la prorompente drammaticità della vita selvatica è stata addomesticata e rallentata entro lo scenario rassicurante di un “ordine borghese”, fatto di leggi e regolamenti? Si dà il caso che nessuno di questi innumerevoli parti della suprema civilizzazione preveda di assicurare ad ogni essere umano proprio il diritto fondamentale, cioè il diritto alla sussistenza, magari sostituendo il libero accesso alle risorse della terra di un tempo con un minimo vitale in denaro: elargito a tutti nella stessa misura, dalla nascita fino alla morte, come “Reddito di Cittadinanza Universale”. Perché il diritto alla vita non rimanga una pia intenzione ma diventi realtà quotidiana, è necessario spingersi anche oltre l’esegesi storico-sociologica appena enunciata, per arrivare a sostituire il modo di pensare che vuole l’uomo al servizio del denaro, con il modo di pensare che vuole invece il denaro al servizio dell’uomo. Rudolf Steiner, nella sua Tripartizione dell’organismo sociale, parla approfonditamente del denaro come di un mezzo nato per facilitare gli scambi, e che pertanto tale deve rimanere. Egli specifica inoltre che il denaro invecchia come qualsiasi oggetto fisico; ma invece di stare ad aspettare che questo invecchiamento proceda in modo fisiologico e manifesti il suo decorso inesorabile come perdita di potere d’acquisto, rendendo infine inevitabile rinfrescare periodicamente lo stesso strumento di scambio con apporto di altro denaro, sempre nuovo, considera opportuno che sia l’uomo, l’ideatore del denaro, a gestirne saggiamente il processo di consunzione. Ecco allora che il compito politico piú delicato ma fondamentale – perché azione di raccordo tra la sfera politica e quella economica – dovrebbe consistere proprio in questa saggia gestione, e cioè nel saper anticipare l’invecchiamento del denaro prelevandone periodicamente una parte (un’aliquota in forma percentuale). Confinata a quest’unico intervento l’intera tassazione, si potrebbe far fronte sia alla Spesa pubblica sia alla distribuzione del suddetto Reddito di Cittadinanza Universale. Si tratta insomma di concepire un “denaro a scadenza”, che impedisca l’insorgere di fenomeni cancerogeni come da un lato l’accumulo inerte di capitali ormai avulsi dalla vita economica e come dall’altro l’iniquo sistema del “denaro che innesca la creazione dal nulla di altro denaro”. 46 L’Archetipo – Febbraio 2011 La tassazione cosí intesa, applicata cioè alla massa monetaria circolante invece che al reddito delle persone fisiche, agli occhi dei componenti di una comunità consapevole non sarebbe altro che una forma di “donazione impersonale autoimposta”, caso particolare del vero principio occulto che presiede ad ogni sana rigenerazione del denaro, la donazione in quanto tale: archetipicamente libera e strettamente personale, dove i talenti materiali liberamente donati da chi ne dispone in sovrappiú fanno fruttare i talenti spirituali di chi sa esprimere idee nuove, a loro volta traducibili in creazioni atte a rientrare nel ciclo economico. Attraverso la realizzazione pratica dei princípi della Tripartizione in campo economico, non essendo piú necessario mettere di continuo in circolazione denaro fresco per far fronte ai processi inflazionistici, gli Stati si emanciperebbero al contempo dall’indebitamento fasullo, che è il principale effetto conseguente alla pratica del cosiddetto signoraggio bancario (vale a dire ricavare profitto, come fanno le Banche Centrali, a partecipazione pubblica solo marginale, da ogni creazione di denaro dal nulla). Inoltre i cittadini cesserebbero di sentirsi due volte debitori (sia verso lo Stato, che a loro insaputa si lascia truffare dalle banche centrali, sia verso le stesse banche private, azioniste delle banche centrali), ma potrebbero permettersi di sentirsi a tutti gli effetti, almeno nei confronti dello Stato riformato, pure creditori (del Reddito di Cittadinanza Universale). Il nuovo sistema fiscale, comportando un prelievo effettuato d’ufficio direttamente sulla massa monetaria circolante, renderebbe da un lato impossibile evadere il fisco e dall’altro decreterebbe la fine tanto di ogni tassa pretestuosa quanto di ogni tipo di “imposta” (l’imposta, in quanto arbitrio punitivo/predatorio, si addice ad un suddito vessato, non ad un libero cittadino). La decurtazione applicata al denaro dalla pubblica amministrazione non sarebbe quindi vissuta dal cittadino consapevole come l’ennesima imposizione arbitraria di vecchio stampo. Una volta riconosciuta la sua necessità vitale per l’intera collettività – non potendo quest’ultima permettersi di far dipendere l’intera e costante rigenerazione del denaro per un verso dalla presenza e dalla capacità intuitiva di facoltosi “scopritori di talenti”, cosí come per altro verso dalla capacità degli stessi “talentuosi” di rendere al meglio, incrementando sistematicamente la stessa collettività di nuovo potenziale umano – lo stesso cittadino saprebbe qualificare la nuova trattenuta fiscale, al di là delle sue molteplici conseguenze virtuose, come una “autoimposizione responsabile”. Con il Reddito di Cittadinanza Universale, come si è detto, lo Stato – finalmente composto da individui consci della loro appartenenza comunitaria – dopo aver preso (prelevato), darebbe (elargirebbe) non solo servizi pubblici ma anche, sotto forma di denaro e nell’unico modo che gli sarebbe consono, cioè secondo il criterio dell’uguaglianza, l’opportunità al singolo di emancipare la propria prospettiva di vita dalla continua preoccupazione per il soddisfacimento dei bisogni primari. Inoltre, anche in risposta ad un sistema previdenziale senza futuro, come quello che già si paventa a causa dell’invecchiamento delle società industriali e che porterà a non dare piú pensioni decenti, come i giovani già subodorano, il Reddito di Cittadinanza Universale, uguale per tutti, semplificherebbe enormemente tutti i meccanismi aleatori del dare (di certo) oggi per il prendere (forse) domani. L’Archetipo – Febbraio 2011 47 Ancora: il Reddito di Cittadinanza Universale conferirebbe al lavoratore un potere contrattuale inedito e tale da permettergli di scegliere per chi lavorare e non di esservi spesso costretto solo per poter mangiare. Allo stesso tempo anche il datore di lavoro potrebbe licenziare senza il timore di venir azzannato dai sindacalisti o, qualora gli riuscisse di trovare una causa davvero “giusta” (?), di aver mandato qualcuno a dormire sotto un ponte. Il Reddito di Cittadinanza Universale permetterebbe infatti di vivere anche a chi è rimasto disoccupato o a chi, per qualsiasi circostanza della vita, è piú o meno momentaneamente impossibilitato a guadagnare denaro lavorando, il che significa, tra l’altro: fine dell’accattonaggio e della microcriminalità. In questo nuovo mondo, cosí semplice da realizzare se solo si estinguessero i mastodontici dinosauri che occupano le pigre menti dei piú, si potrebbe davvero decretare la fine delle frasi fatte su quel sempre disatteso diritto alla vita che, come detto in apertura, l’attuale società non garantisce a nessuno, non solo nel cosiddetto “Terzo mondo”. Purtroppo gli ingombranti pachidermi fatti di luoghi comuni e di ciarpami moralistici inducono spesso quelle menti inceppate a esorcizzare il pensiero peregrino della svolta, per comodità o per istinto di sopravvivenza, con la formula magica che recita categorica ed inappellabile: “utopia!”. E pensare che basterebbe solo un briciolo di coraggio per scalfire la rassicurante corazza del quieto vivere e per far sí che anche l’altro motto, il ritornello prediletto dai politicanti televisivi, cioè “dalle parole ai fatti”, non commentasse ancora una volta l’inconsistenza di costoro in un costrutto che mai riesce a trascendere il mero senso grammaticale di una coppia di sostantivi preceduti dalle rispettive preposizioni articolate. In un regime politico centrato sull’essere umano, in una vera “antropocrazia”, sarebbe altresí la fine per l’inibizione strutturale della libera espressione dei talenti individuali. È infatti molto piú probabile che gli individui non riescano ad esprimere e coltivare come vorrebbero le proprie potenzialità creative in una società che costringe la maggior parte di loro a lavorare per (soprav)vivere, rispetto a quanto avverrebbe in una società provvista di un “ammortizzatore sociale” sicuro e permanente quale il Reddito di Cittadinanza Universale. Esso permetterebbe a tutti di scegliere secondo vocazione ed inclinazione le attività a cui dedicarsi, arricchendo sempre piú la stessa società di uomini motivati che trovano via via espressione alle proprie qualità piuttosto che di funzionari frustrati che eseguono di malavoglia il proprio “dovere” in attesa a breve termine della timbrata d’uscita, a lungo termine della sospirata pensione e in un tempo mitico e liberatorio della vincita improvvisa e sbeffeggia- colleghi al Superenalotto. Per ora, a quanto pare, il nostro Stato cosiddetto democratico nonché “fondato sul lavoro”, “sponsorizzando” direttamente il gioco (!), preferisce adottare la vecchia strategia imperiale che non vuole uomini liberi ma sudditi, rassegnati a concepire l’unico cambiamento possibile in un imprevedibile colpo di fortuna (anch’esso eventualmente tassabile). Lorenzo
Re: Il sogno americano...
Inviato da Nyko il 9/2/2011 16:28:46
Tralasciando il fatto che mi è sembrato di leggere un libro di Chuck Palanhiuk (o di vedere un film di David Fincher… fai un po’ tu), io non sarei così convinto della seguente affermazione: “Il signoraggio è ormai acqua passata, Il Maestro pensa già ad altro”.
Cash cow è un termine economico di etimo scherzoso che ricorda, più o meno, l'italiano “vacca da mungere” ed indica una serie di transazioni assai lucrative. Si tratta di un'area strategica di affari che porta a elevati flussi di cassa (cash flow), ottenuti al prezzo di pochi investimenti in nuove tecnologie e con un alto margine di profitto.
Una “cash cow” non è una “rising star”, non si tratta dunque di una nuova area strategica di affari in espansione, ma di un tipo di affari oramai affermati seppure ancora molto redditizi. Le cash cow sono molto seguite nell'ambito degli investimenti perché il guadagno è pressoché garantito fino al momento in cui il sistema non entrerà in fase di declino o crisi.
Qui entra in ballo la SWOT analisi, che può essere utilizzata in qualsiasi processo decisionale in cui uno stato finale desiderato (obiettivo) è stato definito. Questo tipo di analisi può essere utilizzata da organizzazioni non-profit, unità governative e singoli individui. L'analisi SWOT può essere utilizzata anche in situazioni di pre-crisi e come pianificazione preventiva nella gestione delle crisi.
P.s. “… nel mondo che vedo, uno si muove con gli alci, tra le umide foreste dei canion, intorno alle rovine del “Rockefeller Centre”; indosserà abiti di pelle che gli dureranno per tutta la vita, si arrampicherà per le liane che avvolgono la CIS Tower e, quando guarderà giù, vedrà minuscole figure che pestano granturco e posano strisce di carne di cervo sulla carreggiata vuota di qualche superstrada abbandonata. Stammi bene, campione.”