Re: Diritto al burka

Inviato da  Makk il 27/9/2010 18:49:52
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Makk: Prima bisogna dimostrare che il burqa leda la parità

flo: Che il burqa leda o meno la parità credo sia un problema connesso unicamente al significato di “parità”.

Non "unicamente".
Nella fattispecie non era il mio pensiero.
La questione non era relativizzata al "intendiamoci su che vuol dire parità". Se non si è d'accordo sul significato di parità e lo si sposta troppo in là (a una vera parità in senso libertario, per esempio), si corre il rischio di piano inclinato che mi imputava pispax.

La mia era invece una questione social-giuridica: per sostenere una necessità legislativa basata sulla parità dei diritti c'è da dimostrare che ci sia un "torto da riparare".
Si parla quindi di relativizzare ma rispetto al significato di parità occidentale (quello legislabile).
Francamente io la vedo come una forzatura giuridica. Un comportamento individuale non è competenza del giudice finché non se ne dimostra la lesività.
Se questa lesione si accerta caso per caso si parlerebbe di sanzione a fine di processo.
Se questa lesione è permanente sic et simpliciter si legifera condannando il comportamento una volta per tutte: ma è una cosa gravissima, che si fa per comportamenti inequivocabilmente lesivi. Per esempio i crimini. Ma qui non ravvedo gli estremi.*

infatti, oltre a non accettare per dimostrata sempre e comunque la dis-parità della donna coperta da burqa, chiedo dove siano gli elementi di analisi che permettono di determinare che questa dis-parità sia sanabile per mezzo della compressione di un comportamento non cruento.
In altre parole: violare la liberalità e il garantismo in nome di quale gravissimo reato e con quali risultati (almeno come previsione nell'applicazione della norma)

Citazione:
Siamo d’accordo: l’uso del burqa lede sicuramente la libertà, ed è sicuramente un simbolo di possesso e di reclusione.
Ed è fortemente necessario che le donne se ne liberino.

Questo è un problema morale, non giuridico.
E, proprio moralmente, è del tutto necessario che le donne si liberino del burqa a seguito di una battglia culturale, non politica (nel senso di politica parlamentare calata dall'alto).
E se la battaglia culturale investe il versante giuridico è solo perché è dilagata nella società e nella mentalità. E' l'ultimo step. La sanzione della vittoria culturale.
(il divorzio lo introduci quando l'adulterio non è più reato nella mente della maggioranza del popolo, non lo imponi in punta di baionetta o di codicillo a delle persone che non lo sentono ancora come proprio).

E' vero che su questo siamo d'accordo, ma ci tengo a distinguere i due piani:

1] perché non approvo il burqa è una cosa
moralmente non mi da alcun problema riconoscere la valenza oppressiva del burqa

2] perché non approvo la legge contro il burqa è tutt'un'altra faccenda
la valenza oppressiva è assai poco rilevante sul piano culturale (mio di occidentale), figuriamoci su quello giuridico: non riconosco la gravità culturale nel come le donne islamiche vivono il burqa (la mia sensibilità di occidentale non è molto rilevante rispetto al privato di una donna islamica), a maggior ragione non ravvedo urgenza e gravità tali da legiferare in materia: è una legge politicizzata e politicizzante, molto poco seria giuridicamente, tanto è vero che devono appellarsi a minchiate di ordine pubblico per darne ragione rispetto al corpus delle loro leggi.

Aggiungo che per me il dibattito etico-morale burqa-sì/burqa-no è abbastanza poco proficuo (ripeto: PER ME - opinione - mio sentire). Le posizioni sono inconciliabili. Ci tengo solo a distinguere il piano morale da quello culturale e da quello giuridico.

Come puntualizzo e distinguo con Pispax in materia (vedi colonialismo), così faccio con te



*intendiamoci: ci sono altri esempi di come le leggi sono indifferenti al sentire del popolo sul quale vengono imposte.
Un esempio eclatante è la legge sul Copyright, che impone sanzioni da migliaia di € o di $ al ragazzino che scarica gli MP3: culturalmente non è davvero in grado di capire la gravità del suo atto (pericolosità sociale che infatti è assai ardua da dimostrare, per non dire inesistente).
Addirittura i francesi (e presto noi italiani) permettono, in nome della difesa del copyright, di bypassare la magistratura e consegnare "le chiavi delle celle" (la facoltà di irrogare sanzioni) alle major e alle telcomm.
Ma quelle leggi sono appunto dei mostri giuridici, generati dal sonno della ragione politica drogato dal loto del profitto.
Idem sulla marijuana.

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