Alla pecorina è più buona la cocaina (VM 18)

Inviato da  Calvero il 28/1/2014 1:18:20
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Sinceramente, durante la visione, non ho capito bene se la cocaina gliela soffiava direttamente nel sedere o la sniffava dal buchetto sacro della signorina presa e persa nei deliri più lascivi e oltraggiosi. Ma si sa, un uomo allupato è un uomo allupato, non ce n'è per nessuno.

ALLUPATO ci sta tutto come termine, visto che nel titolo la metafora è valida IN OGNI senso. Buona visione



Una riflessione mi è nata mentre ruminavo nel mio stomaco l'ultimo film dell'altalenante Mister Martino e il suo feticcio Leonarduccio. Il film tratteggia e racconta una spietata cavalcata del mondo D'O'BISENISSE", come direbbe in maccheronico un italoamericano mentre sbava su sogni di ricchezza e successo ...

... in realtà, pensavo a uno spartiacque; The Wolf of Wall Street mi ha sussurrato nelle orecchie del cambio di una guardia tra epoca e epoca; dove da SESSO DROGA AND ROCK AND ROLL si è passati a SESSO DROGA AND BUSINESS. Una volta erano le chitarre elettriche che correvano alla velocità della luce a portare nei deliri di potenza l'uomo, mentre sfioravano le fiamme dell'inferno con voci come quelle di una locomotiva femmina alla JOPLIN o dagli echi di mistiche montagne nebbiose (cit. per chi la indovina) come quella di PLANT ...



.... proprio così, mentre le bacchette mostruose di MOON sfasciavano Gran Casse e intere catene di Alberghi, mentre le dita impazzite di HENDRIX facevano sesso col manico delle chitarre e le GROUPIES mettevano la figa al servizio dell'immaginazione e di chi la cavalcava, tutti come PELLEROSSA senza più la loro Terra che precipitavano nelle praterie con URLA che mai più nessuno potrà ascoltare ...



... la RABBIA della natura contro il Mondo Storto che avanzava, fagocitando tutto.

LA TRASFORMAZIONE DEL LUPO IN "LUPO"

Scorsese strappa dall'album dei ricordi di questo pianetucolo una fotografia degli anni "80 più vera che mai. Una fotografia oltraggiosa ma vera.

Ci sono due motivi per cui questo Film andrebbe visto.

Il primo, perché riporta nella nostra memoria in maniera esemplare chi siamo capaci di essere. Questo mi sento di dirlo SENZA riserve;

Il secondo, perché è Cinema con la "C" maiuscola. Però questa seconda parte è carica di molte riserve, perché fondamentalmente il film nel suo complesso mi ha deluso.



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Mi ha entusiasmato molto e mi ha deluso molto. Mi ha entusiasmato Scorsese e mi ha deluso, mi ha entusiasmato Di Caprio ma è ancora pari a Philip Seymour Hoffman, non ha fatto alcun balzo quantico. Il suo personaggio è votato all’eccesso; lui è calato nel personaggio, senza sé e senza ma, questo è di là di ogni dubbio. Ma appunto è un personaggio che di là dell’eccesso, ha offerto un ruolo la cui sceneggiatura ha tagliato la psicologia con l’accetta. Soltanto il Ray Liotta di “QUEI BRAVI RAGAZZI” era superiore come profondità. Ma anche ne "LA STANZA DI MARVIN" ha dato di più, molto di più. Ma anche in un film certamente minore rispetto a questo, come “PROVA A PRENDERMI”, Di Caprio ha dato molto di più. TRE ore di film tutte su di lui e la sua furia non è che aumentano la profondità della recitazione, perfettamente misurata quanto perfettamente standardizzata su di una precisa frequenza.

Come invece non lo era il personaggio di De Niro in “CASINO”, ma anche il Joe Pesci di “CASINO”. Personaggi molto più profondi di questo Belfort (nome del protagonista, che esiste: è una storia vera, sticazzi).

Alle sue altezze, Di Caprio, diciamo che ha vinto facile. Il grande merito che gli dò e non è poco, è il coraggio di essersi messo a nudo in un ruolo umiliante e degradato senza riserve, gli fa onore.

Non mi sento di gridare al miracolo, mi spiace. Manco per niente. Se devo gridare al miracolo, allora lo faccio in una precisa prospettiva, cioè: - che con tanta merda che c’è in giro, meno male che Scorsese e Di Caprio riescono a fare Cinema con la "C" maiuscola.

Scorsese ha raggiunto un controllo della regia stupefacente, nulla gli sfugge più. Ma allo stesso tempo ha riciclato "QUEI BRAVI RAGAZZI" e "CASINO" insieme, notevolmente superiori a questo Lupo di WALL STREET. C’è tanta carne al fuoco e stordisce, così come molte sequenze rimangono impresse nell’anima .. molte sequenze, ma non il film. A me il film non ha conquistato.

Scelta pessima la bionda super-gnocca moglie di Di Caprio, di là di saper fare la “Gatta in calore”, non è stata per niente all’altezza del DUETTO. Scorsese ha cannato ed è colpa sua, non può sbagliare a dare certi ruoli, cioè da protagonisti. La sequenza in cui litigano in camera, quella dei bicchieri d’acqua (per chi l'ha visto), è sceneggiata in maniera fantastica. Il problema è che sembra di vedere Laurence Olivier e Manuela Arcuri ... una scena magnifica andata alle ortiche. Non solo quella. Non mi è piaciuta la scelta dello Yatch che affonda; forzata e con tanto di balletto sulle note di Umberto Tozzi (che non ho nulla contro la leggendaria “Gloria” sia chiaro), pacchiana e stonata, per nulla in linea con la tragicità, anche per uomini come il Belfort che poteva comprarsi elicotteri come noi caramelle.

Ma per la vostra felicità, diamo al Lupo la sua Pecorella. Bbbona visione (niente sogni bagnati stanotte, mi raccomando).




Grandissima la parte di Matthew McConaughey, breve ma intensa, come si dice in gergo, grandiosa, ma che se lo ricordi: non bastano cinque minuti per rifarsi una verginità, lui ha fatto una carriera intera basata sul nulla e adesso che è stato messo alla frusta da Scorsese, evidentemente ha dato l’anima. Complice il fatto che in quel periodo stava molto male di salute e quindi gli è andata da Dio per scendere in una parte carismatica e consumata. Vediamo se sprecherà tutto.

Bravo il ciccione, co-protagonista. Niente di più. Nella sequenza in cui si sta per strozzare (sempre per chi l'ha visto) siamo al minimo sindacale, e Di Caprio è mostruoso. Non fosse per i rallenti pazzeschi di Scorsese che nascondevano – amplificandola – la recitazione, altro che bravo.

Ho preferito di più altri personaggi minori. Il Banchiere svizzero ad esempio, la prima moglie di Di Caprio, una parte sottovalutata, ma delicatissima, quando litiga con lui dopo che l’ha scoperto tradirla, si mangia anche Di Caprio per delicatezza e sfumature; l’Agente dell’FBI che lì, veramente, con brevissime apparizioni ha dato molto di più di tanti altri ed è riuscito a tenere a bilancia la tensione.

Nell’insieme il film è pazzesco, ma ecco .. a proposito di pazzesco, se no qualcuno pensa che il titolo sia una mia deliberata interpretazione ..



... dicevamo? ..


... ah sì! ... manca la cosa più importante. Andando verso il finale, il film si stira, si appiattisce, si assottiglia. Per questo Scorsese non ha scusanti, non lo ha fatto in Departed (anche se un film minore) non lo ha fatto in CASINO, non lo ha fatto con QUEI BRAVI RAGAZZI e non lo ha fatto con RAGING BULL … tutti film notevolmente maggiori che parlano sempre della parabola umana che fa i conti con le ambizioni più brucianti; parabole di cui lui è gran maestro; ascesa e discesa, paradiso e inferno e chi più ne ha, più ne metta ...

.. qui Scorsese ha mostrato di osare dove altri registi non osano più, questo è vero, a volte sembrava di essere in CITIZEN KANE. Ha osato molto: - fare guardare Di Caprio in camera e parlare col pubblico quando meno te lo aspetteresti, stravolgere la consapevolezza degli spettatori, mostrare la verità della sessualità come esercizio del Potere e come Fuga dalla coscienza; dire dell’eccesso senza moralismi, alternare i dialoghi con Voce-Off in maniera inaspettata, far sentire i pensieri dei protagonisti mentre dialogano, dicendo a noi spettatori quello che veramente pensano, contrario a quello che stanno dicendo agli altri personaggi (anche se questa cosuccia è già usata in Annie Hall di Allen) …

… insomma, Scorsese ha raggiunto la padronanza TOTALE del mezzo, la padronanza totale di cosa lui intende con Arte Cinematografica, portando gli elementi tragici a cozzare con quelli grotteschi, ma il Film è sbilanciato, privo di una direzione artistica all’altezza. Soltanto la Sharon Stone di “CASINO” si mangia metà di questo film in quanto a bilanciare la parte del protagonista.

Il problema, paradossalmente, è proprio Di Caprio, quasi un mostro che catalizza tutto il film su di Sé, ed è pericoloso confondere le cose. Il film è il film, Di Caprio è Di Caprio. La fusione di questi equilibri a mio avviso è mancata.

Non è mancato però lo spettacolo, un'ORGIA letterale e metaforica, un caleidoscopio di questo mondo storto, dove alla fine ti chiedi quanto chi ha la possibilità non debba sfruttarlo, pena rimanere grigi figuri persi nella rete della mediocrità.

Verso la fine del film è significativa la parte dello sbirro: il ligio e integerrimo agente dell'FBI che ha dato la caccia a questo "Broker borderline e intelligentissimo" (appunto Belfort) che si troverà seduto nella metro con tanti "manichini" più o meno come lui, riflettendo sulle parole che la sua preda gli aveva ricordato e vedendosi, se pur onesto, perso in un mondo senza cuore e su binari fini a se stessi.



Denaro, SOLDI, MONEY ...MONEY ... MONEY ... MONEY ... MONEY

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