Vassalli e Malfatti erano entrambi nel giro di Howard, ma il loro rapporto con Palazzo Caetani era molto più antico e risaliva al tempo della guerra. Nell'ultimo conflitto, infatti, erano tutti e due in contatto con Raimondo Craveri. E lavoravano con Peter Tompkins, che aveva la sua base segreta proprio in quell'edificio: Malfatti come capo di un piccolo apparato d'intelligence, da lui creato, e Vassalli come capo partigiano, incaricato di organizzare la liberazione dal carcere nazista di prigionieri politici, tra i quali due futuri presidenti della Repubblica, Giuseppe Saragat e Sandro Pertini. Giuliano e Franco sono, infatti, i principali protagonisti di Una spia a Roma di Tompkins.In quel libro di memorie, tra l'altro, è raccontato un episodio del 1943, che può fornire qualche suggestione a questa ricostruzione: "Cervo mi fece salire i gradini che portavano alla terrazza; da qui, per un corridoio tortuoso, mi condusse in una piccola camera da letto ove, spostato un comodino, apparvero i contorni di un pannello segreto largo circa quaranta centimetri e alto atrettanto. Lo aprì e si cacciò dentro carponi... Varcato il pannello mi trovai in una piccola camera da letto dove tutte le porte erano state murate e coperte di carta da parati e l'unica finestra era celata da pesanti tendaggi... Quella stanza così ben nascosta all'ultimo piano di Palazzo Antici-Mattei doveva servire come rifugio temporaneo per i prigionieri liberati dalle carceri tedesche in attesa di poterli instradare verso la salvezza". Vassalli, arrestato anche lui dai nazisti e condannato alla fucilazione, fu salvato solo grazie all'intervento di Pio XII. È significativo che Moro in ben due lettere dalla prigionia, una alla moglie, una a Paolo VI, avesse ricordato due volte quell'episodio, come a suggerire di utilizzare le stesse modalità per la propria salvezza. Anche il padrino di Tompkins era ministro britannico presso Sua Santità, e lo zio di Malfatti era rappresentante presso la Santa Sede dei Cavalieri di Malta. Di lui e delle sue larghe amicizie nella nobiltà romana si serviva il nipote per il piccolo servizio di informazioni, collegato al Partito socialista, da lui costituito dopo l'8 settembre 1943.
Forse, a Palazzo Caetani, c'era una stanza segreta che avrebbe dovuto accogliere anche Moro, ormai "instradato verso la salvezza".
Da lì, sarebbero finalmente venuti a prelevarlo con un'automobile a cortine chiuse e targa diplomatica, magari dei Cavalieri di Malta, e sarebbero corsi a portare a Paolo VI l'"uomo buono e giusto", l'agnello che per questa volta non sarebbe stato sacrificato.
E, invece, Moro fu fatto entrare nel bagagliaio di un'altra vettura: la Renault rossa.
Qualcuno aveva tradito i patti.
Una voce era uscita dal coro.
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