Re: Depuratori d'acqua

Inviato da  frankad il 24/2/2006 20:22:18
Ciao a Tutti.

Un estratto dall'articolo: LO SCANDALO DELL’ ACQUA QUOTATA IN BORSA

Marzo 2005 - Ares (Altra Ricerca E Solidarietà) 2000

Italia : il boom delle bollicine

L’Italia, ricchissima di fonti, non fa parte, per sua fortuna, di quella parte del mondo che non ha accesso a questo diritto fondamentale. Tuttavia, secondo una ricerca Istat del 2000 era stata rilevata una grave irregolarità nell’erogazione, nel 24% della popolazione del Molise nel 30% in Sicilia e addirittura nel 45% in Calabria. In queste ultime regioni,soprattutto a causa più che della siccità, del cattivo sfruttamento delle falde e delle condotte colabrodo, l’oro blu è diventato oggetto di ricatto da parte delle mafie locali e di sfruttamento da parte delle grosse multinazionali dell’acqua.
Come afferma Riccardo Petrella “la mercificazione dell’acqua, facilitata dal boom delle acque minerali, rappresenta uno dei mali più grossi e insidiosi”.
Per descrivere la situazione occorre senz’altro partire dallo sconcertante primato dell’Italia nel settore delle acque minerali. Gli italiani sono infatti i primi consumatori di acqua minerale non solo in Europa ma in tutto il mondo . Il consumo medio pro capite, che nel 1988 era di 80 litri, nel 2003 si è più che raddoppiato passando a 182 litri, con un incremento pari al 115%. Da notare che nel resto dell’Europa occidentale si è passati da 50,2 litri, sempre nel 1988, ai 103 litri del 2002 con un incremento del 106%. (fonte Beverfood).
Il Made in Italy detiene la posizione leader nel mercato mondiale con 177 imprese e 287 marchi, 11 miliardi di litri imbottigliati di cui 1 miliardo destinato all’esportazione (soprattutto in Canada e America). Calcolando in 0,50 euro il prezzo medio al litro, si ottiene un fatturato complessivo annuo di circa 5 miliardi e 500 milioni di euro pari a circa 11 mila miliardi di lire.

Tra le imprese commercializzate in Italia la S.Pellegrino(gruppo Nestlè), la San Benedetto (gruppo Danone) e la Co.Ge.Di Italacqua coprono da sole i tre quarti del mercato italiano. Ricordiamo che la Nestlè (Svizzera) e la Danone (Francia) sono rispettivamente al n.1 ed al n.2 a livello mondiale tra le imprese di acqua minerale.
La Nestlè possiede più di 260 marche d’acqua minerale in tutto il mondo tra cui figurano Vittel, Contro, Perrier, San Pellegrino, Lievissima, Panna, San Bernardo, Pejo, Recoaro. La Danone possiede invece tra le altre la Ferrarelle, San Benedetto, Guizza, Vitasnella, Boario, Fonte viva ecc. E si pensi che la Nestlè vorrebbe acquistare l’acquedotto pugliese, il più grande d’Europa.
Secondo recenti dati Istat, l’87,2% della popolazione sopra i 14 anni sorseggia acqua minerale. E Mineracqua sostiene che l’80% degli italiani considera l’acqua minerale come l’elemento più sano e naturale, in quanto più pura dell’acqua di rubinetto.
Ma, come specificato nel “Rapporto sullo stato dell’acqua in Italia (Il pozzo di Antonio) a cura di Riccardo Petrella, Presidente del Comitato Italiano del Contratto d’acqua, si tratterebbe di una credenza ingiustificata indotta dalla pubblicità. L’acqua minerale non sarebbe infatti né per definizione né in pratica necessariamente più pura e più sana dell’acqua potabile comune.
A tal riguardo occorre puntualizzare i seguenti aspetti.
1) Essendo l’acqua minerale considerata dal legislatore come acqua terapeutica, è stato consentito (almeno fino al 28 dicembre scorso) a quest’acqua di contenere cinque volte la quantità di arsenico e quaranta volte quella di manganese ammesse nell’acqua di rubinetto. Sostanze che Fao e Oms hanno denunciato sempre come pericolose per la salute per chi beve sistematicamente la stessa acqua minerale senza controllo medico. Un’acqua troppo ricca di arsenico e manganese può forse essere venduta in farmacia ma non certo nei supermercati in sostituzione della tanto bistrattata acqua di rubinetto.
Nel 2003 una serie di inchieste di cui era titolare il procuratore aggiunto di Torino Raffaele Guariniello accertavano, come è accaduto alla Guizza, contenuti di idrocarburi al benzene in quantità 10 volte superiore alla media. Alcune fonti, come è successo alla Fiuggi, vennero chiuse dopo la scoperta di sostanze nocive nelle bottiglie destinate al commercio. In questo clima di scandali il ministro Sirchia, per salvare o non disturbare il mercato, varò in piene festività natalizie (29 dicembre 2003) un decreto che innalzava la soglia di tolleranza per molti degli inquinanti trovati nelle minerali (tra i quali tensioattivi, oli minerali, antiparassitari, idrocarburi) facendo rientrare molte industrie dell’acqua imbottigliata, come per magia, nella legalità. Il decreto consentiva inoltre, per far rientrare nei limiti di legge le minerali con eccesso di arsenico o manganese, di abbassarne le quantità tramite un trattamento di ozonizzazione, ossia tramite l’uso di ozono.Un procedimento che potrebbe dar luogo a sostanze indesiderate, più pericolose di quelle che si intende limitare (i bromati, una di queste sostanze, sono fortemente cancerogeni).

Fuori legge

In applicazione della direttiva europea 2003/40 e con decreto 28 dicembre 2004 il Ministero della Sanità, dopo anni di comportamenti incomprensibili, sembra schierarsi dalla parte dei consumatori, dichiarando finalmente fuori legge a partire dal 1 gennaio di quest’anno tutte quelle acque minerali che superino i limiti di quantità delle sostanze nocive previste per l’acqua potabile comune.
Ben 126 marchi di acque minerali sono state così messe al bando perché non si sono poste in regola con la riduzione di arsenico, antimonio e manganese, ma a quanto pare alcune figurerebbero ancora sui banchi dei negozi, dato che nessuno avrebbe dato ancora mandato ai Nas di imporne il ritiro.

Le Regioni sembrano aver lasciato tutto nelle mani della Provvidenza. E tutti i vertici, aziende sanitarie locali, ministeri e forze dell’ordine seguono il medesimo atteggiamento: “acqua in bocca” (Fonte MDC/Help Consumatori 16.2.2005)
Dal gruppo di minerali fuori legge, fatta eccezione della San Paolo di Roma, mancano stranamente i grossi nomi. Evidentemente i big del mercato, come Danone e Nestlè sono riusciti a presentare analisi tranquillizzanti al Ministero, probabilmente dopo aver tempestivamente effettuato, ove necessario, il trattamento di ozonizzazione. Ciò non toglie che l’intensificarsi delle revoche delle autorizzazioni al commercio sia impressionante e preoccupante. Si deve precisare che l’avvelenamento cronico, dovuto ad esposizione a lungo termine di arsenico attraverso le acque potabili, secondo l’Oms, causa cancro alla pelle, ai polmoni, alla vescica ed ai reni; mentre il manganese oltre la misura consentita, potrebbe incrementare la suscettibilità a infezioni polmonari.
Contro l’allarme lanciato da ambientalisti e dal Contratto dell’acqua, Ettore Fortuna,presidente di Mineracqua, in una intervista al Salvagente, il settimanale che aveva denunciato lo scandalo delle acque minerali ritirate, usava toni tranquillizzanti sostenendo che ogni azienda subisce almeno 300 controlli l’anno senza contare l’autocontrollo. “Noi non avveleniamo nessuno.- precisava Fortuna-L’allarmismo è eccessivo, perché l’Italia ha un patrimonio unico per qualità e quantità di acque minerali, non vedo perché ci dovremmo far male da soli, gettando un’ombra su un intero comparto: se qualcuno ha sbagliato, come la San Paolo di Roma, trovata con un eccesso di manganese, ebbene la sbatteremo fuori dalla nostra associazione.”

Messaggio orinale: https://old.luogocomune.net/site/newbb/viewtopic.php?forum=26&topic_id=877&post_id=12708