Re: Zeitgeist (religione, guerra, economia, controllo globale)

Inviato da  sitchinite il 7/12/2008 23:35:55
TALLO

Si tratta probabilmente della prima testimonianza non cristiana storica su Gesù che ci è pervenuta. Tallo era uno storico romano, o samaritano. I suoi scritti risalgono al 52 d.C. e sono andati tutti perduti. Oggi abbiamo soltanto alcuni frammenti presenti in altri autori che lo citano. Tallo scrisse una storia universale cominciando dalla Guerra di Troia fino a suoi giorni. In questa opera, lo storico romano parlò di Gesù Cristo e in particolare cercò di spiegare in senso razionale l’oscurità che scese su tutta la terra al momento della crocifissione, sostenendo che questo fenomeno fu dovuto ad una eclisse solare. Questo lo sappiamo da Giulio l’Africano (170-240 d.C. circa), autore cristiano, che riporta, criticando, quanto scritto da Tallo.

"Tallo, nel terzo libro della sua Storia, definisce questa oscurità un’eclisse solare. Questo mi sembra inaccettabile. “

Anche un autore greco Flegonte di Tralle (II sec.) cita il passo di Tallo in cui parla dell’eclisse che causò l’oscurità nel momento della crocifissione, dicendo che avvenne nella duecentoduesima olimpiade (39 d.C.) e ci fu talmente buio che si videro le stelle.

La testimonianza di Tallo, ripresa da Giulio l’Africano, è una testimonianza indiretta su Gesù: il fatto che egli parli dell’ «eclisse» che è avvenuta durante la crocifissione, implica che egli considera come un fatto storico l’esistenza di Gesù.

CARITONE

Lo scrittore greco Caritone di Afrodisia sembra avere scritto il suo Romanzo di Calliroe poco dopo la metà del I sec.: l'ultimo suo editore, B. Reardon, come C. Thiede, data il romanzo non dopo il 62, quando lo stoico Persio lo cita alla fine della sua satira I: «Dopo pranzo ti do la Calliroe».

Afrodisia, in Caria, era vicina a zone di antica evangelizzazione, il che rende possibile una conoscenza del cristianesimo, che alcune scene del romanzo sembrano presupporre. Colpiscono quelle della crocifissione di Cherea e della morte apparente di Calliroe.

Cherea è condannato da un governatore, porta la sua croce, non si ribella né accusa nessuno, e dalla croce è poi invitato a discendere con l'identica forma verbale greca usata anche per Gesù. Il terzo giorno dalla presunta morte della giovane protagonista Calliroe, Cherea giunge alla tomba all'alba, con libagioni, ma trova le pietre rotolate via dall'ingresso e prova smarrimento (aporia), lo stesso termine usato da Luca per le pie donne al sepolcro, come pure l'incredulità di fronte al fatto paradossale è anche nei Vangeli.

La Fama, come nunzio (aggelos), vola a dare notizia; tutti accorrono ma Cherea non osa entrare prima del padre di Calliroe, come Giovanni, che nel Vangelo non entra nel sepolcro prima di Pietro; la tomba è incredibilmente vuota e, mentre alcuni parlano di trafugamento, Cherea proclama la divinizzazione e assunzione in cielo della fanciulla.

Inoltre, il riconoscimento finale di Calliroe, tornata in vita, avviene grazie alla voce, come quello di Gesù da parte della Maddalena.

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