Re: Zeitgeist (religione, guerra, economia, controllo globale)

Inviato da  Descartes il 21/9/2008 21:00:14
Citazione:

Pausania ha scritto:

Abbiamo i traduttori ebrei che traducono la Bibbia in greco in età ellenistica, la cosiddetta Bibbia dei Settanta, che traducono con "volto radioso/raggiante".


La Bibbia dei 70 è tutto tranne che un testo affidabile. Fu criticata dagli stessi ebrei e considerata una interpretazione arbitaria e libera del testo originale, piena di errori:

[...] In alcuni casi però la Settanta traduceva in modo estremamente libero il testo originale. Data la quasi totale ignoranza della lingua ebraica, numerosi furono pertanto gli abbagli presi, peraltro in buona fede, dai primi cristiani.[...]

[...] Il mondo ebraico reagì comunque duramente alla lettura cristiana delle profezie e sconfessò la traduzione dei Settanta, che solo due secoli prima aveva mostrato di gradire. Nella riunione di Iamnia (90 dopo Cristo) gli ebrei fissarono il canone ufficiale della Bibbia, bocciando come eretici i libri contenuti nel Nuovo testamento e bollando come apocrifi alcuni libri scritti in lingua greca e contenuti solo nella versione dei Settanta.

Nacquero così numerose revisioni greche della Settanta, grazie all’opera di alcuni ebrei eruditi (Aquila, Teodozione e Simmaco), particolarmente versati nello studio delle Scritture e grandi conoscitori della lingua ebraica. Queste versioni, pur molto precise ed accurate, nascevano però con chiari intenti polemici anticristiani e risultavano realizzate da veri e propri apostati, cioè da uomini che avevano rinnegato Cristo per tornare all’ebraismo. San Gerolamo espresse concisamente le caratteristiche di queste versioni affermando che Aquila cercò di rendere parola per parola, Simmaco tentò piuttosto di dare il senso, mentre Teodozione non si scostò molto dalla Settanta.[...]


fonte:
PROBLEMI LASCIATI APERTI DALLA SETTANTA

Citazione:

Allora, Aquila non era ebreo. Era un gentile, prima convertitosi al cristianesimo, poi pare abbia avuto problemi con il cristianesimo perché praticava l'astrologia pagana e si è quindi convertito all'Ebraismo.


La vogliamo finire di cercare di screditare Aquila? Capisco la critica che fai, ma la sua unica colpa era quella di non aver supportato la falsa e propagandistica traduzione della Bibbia dei 70, traduzione che era stata fatta con lo scopo di distorcere il reale significato della Bibbia ebraica per far credere che il mito di Cristo fosse stato profetizzato in essa, e per far sembrare la nuova religione cristiana compatibile il vecchio testamento. Per questo gli apologisti cristiani, come Epifanio di Salamina, lo attaccarono tentando di screditarlo.

I fatti sono che la traduzione di Aquila fu la prima ad essere accolta favorevolmente anche dai più ortodossi rappresentanti dell'ebraismo proprio per la sua accuratezza:

[...] [12] La tradizione rabbinica concorda con quella cristiana nel qualificare Aquila come un proselito ebreo, discepolo di rabbi Eliezer e di rabbi Joshua (o, secondo alcuni, di rabbi Aqiba). La sua traduzione delle Sacre Scritture venne accolta con enorme entusiasmo anche dai rappresentanti più ortodossi dell’ebraismo, che si congratularono con Aquila ricorrendo addirittura alle parole del Salmo 45 (Tu sei il più bello di tutti gli uomini). Vedasi, a tal proposito, Talmud di Gerusalemme, Megillah, I, 9-11.[...]


[...] Aquila[11] è conosciuto per essere stato un grande matematico, un valente architetto ed un profondo conoscitore delle Sacre Scritture. Di origini pagane, studiando l'Antico ed il Nuovo Testamento, si convertì giovane al cristianesimo ma, in età matura, abbandonò la fede per abbracciare l'ebraismo.

Secondo Epifanio di Salamina (315-403) l'apostasia di Aquila sarebbe conseguente alla forte simpatia verso le arti magiche e l'astrologia (condannate dai cristiani ma segretamente coltivate dalla cabala ebraica), mentre secondo altri la scelta di Aquila sarebbe stata determinata dalla difficoltà di inquadrare la figura di Gesù Cristo nel monoteismo ebraico.

Originario del Ponto, visse tra il I° ed il II° secolo e si occupò di grandi progetti. L'imperatore romano Adriano (col quale era probabilmente imparentato) gli commissionò un interessante studio per la ricostruzione del tempio di Gerusalemme ma, per quanto è oggi dato di sapere, il lavoro non fu mai tradotto in pratica. Egli portò invece a termine, verso il 130 dopo Cristo, un'autorevole traduzione della Bibbia, di cui abbiamo notizie sia dai padri della chiesa che dalla tradizione ebraica. Aquila tradusse il Vecchio Testamento in greco e contrappose alla libertà ed alla creatività della Versione dei Settanta una fedeltà assoluta e talora un po' pedante al testo originale. La traduzione di Aquila, basata sul canone giudaico di Iamnia (90 dopo Cristo), fu comunque accolta positivamente dagli ambienti ebraici e venne spesso menzionata nel Talmud[12].

Origene (185-254), Eusebio d'Emesa (295-360) e Gerolamo (347-420), pur criticando la versione di Aquila perché molto letterale e servile, ne apprezzarono l'esattezza scrupolosa. Ireneo (140-200) ed Eusebio di Cesarea (265-340) - pur citando Aquila per la traduzione di Proverbi 8,22 e di Salmo 45,6 - sottolinearono invece lo spirito critico di tale opera. Aquila aveva infatti sostituito la parola (χριστος) kristos con il sinonimo greco (ήλειμμένος) eleimmenos in vari punti chiave del Vecchio Testamento (Salmo 2,2; Salmo 44,8; Isaia 61,1), spesso citati dai cristiani per dimostrare che Gesù è il Cristo di Dio. La versione di Aquila è poi spesso ricordata anche perché - in alcuni manoscritti (Aq Burkitt 1897 e Aq Taylor 1900) - conserva il tetragramma in caratteri paleoebraici. L’unica preoccupazione di Aquila sembrò comunque quella di rispecchiare con assoluta esattezza il testo ebraico, parola per parola, con i suoi idiomi, le sue iperboli ed i suoi modi di dire. Egli cercò anche di mantenere nel testo greco lo stesso numero di parole, gli stessi tempi e modi verbali, le stesse costruzioni sintattiche presenti nel testo ufficiale ebraico. La versione risultò evidentemente sgrammaticata e astrusa ma costituì un calco fedele del testo ebraico: oggi perciò rimane un utile strumento per la ricostruzione del testo premasoretico.

L'imperatore Giustiniano I (482-565) proibì la diffusione dei libri del Talmud[13] perché ritenuti irriverenti nei confronti dei cristiani ma autorizzò la lettura della Bibbia di Aquila nelle sinagoghe. Le versioni greche di Aquila, Simmaco e Teodozione diventarono così per vari secoli i testi ufficiali dell'ebraismo, in chiara polemica con la versione dei Settanta, ormai recepita dalla chiesa come il più autorevole testo greco delle Sacre Scritture. Oggi della versione di Aquila sono purtroppo rimasti solo pochi frammenti, soprattutto dopo la stabilizzazione del testo ebraico da parte dei masoreti (Codice del Cairo, Codice di Aleppo, Codice di Leningrado), avvenuta verso l'anno mille.

fonte: PROBLEMI LASCIATI APERTI DALLA SETTANTA

Citazione:

Il brano che riporti tu, poi, dice altro da quello che tu vuoi far credere. Innanzitutto ci informa che sia la tradizione che gli studi attuali (ebraici) sono divisi sul modo di tradurre quella parola. Poi conclude dicendo che "I side with the majority - though the majority, of course, is not always right. The reason: Hab 3:4, in which the parallelism suggests that קרנים refers to ‘rays’ of light. Based on that usage of the noun, I would suggest that the verb קרן in the qal stem means, in Exodus 34:29, 30, 35 ‘the skin of his face let out rays [lit., horns].


Nei brani che ti ho riportato si dicono tante cose, ma due punti sono chiari:

1 - In altre parti della Bibbia la stessa parola è tradotta con "corna"
2 - la traduzione letterale del pezzo è ‘the skin of his face let out rays [lit., horns] ovvero "dalla pelle della sua faccia uscirono raggi [letteralmente = corna]", e non essendoci presente alcun "di luce", la traduzione letterale tra parentesi quadre, cioè "corna", così come fu fatta da Aquila ed approvata dagli ebrei del tempo, è chiaramente la più probabile.
Specie considerando che non stiamo parlando di un passaggio minore della Bibbia, ma del passo chiave di tutto l'ebraismo, del suo principale profeta, Mosè, e del fatto che assegnargli delle corna è qualcosa che un erudito ebreo come Aquila non avrebbe mai fatto se non fosse stato noto nel mondo ebraico che Mosè avesse le corna. Era anzi la traduzione dei 70 che aveva palesemente cancellato questo riferimento chiaramente troppo "pagano" per i loro scopi propagandistici, scatenando infatti le critiche della comunità ebraica dell'epoca.

Citazione:

C'è poi la Jewish Encyclopaedia, che afferma, alla voce "Horns of Moses":

Owing to the representations of the old painters and sculptors, it has become a wide-spread belief that Moses, when he came down from Mount Sinai with the tables of the Law, had two horns on his forehead. This strange idea, however, is based upon a wrong interpretation of Ex. xxxiv. 29, 35, ("And behold the skin of his face shone"), in which means "to shine" (comp. Hab. iii. 4, = "brightness was on his side").

The old translations give = "shine," with the exception of Aquila and the Vulgate, which read "his face had horns." This misunderstanding, however, may have been favored by the Babylonian and Egyptian conception of horned deities (Sin, Ammon), and by the legend of the two-horned Alexander the Great (see the Koran, sura xviii. 85).


L'enciclopedia ebraica nasce nel 1902 come reazione di contropropaganda alle critiche mosse nell'800 da numerosissimi testi di studiosi dell'antico egitto (in quell'epoca riscoperto archeologicamernte) che accusavano i miti biblici di essere copiati da quelli egiziani e babilonesi (cosa verissima!). E' quindi normale che faccia il suo lavoro: ovvero negare l'evidente identità tra Amon, Sin e Mosè, etc.. tutte divinità astroteologiche che rappresentavano il Sole nell'Era dell'Ariete.

Cerchiamo di vedere le cose nel contesto storico, e capire quanto potente fu l'opera di disinformazione e controinformazione messa in atto dalle religioni nel corso dei secoli. Quella delle corna di Mosè è solo una goccia in un oceano di riferimenti pagani e astrologici che praticamente inondano ogni pagina dei testi religiosi e che guarda caso furono lentamente "purgati" o "giustificati" nel corso dei secoli con le più articolate scuse, ma che se si va a scavare si scopre sempre che in origine c'erano eccome.

Ma la verità è dura da cancellare: nelle Antichità Giudaiche (III, VIII, 7), lo storico ebreo Flavio Giuseppe (30-100 d.C.) scrive:

[...]E quando [Mosè] ordinò dodici pani per essere messi sulla tavola, egli simboleggiò l’anno, diviso in altrettanti mesi. Dividendo il candelabro in settanta parti, egli segretamente intendeva i Decani, o le settanta divisioni dei pianeti; e come le sette fiamme sul candelabro, esse si riferivano alle orbite dei pianeti, delle quali questo è il numero…. E per le dodici pietre, sia che noi le interpretiamo come i mesi, o che le interpretiamo come il numero dei segni di quel cerchio che i Greci chiamano Zodiaco, non dobbiamo fraintendere il loro significato.[...] fonte: "Who was Jesus", D.M. Murdock

Certo, magari tu mi dirai che Flavio Giuseppe essendo un ebreo voleva magari inquinare le prove come Aquila ( ), peccato che il patriarca della Chiesa Clemente di Alessandria (in Stromateis, VI) descrive il copriabito Hoshen alla stessa maniera:

[...] Le dodici pietre, disposte su quattro righe sul petto, descrivono per noi il cerchio dello zodiaco, nei quattro periodi dell’anno.[...] fonte: "Who was Jesus", D.M. Murdock

Quindi abbiamo i due oggetti più sacri dell'altare e dell'abito sacerdotale ebraico, il candelabro e l'hoshen, che sono null'altro che riferimenti astrologici:

Il candelabro ebraico (Menorah)


Le 12 pietre del copriabito Hoshen




E si potrebbe continuare...

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