Re: Chi siamo veramente, cosa siamo veramente?

Inviato da  Al2012 il 18/8/2013 15:08:33
@ Alroc

Scusa se non ho fatto alcun cenno alle condivisioni che hai espresso nei tuoi interventi precedenti, era mia intenzione scrivere qualcosa, ma poi è rimasta tale.

Citazione:
Il paradosso consiste nel fatto che l'osservatore "vede" una separazione tra sè e ciò che osserva. Fino a quando non riusciremo a superare l'impostazione cognitiva con la quale siamo portati a ricercare, cioè il duale, non potremo mai davvero giungere ad una reale osservazione.


Utilizzando un concetto di Castaneda, che spero di riportare in modo corretto, l’osservatore (coscienza) “guarda” il mondo, ma non “vede” il mondo. Questo perché il suo punto d’osservazione è temporale e spaziale, cioè duale, perché si percepisce come “individualità”.

Citazione:
Creatore e osservatore sono la stessa cosa, ma l'osservatore non può accedere a questo tipo di indagine, se prima non ha compiuto un lavoro di riprogrammazione cognitiva.


Anche su questo sono d’accordo.
In modo un po’ confuso, l’ho immagino come un viaggio di ritorno verso l’unione originaria, un’esperienza che si può fare solo sperimentando la separazione.

Citazione:
Ogni cosa che facciamo implica un'operazione duale, per cui siamo costantemente indotti a compiere divisioni. Quando vogliamo comprendere un fenomeno, valutiamo in modo da separare le parti contrapponendole tra loro. Purtroppo, non appena dividiamo, agiamo in difetto e non in accrescimento.


D’accordo, con qualche distinguo sulla parte finale che ho evidenziato.
Non è la divisione che ci porta ad agire in difetto, questa è una situazione, che in un certo senso abbiamo cercato, che fa parte del nostro percepirsi come individualità cosciente, il non accrescimento è nel non comprendere il “perché” della nostra individualità.

L’individualità non è un difetto, diventa tale quando si trasforma in individualismo perché sposta il centro, l’attenzione sulle reazioni che riceve utilizzando in modo esclusivo l’ego e la mente, che sono mezzi utili per un’esistenza biologia di una coscienza che attraversa l’individualità.
Bisogna tenere conto che l’utilizzo eccessivo ed improprio di questi mezzi avviene praticamente in modo inconscio, sono automatismi, come dici tu, cognitivi che non appartengono solo all’individuo, ma sono collettivi.

Provo a spiegare a mio modo: la collettività crea un “campo di vibrazione coerente” che è alimentato dalla vibrazione di ciascun individuo, la coerenza nasce dal fatto che le vibrazioni individuali sono sincrone, questo fa sì che la collettività, formata da singoli individui, si comporti esattamente come può fare uno stormo d’uccelli in volo, che compie acrobazie in cielo come se fosse un corpo unico.
Un singolo uccello può staccarsi momentaneamente dallo stormo a cui appartiene e andare in direzione diversa, ma sarà inevitabilmente attratto, per bisogno di protezione, dallo stormo e riprenderà quindi a volare nella stessa direzione dello stormo.

L’accrescimento avviene quando più elementi della collettività (la così detta massa critica) diventa consapevole della propria individualità in modo sempre più cosciente, uscendo da automatismi inconsci, che seguono meccanicamente gli impulsi che arrivano dall’ego e da una mente caotica di superficie, che danno il ritmo e sincronicità alle vibrazioni di ciascuno di noi, questa sincronicità alimenta e da forza al campo collettivo coerente, che a sua volta mantiene costante e sincrono la vibrazione di ciascun elemento.

Citazione:
Mettersi al centro è secondo me il vero nocciolo del problema.


Mettersi al centro ha una valenza positiva, se è vissuto in modo individualmente consapevole, quindi consapevole del “perché” e dell’illusoria centralità.
Ha una valenza negativa, se è vissuto in modo tale che inconsciamente e meccanicamente segue gli impulsi di un individualismo, che rende concreta una realtà frammentata.

Citazione:
Increduolo direbbe che è egoico e in effetti appare abbastanza evidente come operazione, ma il problema sorge dal fatto che non c'è una testimonianza "esterna" vissuta unanimemente da tutti gli esseri umani che ci possa dimostrare il contrario


Sono d’accordo con Incredulo se si riferisce alla valenza negativa, quindi un centro che si poggia sull’individualismo, che per me è una deformazione egoica e mentale dell’individualità.
Il problema è che siamo all’interno di un campo collettivo coerente, che unanimemente (come un’unica mente) accettiamo passivamente e inconsciamente alimentiamo.

Citazione:
In effetti qui dove viviamo, sulla pianeta Terra, ci siamo solo noi come esseri capaci di osservare il creato e di esserne consapevoli, siamo drammaticamente gli unici che si arrovellano nel tentativo di trovare delle risposte possibili...


Su questo non sono pienamente in accordo.
Nella mia visone olistica dell’universo, la frammentazione è solo una immagine errata, all’interno di una dualità inevitabile perchè possa esistere una percezione individualizzata.

Quindi qualsiasi coscienza individualizzata, sia essa autocosciente o supercosciente o diversamente cosciente, partecipa a dare “forma” ad una “creazione” che potenzialmente già esiste in una dimensione a-temporale e a-spaziale in cui non ha forma.
Per assurdo, in un creato in cui non è presente alcuna forma di coscienza, neanche la più semplice che potremo definire solo “cognizione ambientale”, il creato sarebbe solo una infinita potenzialità senza forma.
Se esistesse solo una cognizione ambientale, quella dei batteri, il creato sarebbe solo un ambiente basico o acido.
Ma questo è impossibile perché il creato è coscienza.

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