Midnight in Paris - amore e tempo

Inviato da  Calvero il 21/12/2011 2:26:11


Si combatte realmente soltanto per due cose. La verità e la fuga. A implodere e ad esplodere nel cuore degli uomini è soltanto questo. Il resto è abitudine, spettacolo, bugia. Questo il mio pensiero sulla vita.
________________


Woody Allen inizia questa pellicola con i suoi soliti sotterfugi, quelli che a chi è smaliziato non possono sfuggire, oramai. In buonissima parte sono un estimatore del suo cinema (e anche del suo sguardo sul mondo) e proprio lì dove lui ha saputo innovare il linguaggio dei personaggi in celluloide, proprio lì si accomoda troppo spesso sui meccanismi che ha saputo affinare fino al momento, come in questo caso, che gli stessi passano il punto di non ritorno e diventano scorciatoie, sotterfugi.

I personaggi di un cineasta, intesi come concetto, si ripetono, si sà. E tanto più un film è d'Autore, tanto più si rischia di ritrovarli fotocopiati nelle sceneggiature. Vecchia storia. E anche affascinante a volte, ci mancherebbe. D'altronde è Arte.

Poi le luci si spengono. Inizia la favola.

Il gioco, il coraggio, il dilemma : - cos'è quella cosa che "annulla" e mette al suo posto il tempo? qual'è quell'alchimia, quell'atto coraggioso, per quanto semplice, che ci unisce e ci rende eterni? cosa deve vivere il nostro pensiero, cosa deve incontrare la nostra mano per rivelarci il senso di tutto?

Più che di personaggi veri e propri in sé, creati di volta in volta dai suoi Copioni, per il buon Woody si tratta più che altro di incastrare psicologicamente i protagonisti nelle collaudate dinamiche del suo "YIN e YANG" filosofico. Per pochi Registi il Cinema è veramente un "mero" MEZZO come per Woody Allen:

- e cosa di meglio allora ? ... se non un discorso filosofico esistenziale (nel senso nobile del termine) che si dipana, che sboccia, che si schiude attraverso i contrasti e la storie d'amore di un uomo. Di una donna.

Ma siamo felici. Il FILM merita.
Questi sotterfugi soliti di Allen, si sublimano in una tavolozza di bell'epoque come rugiada al sole, per andare a dipingere un atmosfera che di lì a poco comincerà a toccare il respiro poetico del film, portandoci, piano e in maniera leggiadra, in una favola delicata. Ma se delicato è il modo in cui si entra in una storia ai confini della realtà, non certo delicata è la lezione filosofica che l'autore ha deciso di mettere sulla bilancia dell'esistenza; di come essa è percepita tra le pagine del Tempo; di come essa viene mortificata attraverso la frustrazione in cui vogliamo osservarci NOI medesimi, nel Presente, come fossimo a tutti gli effetti un errore vivente, se pur mascherato in mille modi diversi e infantilismi vari. Così invece di attraversare le nostre possibilità, costi quel che costi, con coraggio; sfruttare i nostri potenziali; ci arrendiamo al gioco nostalgico che più è affine e comodo ai nostri sensi, alle nostre passioni, alle nostre arti. Una scusa. A volte fatale. L'autoinganno per antonomasia:- vivere una vita dentro un'altra vita...

.. e se per il nostro protagonista è la possibilità di vedere manifestarsi (e visitare) epoche che furono, con i loro protagonisti più eccelsi che lui essendo uno scrittore, ama (da Fitzgerald, a Picasso, a Hemingway, e molti altri...); personaggi che hanno segnato la nostra storia ma anche i nostri sogni, leggendo delle loro gesta, delle loro idee, delle loro poesie, cercando in qualche modo di raggiungerli e forse in qualche modo troppo vivi in noi ... sono certo che anche per ognuno di noi c'è un'utopia fuori posto ad attenderci (e, attenzione, non sono i sogni), utopia che è fatta della stessa immateriale sostanza del tempo: suadente come una Sirena. Pericolosa, come una Sirena.

Il gioco in celluloide è bello, è magico, come magistrale è la sequenza al tavolino di un Caffè Parigino del tempo che fu', dove il protagonista seduto con, tra gli altri, anche il Maestro LUIS BUNUEL, candidamente rivela che lui, sì, viene dal futuro. Ma ai Maestri presenti al Caffè e inconsapevoli (tra cui anche Salvador Dalì) la cosa non li stupisce neanche un po': - "cosa ci sarebbe di strano?" - affermano serenamente. Allora il nostro scrittore esordisce: - " eh già, voi siete surrealisti ....". Geniale. Punto.

Come geniale è il ribaltamento che la storia mette in atto, dando allo scrittore la possibilità cruciale di rivedere in una sorta di specchio la stessa magia capitata a lui. E proprio un altro personaggio, inaspettatamente, così, colpisce, insegna e lacera l'ultima speranza di poter credere che la magia possa essere soltanto una cosa dolce, quando può anche portare in superficie le debolezze e quelle nostalgie che, per quanto importanti e passionali, sono un esame di coscienza non da poco.

Sarà comprensibile, allora, come queste debolezze possono farci perdere in un "tempo" non più nostro, al punto di trasformare i sogni stessi in negazione?

Ma se il sottaciuto, se il non detto, se il messaggio più profondo, quel che è tra le righe della storia raccontataci, quella caustica e fredda disamina dell'essere umano che non sa vivere il suo tempo e proprio in ragione della sua sensibilità, della sua intelligenza, della sua poesia, è senza sconti ...

... la superficie di questa commediola invece, i suoi sogni, il lato delicato di ogni favola in celluloide, quella sostanza immateriale che profuma di anima, che sa farsi amare anche ferendoci e sempre come bimbi a indicare le stelle, allora ci dice della forza. Del gioco. Del coraggio.

«Quando la mano di un uomo tocca la mano di una donna, entrambi toccano il cuore dell'eternità».

______________________________________

Messaggio orinale: https://old.luogocomune.net/site/newbb/viewtopic.php?forum=36&topic_id=6718&post_id=210560