Re: ... le sequenze perfette

Inviato da  Calvero il 10/12/2014 12:17:40
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Che John Landis abbia fatto capolavori, cose meno riuscite e boiate totali, sta a dire quanto il genio non è cosa facile da gestire, soprattutto a Hollywood e, proprio per questo, visto ---> per COME Landis ha portato e trasposto sul grande schermo le sue storie, si possono spezzargli lance a favore - una per ogni cazzata che ha fatto.

La finezza di stile, così come Landis l'ha messa in gioco, nel gestire gli stereotipi e le suggestioni anche quelle stereotipate del mondo del cinema, non sono state mai eguagliate da altri autori. In realtà il linguaggio di questo autore, nella sua filmografia, per definirlo in una parola sola, potrebbe essere quello di - inaudito...

... ci sono molti altri autori che sono riusciti a essere inauditi, ma non così a lungo come, certo tra alti e bassi, ha fatto Landis che anche rientra tra i rari che osavano nei generi.

Nella sequenza qui sotto, ricordandoci che siamo nel 1981, la trasformazione del protagonista in un Lupo Mannaro è stravolgente oltre che per gli strabilianti effetti speciali (neanche la CGI di oggi sarebbe capace di trasmettere lo strazio), soprattutto per l'assurda spensieratezza che permea David (nome sia del personaggio che dell'attore che lo interpreta) prima di venire violentato dalla maledizione, perché di questo si tratta...

... il genio di questa sequenza PERFETTA dove a fare da sottofondo è una "canzoncina" dedicata al romanticismo nostalgico della Luna, risiede non tanto nel contrasto che c'è tra la leggerezza del pezzo musicale e la drammaticità viscerale della mutazione; bensì in quello che lì è arrivato a sublimarsi nella visione distaccata che l'autore imprime alle vicende e che non c'è pietà in nessuna direzione; la redenzione è dissacrata, così come è dissacrato l'individuo che subisce la linea di sangue della belva. Colui che subisce l'infezione della bestia è un essere spaesato, in balia degli eventi e di quella parte oscura che lo possiede ... tutto è impersonale.

Mentre nei film dell'orrore in linea generale (nello specifico questo non può essere etichettato facilmente se non a prezzo di definirlo l'unico film dell'orrore) c'è una coscienza anche nel male, che segue in qualche modo i suoi scopi ...

... qui non ci sono scopi, sei un lupo mannaro, sei fottuto, devi suicidarti e senza neanche avere la certezza di ciò che ti sta accadendo, non hai mire e non c'è distinzione, è solo il caso a decidere chi dovrà rimanere dilaniato sotto le tue zanne...

... solo nel finale, secco, asciutto, a-morale, veloce e dopo un'altra sequenza magnifica in Piccadilly Circus, dal montaggio ineccepibile, dove il panico viene seminato nella pubblica piazza...

... ecco che il Mannaro/David, forse, in un barlume di consapevolezza si lancia feroce davanti l'innamorata e viene ucciso dalle fucilate della polizia; il tempo di rivedere il corpo umano di David ri-apparire da quella mutazione, e i titoli di coda decollano impertinenti spezzando la terribilità dell'atmosfera insieme alla leggerezza del pezzo musicale dall'aria goliardica, ancora a ricordare che probabilmente, se mai si vivessero cose tanto terribili, tutto sarebbe semplicemente contraddittorio e guidato da un senso di impotenza che solo lo stupefacente (forse l'unico) Humor Nero di Landis sa esprimere.


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