Re: Chi siamo veramente, cosa siamo veramente?

Inviato da  zeppelin il 27/10/2014 18:02:57
Lo storico non solo prende in considerazione le credenze -chiamiamole in genere- religiose di una popolazione passata, ma spesso sarebbe ingenuo ad occuparsi dei fatti politici e militare senza comprenderne nei suoi ragionamenti la mistica, in quanto lo porterebbe a conclusioni errate, o perlomeno incomplete. E' il geografo a compilare una dettagliata mappa del mondo i cui colori indicano la religione d'appartenenza. Per lo psicologo sono molto interessanti i comportamenti che derivano direttamente o indirettamente dalla religiosità del paziente. L'architetto aveva (almeno fino a metà del secolo scorso) precise indicazioni per come progettare le chiese e nessuno, nemmeno le attuali stra-pagate e sta-atee archistar, si sono mai tirati indietro sostenendo che delle cose e case spirituali non ne volevano proprio sapere. Lourdes ed altri "luoghi santi" sono diventati un immenso centro commerciale, dove nessuno si vergogna di commerciale acqua santa (e men che meno i fedeli, che invece dovrebbero). Musica sacra, pittura sacra, scultura sacra... Quanta arte è stata dedicata alla religione, e nessuno che aveva niente da dire! Guerre, rivolte, processi, condanne, concili, concordati... La politica ha passato i millenni a trattare con la Chiesa, e non solo in Occidente. E così via, fin al fisico, che, seppur dovrebbe tacere per decenza, dice la propria affermando che tutte le altre arti e discipline accademiche prendono in seria considerazione la "fuffa".

Dunque, fino a, diciamo, due-trecent'anni fa la religione era una componente fondamentale della società, poi è arrivato l'Illuminismo e le anime semplici sostengono che ha liberato l'Uomo dalla schiavitù della Superstizione. Ma si può vedere anche in un altro modo: che la religione non sia altro che una convenzione sociale che dà forma ad una spiritualità insita in ogni essere umano. Il dogma che ne scaturisce è necessario affinché non ne venga anarchia, ma alla fine ciascuno è lasciato solo con sé stesso davanti alla Divinità, qualunque nome possa portare. Il fare parte di un gruppo religioso è stato non solo normale, ma implicito in ogni cultura fino a poco tempo fa. Questa caratteristica è stata la norma anche durante il periodo romano, che forse erano la popolazione più laica in tutta Europa (almeno dal periodo repubblicano in poi), tanto che ciascuno poteva adorare qualunque divinità e gli stessi imperatori non disdegnavano fare un'offerta ad Iside ed il giorno dopo a Iupiter. Il problema con i cristiani è divenuto inconciliabile perché i cristiani sostenevano con forza di avere l'unica Verità e che il loro era l'unico Dio.

Comunque, tralasciando i noti legami tra Illuminismo e massoneria, sulla morale illuminista bisogna intanto dire che non era per tutti. Non solo richiedeva una buona dose di cultura, ma anche una capacità di pensare che, a tutt'oggi, non tutti vogliono, sanno o osano esercitare. Ne consegue che ciò che (l'eredità del) l'Illuminismo offre non è altro che una nuova convenzione sociale, una religione senza Dei, adatta per il modo economico-industriale che fa capolino. Un'economia slegata da ogni vincolo morale, che vede nell'accumulo di ricchezza fine a sé stesso il suo scopo e non più controllata da "qualcos'altro" che ne è qualitativamente superiore (già Aristotele metteva in guardia da questo pericolo!).

Oggi essere "credenti" è sinonimo di arretratezza e di superstizione, ma non è altro che conciliare una parte irrazionale, ma presente, che fa parte (ne ha sempre fatto parte) della natura umana con una convenzione sociale riconosciuta, ciascuna delle quali ha una seria storia millenaria alle spalle.
Alcuni, più "evoluti" di altri, possono intraprendere un percorso di ricerca autonomo, altri cadono invece nel "tradizionale", inteso come la religione predominante del luogo e tempo in cui vivono; oggi, tale "tradizione" è appunto l'ateismo, mostrato come l'unica vera (e comoda) religione solo perché tutte le altre sono indimostrabili sull'unico piano che oggi è tenuto in conto: il mero piano fisico, cioè ciò che è erroneamente chiamata "realtà".

Dico "erroneamente" ma dovrei dire "superficialmente", in quanto per noi intendiamo con "realtà" il nostro rapporto con -appunto- il mondo fisico, dove azione-reazione hanno un comportamentento coerente. Ma quale sia l'essenza del mondo fisico siamo ben lontani dal saperlo, e lo possiamo studiare e dedurre solo attraverso la nostra Coscienza, la quale è tanto evidente quanto insondabile dal rassicurante mondo fisico. La stessa psicologia, che, come la medicina, non è altro che una disciplina fondata sulla statistica, ha difficoltà ad essere non solo unanime, ma perfino solo coerente, sui processi interni all'individuo.

E quanti siano i piani, oltre quello fisico, ciascuno se li conti da sé; certo è che se si incomincia a camminare con impegno su questa meravigliosa strada della Conoscenza si trovano conferme inequivocabili.

Messaggio orinale: https://old.luogocomune.net/site/newbb/viewtopic.php?forum=42&topic_id=7424&post_id=263601