Re: Chi siamo veramente, cosa siamo veramente?

Inviato da  invisibile il 16/10/2014 19:37:26
Dal "Tao della fisica" di Fitjof Capra

"In questo volume Capra svolge un'analisi delle analogie tra le teorie relativistiche e quantistiche della fisica moderna, e le filosofie religiose orientali, tra cui l'induismo, il Buddhismo Mahāyāna, ed in particolare il taoismo e lo zen."

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"La contraddizione, che tanto sconcerta il modo di
pensare ordinario, deriva dal fatto che dobbiamo
usare il linguaggio per comunicare la nostra
esperienza interiore, la quale per sua stessa natura
trascende le possibilità della lingua."
D.T. Suzuki

"I problemi del linguaggio sono qui veramente gravi.
Noi desideriamo parlare in qualche modo della
struttura degli atomi ... Ma non possiamo parlare
degli atomi servendoci del linguaggio ordinario."
W. Heisenberg

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Secondo i mistici orientali, l'esperienza mistica diretta della
realtà è un evento di grande importanza che scuote nelle persone
che la sperimentano le basi stesse della loro concezione del mondo.
D.T. Suzuki l'ha definita « l'evento più sorprendente che possa
avvenire nella coscienza umana... che sconvolge ogni forma di
esperienza codificata »,
e ha illustrato l'effetto dirompente di
questa esperienza con le parole di un maestro Zen che la descrive
come « il fondo di un secchio che si sfonda ».

I fisici, all'inizio di questo secolo, provarono una sensazione
molto simile a questa quando i fondamenti della loro concezione
del mondo furono scossi dalla nuova esperienza della realtà
atomica e descrissero questa esperienza con parole che spesso sono
molto simili a quelle usate dal maestro Zen citato da Suzuki. Ad
esem pio, Heisenberg scrisse:
La violenta reazione ai recenti sviluppi della fisica moderna
può essere compresa soltanto se ci si rende
conto che questa volta hanno cominciato a cedere i fondamenti stessi
della fisica; e che questo movimento ha prodotto la sensazione che
sarebbe stata tagliata la base su cui poggiava la scienza ».


Einstein provò la stessa impressione sconvolgente quando venne a
contatto per la prima volta con la nuova realtà della fisica atomica.
Egli scrisse nella sua autobiografia:
« Tutti i miei tentativi di adattare i fondamenti teorici della fisica a
queste (nuove) acquisizioni fallirono completamente. Era come se ci
fosse mancata la terra sotto i piedi, e non si vedesse da nessuna parte
un punto fermo su cui poter costruire »



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Sembra quindi che i mistici orientali e i fisici occidentali siano
passati attraverso esperienze rivoluzionarie analoghe, che li hanno
condotti a modi completamente nuovi di vedere il mondo.

Nelle due
seguenti citazioni, il fisico europeo Niels Bohr e il mistico indiano
Shri Aurobindo esprimono entrambi la profondità e la radicalità di
questa esperienza.

« L'enorme ampliamento della nostra esperienza verificatosi negli
ultimi anni ha messo in luce l'insuffiicienza delle nostre ingenue concezioni
meccanicistiche e, di conseguenza, ha scosso i fondamenti su cui si fondava
l'ordinaria interpretazione dei fenomeni osservati ».

« In effetti tutte le cose cominciano a modificare la loro natura e il loro aspetto;
l'intera esperienza che si ha del mondo è radicalmente diversa... Si apre una nuova via,
ampia e profonda, per sperimentare, vedere, conoscere, entrare in contatto con le cose ».

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Sebbene le tradizioni spirituali descritte negli ultimi cinque
capitoli differiscano in numerosi particolari, la loro concezione del
mondo è sostanzialmente la stessa. Essa si basa sull'esperienza
mistica – un'esperienza diretta, non intellettuale della realtà – che
possiede alcune caratteristiche fondamentali indipendenti dal
contesto geografico, storico o culturale del mistico. Un indù e un
taoista possono sottolineare aspetti diversi dell'esperienza; un
buddhista giapponese può interpretare la propria esperienza in
termini molto diversi da quelli usati da un buddhista indiano: ma
gli elementi basilari della concezione del mondo che sono stati
elaborati in tutte queste tradizioni sono gli stessi. Questi elementi
sembrano essere anche gli aspetti fondamentali della concezione
del mondo che scaturisce dalla fisica moderna.
La caratteristica più importante della concezione del mondo
orientale – si potrebbe quasi dire la sua essenza – è la
consapevolezza dell'unità e della mutua interrelazione di tutte le
cose e di tutti gli eventi, la constatazione che tutti i fenomeni nel
mondo sono manifestazioni di una fondamentale unicità. Tutte le
cose sono viste come parti interdipendenti e inseparabili di questo
tutto cosmico, come differenti manifestazioni della stessa realtà ultima.
Le tradizioni orientali si riferiscono costantemente a questa realtà ultima,
indivisibile, che si manifesta in tutte le cose e della quale tutte le
cose sono parte. Essa è chiamata Brahman nell'Induismo,
Dharmakāya nel Buddhismo, Tao nel Taoismo. Poiché trascende tutti
i concetti e tutte le categorie, i Buddhisti la chiamano anche Tathatā
o Essenza assoluta:
« Ciò che l'animo percepisce come essenza assoluta è l'unicità
della totalità di tutte le cose, il grande tutto che tutto comprende ».

[............]

La fondamentale unicità dell'universo non è solo la caratteristica
principale dell'esperienza mistica, ma è anche una delle più
importanti rivelazioni della fisica moderna. Essa diviene evidente a
livello atomico e si manifesta tanto più chiaramente quanto più si
penetra in profondità nella materia, fino al mondo delle particelle
subatomiche. L'unità di tutte le cose e di tutti gli eventi sarà un tema
ricorrente in tutto il corso del nostro confronto tra la fisica moderna
e la filosofia orientale. Studiando i vari modelli della fisica
subatomica vedremo che essi esprimono ripetutamente, in modi
diversi, la stessa intuizione: i costituenti della materia e i fenomeni
fondamentali ai quali essi prendono parte sono tutti in rapporto
reciproco, interconnessi e interdipendenti; non possono essere
compresi come entità isolate, ma solo come parti integrate del
tutto.

[...]

« Si è condotti a una nuova concezione di totalità ininterrotta che
nega l'idea classica della possibilità di analizzare il mondo in parti
esistenti in maniera separata e indipendente... Abbiamo rovesciato
la consueta concezione classica secondo la quale le "parti elementa-
ri" indipendenti del mondo sono la realtà fondamentale e i vari
sistemi sono solo forme e disposizioni particolari e contingenti di
tali parti. Anzi, diciamo che la realtà fondamentale è l'inseparabile
interconnessione quantistica di tutto l'universo e che le parti che
hanno un comportamento relativamente indipendente sono solo
forme particolari e contingenti dentro a questo tutto ».

[...]

« ... L'oggetto materiale diventa qualcosa di diverso da ciò che
attualmente vediamo, non più un oggetto separato sullo sfondo o
nell'ambito del resto della Natura, bensì una parte indivisibile e, in
modo sottile, persino una espressione dell'unità di tutto ciò che vediamo ».

[...]

Limmagine di una rete cosmica di connessioni reciproche che
emerge dalla moderna fisica atomica è stata ampiamente usata in
Oriente per trasmettere l'esperienza mistica della natura. Per gli
Indù, Brahman è il filo unificatore della rete cosmica, la base ultima
di tutto l'essere:
« Ciò in cui sono tessuti il cielo, la terra e lo spazio intermedio,
la mente assieme a tutti i sensi, questo Atman unico è quello che si
deve conoscere ».
Nel Buddhismo, l'immagine della rete cosmica ha una funzione
ancora più grande. Il nucleo centrale dell'Avatamsaka-sūtra, uno
dei più importanti testi del buddhismo Mahāyāna,1 è la descrizione
del mondo come una rete perfetta di mutue relazioni, nella quale tutte
le cose e tutti gli eventi interagiscono l'uno con l'altro in un modo infinitamente
complesso.
Per illustrare questa realtà universale di interrelazione, i buddhisti
Mahāyāna hanno inventato numerose allegorie e similitudini,
alcune delle quali verranno esaminate più avanti, quando si parlerà
della versione relativistica della filosofia della rete »

[...]

Nel misticismo orientale questo intreccio universale comprende
sempre l'osservatore umano e la sua coscienza, e ciò è vero anche
nella fisica atomica. A livello atomico, gli « oggetti » possono
essere compresi solo in termini di interazione tra i processi di
preparazione e di misurazione. L'ultimo anello di questa catena di
processi si trova sempre nella coscienza dell'osservatore umano. Le
misure sono interazioni che creano « sensazioni » nella nostra
coscienza – per esempio, la sensazione visiva di un lampo di luce o
di una macchia scura su una lastra fotografica – e le leggi della
fisica atomica ci dicono con quale probabilità un oggetto atomico
darà origine a una certa sensazione se lo mettiamo in condizione di
interagire con noi. « La scienza naturale » dice Heisenberg « non è
semplicemente una descrizione e una spiegazione della natura; essa
è parte dell'azione reciproca tra noi e la natura ».

[...]

« Nel principio quantistico nulla è più importante di questo
fatto, e cioè che esso distrugge il concetto di mondo inteso come
"qualcosa che sta fuori di qui", con l'osservatore a distanza di
sicurezza, separato da esso da lastre di vetro spesse venti
centimetri. Anche quando osserva un oggetto così minuscolo
come un elettrone, l'osservatore deve spaccare il vetro: deve
entrare, deve installare il dispositivo di misura che ha scelto. Sta a
lui decidere se misurare la posizione o la quantità di moto.
L'installazione del dispositivo per misurare una delle due
grandezze gli impedisce e gli esclude la possibilità di installare il
dispositivo per misurare l'altra grandezza. Inoltre la misurazione
cambia lo stato dell'elettrone. Dopo, l'universo non sarà mai più
lo stesso. Per descrivere ciò che è accaduto, bisogna eliminare la
vecchia parola "osservatore" e sostituirla con il nuovo termine
"partecipatore". In un certo qual modo, l'universo è un universo
partecipatorio »

L'idea di « partecipazione invece di osservazione » è stata
formulata solo recentemente nella fisica moderna, ma è un'idea
ben nota a qualsiasi studioso di misticismo.
La conoscenza
mistica non può mai essere raggiunta solo con l'osservazione, ma
unicamente mediante la totale partecipazione con tutto il proprio
essere. Il concetto di partecipatore è quindi fondamentale nella
visione orientale del mondo, e i mistici orientali l'hanno spinto
fino alle sue estreme conseguenze, fino al punto in cui
osservatore e osservato, soggetto e oggetto, non solo sono
inseparabili ma diventano anche indistinguibili. I mistici non si
contentano di una situazione analoga a quella della fisica atomica,
nella quale osservatore e osservato non possono essere separati, ma
possono ancora essere distinti. Essi si spingono molto oltre, e nella
meditazione profonda arrivano a uno stato in cui cade
completamente la distinzione tra osservatore e osservato, dove
soggetto e oggetto si fondono in un tutto unico indifferenziato.

Come dicono le Upanisad:
« Laddove esiste dualità, ivi l'uno odora l'altro, l'uno vede l'altro,
l'uno parla all'altro... ma, allorché tutto è diventato il sé di ognuno,
l'odore di chi e mediante che cosa potrà percepire? chi si potrà
vedere, e mediante che cosa? a chi e mediante che cosa si potrà
parlare?

[...]

Questa è quindi la comprensione definitiva dell'unità di tutte le
cose. Essa viene raggiunta – così ci dicono i mistici – in uno stato
di coscienza nel quale la propria individualità si dissolve in
un'unità indifferenziata, dove si trascende il mondo dei sensi e la
nozione di « cosa » è dimenticata. Per usare le parole di Chuangtzu,

« Lascio inerte il corpo e bandisco l'intelletto. Abbandonando la
forma e respingendo la conoscenza, faccio parte del gran Tutto.
Questo intendo per sedere e dimenticare ».2


[...]

Gli schemi del
nostro linguaggio e del nostro pensiero si sono sviluppati in questo
mondo tridimensionale e perciò troviamo estremamente difficile
trattare la realtà quadridimensionale della fisica relativistica.
I mistici orientali, d'altra parte, sembrano in grado di percepire
direttamente e concretamente una realtà multidimensionale.
Nello stato di profonda meditazione essi
trascendono il mondo tridimensionale della vita quotidiana e
avvertono una realtà completamente diversa, nella quale gli opposti
sono unificati in un tutto organico. Quando i mistici tentano di
esprimere questa esperienza con parole, si trovano di fronte agli
stessi problemi dei fisici che tentano di interpretare la realtà multi-
dimensionale della fisica relativistica. Ecco come si esprime il
Lama Govinda:
« ... si raggiunge un'esperienza di dimensionalità superiore
attraverso l'integrazione delle esperienze di centri e di livelli di
coscienza diversi. Di qui l'indescrivibilità di certe esperienze di
meditazione sul piano della coscienza tridimensionale e nell'ambito
di un sistema di ragionamento che riduce le possibilità di
espressione, imponendo ulteriori limiti al processo del pensiero ».

[...]

Solo un "assaggio"

PS
Quanta fuffa eh?

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