Re: Il sogno americano...

Inviato da  benitoche il 8/2/2011 6:57:45
Caricato da incredulo
La soluzione Calvè

Perché una società si possa definire davvero “civile” occorre che sia in grado di garantire
concretamente il diritto alla vita a tutti gli esseri umani che ne fanno parte.
Quando non esisteva la proprietà privata dei terreni, ogni essere umano poteva nutrirsi
liberamente dei frutti della terra e fruire a piacimento dei suoi ripari. In una società complessa
come l’attuale, che si presume preferibile alle piccole tribú di cacciatori e raccoglitori perché
superatrice della loro necessitata frugalità lungo la direzione del cosiddetto “benessere”
(meglio definibile come “moltoavere”), succede che soprattutto gli oneri piú gravosi connessi
a tale primitiva condizione (ad esempio il pericolo di essere sbranati da qualche belva di
passaggio, oppure di patire la fame, vuoi per imperizia agricola o venatoria vuoi per circostanze
naturali imponderabili, quali particolari congiunture climatiche) appaiano memoria lontana.
Ma si è davvero tutti al sicuro o si ritiene di esserlo solo perché la prorompente drammaticità
della vita selvatica è stata addomesticata e rallentata entro lo scenario rassicurante di un
“ordine borghese”, fatto di leggi e regolamenti?
Si dà il caso che nessuno di questi innumerevoli parti della suprema civilizzazione preveda di
assicurare ad ogni essere umano proprio il diritto fondamentale, cioè il diritto alla sussistenza,
magari sostituendo il libero accesso alle risorse della terra di un tempo con un minimo vitale
in denaro: elargito a tutti nella stessa misura, dalla nascita fino alla morte, come “Reddito di
Cittadinanza Universale”.
Perché il diritto alla vita non rimanga una pia intenzione ma diventi realtà quotidiana, è
necessario spingersi anche oltre l’esegesi storico-sociologica appena enunciata, per arrivare a
sostituire il modo di pensare che vuole l’uomo al servizio del denaro, con il modo di pensare
che vuole invece il denaro al servizio dell’uomo.
Rudolf Steiner, nella sua Tripartizione dell’organismo sociale, parla approfonditamente del
denaro come di un mezzo nato per facilitare gli scambi, e che pertanto tale deve rimanere. Egli
specifica inoltre che il denaro invecchia come qualsiasi
oggetto fisico; ma invece di stare ad aspettare che questo
invecchiamento proceda in modo fisiologico e manifesti
il suo decorso inesorabile come perdita di potere
d’acquisto, rendendo infine inevitabile rinfrescare periodicamente
lo stesso strumento di scambio con apporto
di altro denaro, sempre nuovo, considera opportuno che
sia l’uomo, l’ideatore del denaro, a gestirne saggiamente
il processo di consunzione.
Ecco allora che il compito politico piú delicato ma
fondamentale – perché azione di raccordo tra la sfera
politica e quella economica – dovrebbe consistere proprio
in questa saggia gestione, e cioè nel saper anticipare l’invecchiamento
del denaro prelevandone periodicamente una parte (un’aliquota in forma percentuale).
Confinata a quest’unico intervento l’intera tassazione, si potrebbe far fronte sia alla
Spesa pubblica sia alla distribuzione del suddetto Reddito di Cittadinanza Universale.
Si tratta insomma di concepire un “denaro a scadenza”, che impedisca l’insorgere di fenomeni
cancerogeni come da un lato l’accumulo inerte di capitali ormai avulsi dalla vita economica e
come dall’altro l’iniquo sistema del “denaro che innesca la creazione dal nulla di altro denaro”.
46 L’Archetipo – Febbraio 2011
La tassazione cosí intesa, applicata cioè alla
massa monetaria circolante invece che al reddito
delle persone fisiche, agli occhi dei componenti
di una comunità consapevole non sarebbe
altro che una forma di “donazione impersonale
autoimposta”, caso particolare del vero
principio occulto che presiede ad ogni sana rigenerazione
del denaro, la donazione in quanto
tale: archetipicamente libera e strettamente
personale, dove i talenti materiali liberamente
donati da chi ne dispone in sovrappiú fanno
fruttare i talenti spirituali di chi sa esprimere
idee nuove, a loro volta traducibili in creazioni atte a rientrare nel ciclo economico.
Attraverso la realizzazione pratica dei princípi della Tripartizione in campo economico, non
essendo piú necessario mettere di continuo in circolazione denaro fresco per far fronte ai
processi inflazionistici, gli Stati si emanciperebbero al contempo dall’indebitamento fasullo, che è
il principale effetto conseguente alla pratica del cosiddetto signoraggio bancario (vale a dire
ricavare profitto, come fanno le Banche Centrali, a partecipazione pubblica solo marginale,
da ogni creazione di denaro dal nulla).
Inoltre i cittadini cesserebbero di sentirsi due volte debitori (sia verso lo Stato, che a loro
insaputa si lascia truffare dalle banche centrali, sia verso le stesse banche private, azioniste
delle banche centrali), ma potrebbero permettersi di sentirsi a tutti gli effetti, almeno nei
confronti dello Stato riformato, pure creditori (del Reddito di Cittadinanza Universale).
Il nuovo sistema fiscale, comportando un prelievo effettuato d’ufficio direttamente sulla massa
monetaria circolante, renderebbe da un lato impossibile evadere il fisco e dall’altro decreterebbe
la fine tanto di ogni tassa pretestuosa quanto di ogni tipo di “imposta” (l’imposta, in quanto
arbitrio punitivo/predatorio, si addice ad un suddito vessato, non ad un libero cittadino).
La decurtazione applicata al denaro dalla pubblica amministrazione non sarebbe quindi
vissuta dal cittadino consapevole come l’ennesima imposizione arbitraria di vecchio stampo. Una
volta riconosciuta la sua necessità vitale per l’intera collettività – non potendo quest’ultima permettersi
di far dipendere l’intera e costante rigenerazione del denaro per un verso dalla presenza
e dalla capacità intuitiva di facoltosi “scopritori di talenti”, cosí come per altro verso dalla capacità
degli stessi “talentuosi” di rendere al meglio, incrementando sistematicamente la stessa collettività
di nuovo potenziale umano – lo stesso cittadino saprebbe qualificare la nuova trattenuta fiscale,
al di là delle sue molteplici conseguenze virtuose, come una “autoimposizione responsabile”.
Con il Reddito di Cittadinanza Universale, come si è detto, lo Stato – finalmente composto
da individui consci della loro appartenenza comunitaria – dopo aver preso (prelevato), darebbe
(elargirebbe) non solo servizi pubblici ma anche, sotto forma di denaro e nell’unico modo
che gli sarebbe consono, cioè secondo il criterio dell’uguaglianza, l’opportunità al singolo di
emancipare la propria prospettiva di vita dalla continua preoccupazione per il soddisfacimento
dei bisogni primari.
Inoltre, anche in risposta ad un sistema previdenziale senza futuro, come quello che già
si paventa a causa dell’invecchiamento delle società industriali e che porterà a non dare piú
pensioni decenti, come i giovani già subodorano, il Reddito di Cittadinanza Universale, uguale
per tutti, semplificherebbe enormemente tutti i meccanismi aleatori del dare (di certo) oggi
per il prendere (forse) domani.
L’Archetipo – Febbraio 2011 47
Ancora: il Reddito di Cittadinanza Universale conferirebbe al lavoratore un potere contrattuale
inedito e tale da permettergli di scegliere per chi lavorare e non di esservi spesso
costretto solo per poter mangiare. Allo stesso tempo anche il datore di lavoro potrebbe licenziare
senza il timore di venir azzannato dai sindacalisti o, qualora gli riuscisse di trovare una
causa davvero “giusta” (?), di aver mandato qualcuno a dormire sotto un ponte. Il Reddito di
Cittadinanza Universale permetterebbe infatti di vivere anche a chi è rimasto disoccupato o a
chi, per qualsiasi circostanza della vita, è piú o meno momentaneamente impossibilitato a
guadagnare denaro lavorando, il che significa, tra l’altro: fine dell’accattonaggio e della microcriminalità.
In questo nuovo mondo, cosí semplice da realizzare se solo si estinguessero i mastodontici
dinosauri che occupano le pigre menti dei piú, si potrebbe davvero decretare la fine delle frasi
fatte su quel sempre disatteso diritto alla vita che, come detto in apertura, l’attuale società non
garantisce a nessuno, non solo nel cosiddetto “Terzo mondo”. Purtroppo gli ingombranti pachidermi
fatti di luoghi comuni e di ciarpami moralistici inducono spesso quelle menti inceppate a
esorcizzare il pensiero peregrino della svolta, per comodità o per istinto di sopravvivenza, con la
formula magica che recita categorica ed inappellabile: “utopia!”. E pensare che basterebbe solo
un briciolo di coraggio per scalfire la rassicurante corazza del quieto vivere e per far sí che
anche l’altro motto, il ritornello prediletto dai politicanti televisivi, cioè “dalle parole ai fatti”,
non commentasse ancora una volta l’inconsistenza di costoro in un costrutto che mai riesce
a trascendere il mero senso grammaticale di una coppia di sostantivi preceduti dalle rispettive
preposizioni articolate.
In un regime politico centrato sull’essere umano, in una vera “antropocrazia”, sarebbe altresí
la fine per l’inibizione strutturale della libera espressione dei talenti individuali. È infatti molto piú
probabile che gli individui non riescano ad esprimere e coltivare come vorrebbero le proprie potenzialità
creative in una società che costringe la maggior parte di loro a lavorare per (soprav)vivere,
rispetto a quanto avverrebbe in una società provvista di un “ammortizzatore sociale” sicuro e
permanente quale il Reddito di Cittadinanza Universale. Esso permetterebbe a tutti di scegliere
secondo vocazione ed inclinazione le attività a cui dedicarsi, arricchendo sempre piú la stessa
società di uomini motivati che trovano via via espressione alle proprie qualità piuttosto che di
funzionari frustrati che eseguono di malavoglia il proprio “dovere” in attesa a breve termine della
timbrata d’uscita, a lungo termine della sospirata pensione e in un tempo mitico e liberatorio
della vincita improvvisa e sbeffeggia-
colleghi al Superenalotto.
Per ora, a quanto pare, il nostro
Stato cosiddetto democratico nonché
“fondato sul lavoro”, “sponsorizzando”
direttamente il gioco
(!), preferisce adottare la vecchia
strategia imperiale che non vuole
uomini liberi ma sudditi, rassegnati
a concepire l’unico cambiamento
possibile in un imprevedibile
colpo di fortuna (anch’esso
eventualmente tassabile).
Lorenzo

Messaggio orinale: https://old.luogocomune.net/site/newbb/viewtopic.php?forum=42&topic_id=6171&post_id=185645