Re: Appello per gli agricoltori sardi

Inviato da  XXPIBIXX il 18/10/2007 19:59:04
Decimoputzu Italia


In Sardegna i rappresentanti degli agricoltori e dei pastori stanno facendo lo sciopero della fame nella sala del consiglio comunale di Decimoputzu. Protestano per la vendita all’asta di 5.000 aziende agricole per la legge 44/88. Le banche chiedono 700 milioni di euro, non un centesimo di meno. Il Governo e la Regione stanno a guardare. Gli agricoltori dichiarano che la legge che li ha costretti a indebitarsi è considerata illegale dalla Comunità Europea. Che le banche hanno applicato interessi mostruosi sul debito.
Chi ha interesse ad appropriarsi delle terre degli agricoltori e degli allevatori sardi? E per farne cosa?
Non toccatemi il pastore sardo o divento una bestia!

Parte di una lettera da Decimoputzu.
“La vendita all’asta delle aziende sarde a causa della illegalità della legge regionale 44/88 è la più grave emergenza italiana dopo la Parmalat. In Sardegna più di cinquemila aziende agricole e pastorali sono al secondo o terzo incanto all’asta. Un disastro che coinvolge la vita di decine di migliaia di persone. Agricoltori, pastori, braccianti sono ridotti alla disperazione.
Un disastro di programmazione, gestione, governo dell’agricoltura regionale prodotto nei decenni scorsi.
Il sistema creditizio chiede a chi lavora la terra in Sardegna circa 700 milioni di euro ma noi, non abbiamo nemmeno le risorse per mandare a scuola i nostri figli, per la spesa delle nostre famiglie o per mettere in produzione i nostri campi. Produrre, poi, per cosa? Sono molti anni che i nostri prodotti vengono venduti (quando possiamo venderli e non li distruggiamo sui campi) sotto costo. Le banche pretendono l’equivalente di quasi l’intera produzione agricola di un anno di lavoro di tutte le aziende sarde.
Chi si avvantaggerà della vendita all’asta delle nostre terre e per farne cosa? Non certo i creditori; allora, chi? Gli speculatori che compreranno a prezzi stracciati terre agricole straordinarie per speculare sulle nostre coste? I parenti o gli amici di quanti, seduti alle scrivanie di qualche ufficio pubblico o privato, conoscono le date delle vendite all’asta e si fanno trovare pronti con qualche offerta dell’ultima ora?
Siamo stati indotti ad investire e ad indebitarci con le banche da una legge regionale dichiarata illegale dalla Commissione Europea. Ci viene chiesto di restituire le somme garantite da quella legge con tutti gli interessi (che sono lievitati in maniera abnorme e su cui siamo convinti ci siano ampi profili di illegittimità nei calcoli) mentre le banche, per la stessa legge illegale, si guardano bene da restituire gli interessi (anche pubblici) incassati. Siamo, forse, gente semplice ma abituati a pensare che se una cosa è illegale, lo è per tutti ed, allora, se è illegale per noi lo è anche per le banche e per la Regione che ha fatto la legge e, dunque, ognuno se ne dovrà assumere la responsabilità.
Se continua così corriamo il rischio che, nel silenzio generale, passi la svendita di un intero patrimonio di lavoro, di saperi, di economia, garanzia di futuro non solo per noi ma per tutti i cittadini sardi. Per questo diciamo basta e siamo pronti, se dovesse servire, all’ultima delle battaglie possibili: quelle per la dignità e il diritto al futuro.”
Bruno Cabitza. – Comitato di Lotta degli Esecutati, Riccardo Piras – Altragricoltura Sardegna, Giorgio Matta – Soccorso Contadino Sardegna

Se le banche, Soru o Prodi vogliono replicare alla lettera il blog è a disposizione.

Link utili:
- www.sovranitalimentare.net
- www.soccorsocontadino.eu




Migliaia di piccole aziende agricole stanno chiudendo in Sardegna. I loro terreni sono espropriati per un debito che non riescono più a pagare. Tra le 5.000 e le 7.000 aziende sono a rischio. Gli agricoltori e i pastori contestano gli interessi mostruosi applicati dal Banco di Sardegna su mutui che credevano agevolati. Chiedono un intervento della Regione per un aiuto. Nessuno risponde. A cosa servono le Regioni se non a tutelare territorio, cultura, cittadini, produzioni locali? Se non si occupano di questi temi possono essere tranquillamente sciolte con meno costi per i cittadini.
Il Banco di Sardegna pretende il pagamento dei suoi crediti, ma della Sardegna ha ormai solo il nome. E’ infatti di proprietà della Banca Popolare dell’Emilia Romagna. La stessa che ha un rapporto incestuoso con il Gruppo Cremonini, al centro a suo tempo di un’inchiesta di Report di Milena Gabanelli. Perchè incestuoso?
Lo schema che riporto evidenzia che le società Marr (gruppo Cremonini) e Cremonini condividono con la Banca Popolare dell’Emilia Romagna:
- due sindaci
- tre consiglieri di amministrazione
- un consigliere (in Cremonini) che diventa sindaco in Banca Popolare dell’Emilia Romagna.



La Marr si è aggiudicata la gara indetta da Consip S.p.A. per la fornitura di derrate alimentari destinate alle Pubbliche Amministrazioni della regione Sardegna.
La gestione del bar dell’ aeroporto di Cagliari-Elmas è stata affidata alla Cremonini che vende panini importati da tutto il mondo tranne che quelli sardi che sarebbero meravigliosi con moddizzosu di Sanluri, salsiccia di Murru di Irgoli, Boi di Nuraminis.
Il Banco di Sardegna ha due consiglieri in comune con la sua controllante Banca Popolare dell’Emilia Romagna: Guido Leoni e Ivano Spallanzani. Leoni è anche amministratore delegato della Banca Popolare dell’Emilia Romagna. Comanda lui.
Riepilogo: i contadini sono espropriati delle loro terre, Soru pensa a Topo Gigio Veltroni, chi decide sta in Emilia Romagna e ha un rapporto più che fraterno con la Cremonini, un gruppo che si occupa di alimentari e potrebbe produrli in Sardegna.
Ci sono uomini adulti che piangono nel video. Vorrei che qualcuno si occupi del futuro di queste migliaia di famiglie. Io lo farò andando presto a Decimoputzu dove stanno facendo lo sciopero della fame. Sciopererò un po’ anch’io, sapete che ne ho molto bisogno.

Fortza Paris!


P.S. ...Inoltre, MARR si è aggiudicata la gara indetta da Consip S.p.A. per la fornitura di derrate alimentari destinate alle Pubbliche Amministrazioni delle regioni Emilia Romagna, Marche, Abruzzo e Sardegna. L’accordo ha una durata di 18 mesi e un valore di circa 10 milioni di Euro...

P.S.2 Al bar di Elmas soltanto panini forestieri.
Manca quello sardo, a Modena non lo fanno.

Un poco elegante bustone di plastica per i rifiuti nasconde il pezzo più esotico della collezione: il «panino inglese» che è fatto con pancetta e formaggio edamer. Tutto il resto è made in Italy: c’è il panino tirolese (edamer e speck), il panino bolognese (mortadella e rucola), il menu calabrese (una variante con salame al peperoncino), il menù milanese (prosciutto cotto, maionese, uova e insalata), il menu modenese (pollo, radicchio il tutto condito con aceto balsamico naturalmente di Modena), il menu siciliano (panino con tonno, pomodoro e origano). Volete bere? Pubblicità della Pepsi Cola. Volete patatine fritte per il vostro bambino? Eccovi “Le Contadine” che arrivano da Pomezia, agro romano oppure il cubo crik-crok. Patatine fritte? Quelle surgelate non si negano a nessuno, Findus o Surgela poco fa, l’importante è che non siano prodotte in Sardegna, l’importante è che tutto arrivi rigorosamente da tutto il mondo ma nulla dall’isola dei nuraghi. Affianco al bar c’è un chiosco dove si vende un sacchetto di juta con erbe: c’è scritto Sardegna, c’è disegnato un nuraghe. Erbe sarde, si direbbe. No, arrivano dalla Adm di Rivarolo Torino. Del resto: i pesci non arrivano da Chioggia, da San Benedetto del Tronto e dal Pacifico? Le bistecche non arrivano da Reggio Emilia, dalla Baviera e dall’Argentina? Il carbone non arriva dalla ex Jugoslavia e addirittura dal Venezuela? Il caffè non è Lavazza o Illy? Perché menar scandalo per un panino “forestiero”?
Dicevamo del bar di Elmas, di uno dei tanti bar della Sardegna (perché se andate a Castiadas o a Macomer trovate, anche lì, i panini preconfezionati, spediti incellophanati da Bolzano o da Brescia. Per cui un semplice panino, che dovrebbe essere fatto sul momento, che dovrebbe essere fragrante, che dovrebbe essere condito con prodotti freschi locali, col pomodoro di Serramanna o col tonno di Carloforte, ecco che vi arriva in aereo da un paesino sotto le Dolomiti. Il commerciante sardo fa pagare quel panino tre euro, uno resta a lui, due li rispedisce a Bolzano e Brescia. Evviva il commercio. Evviva il turismo. Evviva la capacità dei sardi di intraprendere. Se quei panini fossero fatti “in casa” i tre euro non resterebbero tutti in Sardegna?).
Dicevamo di un fatto che potrebbe apparire secondario se non fosse ormai chiaro che tutto ciò che si consuma in Sardegna giunge da oltreTirreno e da oltrAlpe. C’è allora da menar scandalo se in un bar dell’aeroporto di Cagliari sono proposti i panini di tutti il mondo tranne che quelli sardi? Ma sarà un affronto al palato proporre anche un panino con moddizzosu di Sanluri, un po’ di salsiccia di Murru di Irgoli o di Boi di Nuraminis? E se vendessero un panino (fatto in Sardegna, non a Pomezia, come le baguette che trovate anche in molti supermercati) con una fetta di caprino del Gerrei o della Baronia? No, meglio il formaggio edamer, gorgonzola, taleggio, parmigiano.
Ci chiedevamo se c’è da menar scandalo. La risposta a ciascuno dei lettori. L’autarchia del panino non c’entra. Il fatto è che la gestione del bar dell’aeroporto di Cagliari-Elmas è stata affidata a una ditta di tutto rispetto, la “Cremonini Spa” di Modena, amministratore delegato della divisione ristorazione Valentino Fabbian, amministratore delegato del gruppo Vincenzo Cremonini di 39 anni. Un gruppo che ha 4500 dipendenti, ricavi totali per 367,5 milioni di euro in crescita del 9,4 per cento rispetto al primo trimestre del 2002, l’Ebitba ha registrato un incremento del 19,8 per cento.
È un colosso la Cremonini. Con la Marr è leader nazionale nella distribuzione di prodotto alimentari (gli antipasti di pesce che mangiate in quasi tutti i ristoranti sardi sono quasi tutti uguali perché sono tutti Marr). Con la produzione sfodera i marchi Inalca e Montana (carni). Ha una fiorente catena di ristorazione: solo in questo campo ha 2100 dipendenti, serve all’anno 60 milioni di clienti, dal 1990 cura la ristorazione a bordo dei treni, gestisce 76 treni Eurostar che collegano la Waterloo Station di Londra a Parigi e a Bruxelles, serve 37 milioni di pasti all’anno. Insomma, una signora azienda. Con funzionari intelligenti. Quando Sardinews ha chiamato la Cremonini a Modena per sapere come mai, nel bar di Elmas, non c’era almeno un panino sardo, la signora Claudia Zani ha risposto gentilmente: “Stiamo provvedendo, a breve inseriremo anche il panino sardo”.
Grazie? Certo, grazie. Ma l’apologo del panino sardo non è il segnale di un’Isola dove l’economia gira storta? Dove l’abulìa è eccessiva? Il bar di Elmas doveva essere gestito proprio da Cremonini? Se lo avesse gestito Pirarba, Mulas o Mullanu ci saremmo dovuti scandalizzare? E perché Pirarba, Mulas e Mullanu non sono dietro quel bancone? C’è Cremonini che per un panino bolognese fa pagare euro 5,70 e per un panino siciliano euro 5,80. Qui resta lo stipendio del banconiere, il resto vola a Modena. Menar scandalo? No. Evviva questa forma di globalizzazione.

P.S. 3 ..."Tempo fa ero a pranzo in un ristorante in Ogliastra, a 50 metri dal mare, uno pensa, se non si mangia pesce fresco quà, dopo qualche minuto arriva un furgone Marr, apre i portelloni posteriori per scaricare pensate un po, del pesce, ci è arrivato un fetore irresistibile, siamo rimasti allibiti e senza parole"...

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