Re: Chi siamo veramente, cosa siamo veramente?

Inviato da  ohmygod il 26/10/2014 0:52:59
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Lucy quando tornerà Zeppolin allora il mondo sarà Led e istrionico fra gli istrionici mi chiamerò Sali Salieri.

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Pubblicato il 20 giugno 2007 di giogg
Marty McFly: Wait a minute, Doc, are you trying to tell me that my mother has got the hots for me?
Dr. Emmett Brown: Precisely.
Marty McFly: Whoa, this is heavy.
Dr. Emmett Brown: There’s that word again; “heavy”. Why are things so heavy in the future? Is there a problem with the earth’s gravitational pull?

L’incontro si realizza solo quando sorge il malinteso, dice Franco La Cecla. Ma è vero anche che ogni incontro genera malintesi, sottolinea Marc Augé. È fonte di malinteso la lingua (e ancor di più “le” lingue), lo spazio (ghetti, frontiere, mercati…), per non parlare del cibo, della musica, dell’abbigliamento… A volte ne è causa addirittura un blog…

Il malinteso è un difetto di comunicazione, una distrazione nella relazione. In questo senso non è legato all’ignoranza, bensì alla disconoscenza, che è «una conoscenza cui, apparentemente, non manca niente… o quasi niente».

Per quanto mi riguarda, ciò che trovo di particolare interesse nel malinteso sono le reazioni ad esso: dopo una presa d’atto («Non ci siamo capiti / non mi hai capito / non ti ho capito») e un quasi immediato tentativo di conciliazione («Non mi sono spiegato / non ti sei spiegato / non ci siamo spiegati»), l’umore di chi vi è coinvolto si fa più teso («Non mi hai voluto capire / non ti ho voluto capire / non ci siamo voluti capire») e non di rado più sospettoso («Fai finta di non capire / faccio finta di non capire / (faccio il finto tonto) / facciamo finta di non capire»); l’andamento fluttuante dell’incontro, però, poi rimescola le carte («Credo di non capirti (quando dici questo) / credi di non capirmi (ma non è vero) / crediamo di non capirci (ma non è così)») favorendo una convergenza («Credo di capirti (approssimazione) / credi di capirmi (ma non è così) / crediamo di capirci (ma non è così)») che in un crescendo di assertività («Credo che tu ti voglia far capire / credimi, mi voglio far capire / crediamoci, entrambi vogliamo capirci») risolve positivamente l’equivoco («Credo che finirai per capirmi (appena avrò esposto le mie ragioni) / credi che finirai per capirmi (ma chissà se ci riuscirai) / credo che finirò per capirti (anche se sei strano) / credi che finirò per capirti (ci credi davvero?) / credo che ci capiremo (che troveremo un accordo)»).

[(che male e cape NDR)]

Altre volte invece la risoluzione del malinteso può seguire strade diverse e comportare litigi, zuffe, volgarità. Ciò, tuttavia, non vuol dire necessariamente greve conflittualità, ma al contrario sublime teatralità:

«Fuchèra! Capèra! Chiachièra! Chiazzèra! Lumèra! Trammèra! Culèra! Spitalèra! Funnachèra!Concola ‘e cantenèra! Maneco ‘e cafettèra! Cupierchio ‘e ‘nzalatèra! Sfùnnolo ‘e cemmenèra! Anarié! Crepo si nun te ciacco a tte e a sta vecchia roseca-tabacco! Brutta faccia de voia! Mièttence chesta toia! St’uocchie cu li ricotte sta vocca de latrina sti diente a caucenàro si viene ‘a ccà t’ammacco lu panàro! Avoté! e ffaciteve n’atu sciassé! Ah! … ca te sia tagliata chesta lengua spuntata ca chiove a cielo apierto e pare nu zerri-zerro! Va’!… ca te pozza venire la pepìtola! E ca tu pozza arrunchiare comm’a ccòtena ‘ncopp’a li gravune! Zandraglia perugliosa! Guaguina jetta-cantaro! Cacatallùne a tte e chi sta cu ttico! Làvate ‘a vocca si parl cu mmico! Mora dint’a na fossa si nun te rompo st’ossa! Piera storta de papera! Tallùne fatte a pprovola! Uocchie de ceca-voccola! Naso de cacciuttella! Brutta scigna cacata! E mmò facite ll’ùrdema sparata! Zellosa! Fetosa! Merdosa! Zandragliosa! Perucchiosa! Voccola rugnosa! Maneco ‘e scopa ‘nfosa! Forbice ca taglia e cóse! Pettula chin’ ‘e pertose! Janara catarrosa! Aucellona ‘nzevosa! Gatta cecata! Tozzola spugnata! Pereta mbarzamata! Trummetta scurdata! ‘Rancascia scuncecata! Vrenzula spurtusata! Furnacella sfunnata! E mmò sfucate! E pigliateve a mazzate!».

[(Che cazz assaje NDR)]

PS:
1. La citazione iniziale è tratta dal film “Ritorno al futuro” di Robert Zemeckis (1985), in cui Michael J. Fox interpreta Marty McFly e Christopher Lloyd il Dottor Emmett Brown. Il trailer si trova su YouTube, mentre le informazioni tecniche sono su IMDb. Per completezza, ecco la traduzione: «Marty: Un momento, Doc, stai tentando di dirmi che mia madre si è innamorata di me? / Doc: Esatto. / Marty: Wow, pesante! / Doc: Ancora questa parola, “pesante”. Perché così tante cose sono pesanti nel futuro? Avete qualche problema con la forza di gravità?».

2. «Che vuol dire “essere pesanti”?», mi sono posto spesso questa domanda e ogni volta ho finito per ridere a crepapelle. Una discussione interessante sul tema l’ha proposta un paio di anni fa Fabio Palmieri sul suo blog.

3. Tutte le citazioni interne al post vengono da “Il malinteso. Antropologia dell’incontro” di Franco La Cecla (1997, *), un libro che Marc Augé – nella presentazione alla seconda edizione – definisce «un’opera che “fa epoca” e la cui lettura si impone a chiunque pretenda di comprendere qualcosa delle contraddizioni del secolo nel quale siamo appena entrati».

4. “La scena delle ingiurie” [*] che chiude il post è tratta dalla straordinaria opera di Roberto De Simone “La gatta Cenerentola” (1976, *), ispirata all’omonima novella raccolta da Giambattista Basile nel “Lo Cunto de li Cunti” (1634-1636, *). Le parole in grafia corsiva, normale, grassetto e grassetto corsivo indicano quattro voci diverse, quelle della Matrigna, delle Lavandaie, di Patrizia e dell’Asso di bastoni.

http://taccuinoaltrove.wordpress.com/2007/06/20/quiproquo/

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