Re: Chi siamo veramente, cosa siamo veramente?

Inviato da  Daniel77 il 30/10/2014 19:01:44
@MC
@Nichiren
@DJGiostra

Vorrei tornare sul vostro discorso “non si può dimostrarne l’esistenza, quindi non esiste” riferito in alcuni casi a Dio, in altri a Gesù.
Ci sono altre cose di cui non si può dimostrare l’esistenza, eppure esistono e sono ritenute esistenti da (quasi) tutti.
Per esempio, mi soffermerò sulle scale musicali. Spero di non annoiarvi.

PREMESSA (per chi non ha mai studiato Teoria Musicale o per chi non se la ricorda)

Tutti sappiamo che i suoni sono vibrazioni (prodotte da uno strumento o dalla voce) che si propagano nell’ambiente ad una determinata frequenza.

Alle diverse frequenze udite dall’orecchio sono stati dati dei nomi di fantasia (bè, mica tanto, ma adesso non è il caso di puntualizzare) e sono state chiamate NOTE. Le conosciamo tutti nel loro ordine normale ascendente: Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si. [Ovviamente queste non sono tutte le frequenze di suoni che possiamo udire. Sotto al Do, per esempio, ci sono note più basse che però (per comodità) vengono chiamate nello stesso modo¸ e quindi, a scendere: Si, La, Sol, Fa, Mi, Re, Do (un altro Do ma più basso di una OTTAVA) ecc… Ovviamente questo vale anche per le note più alte del Si.]

Queste sono le note principali. Se però io, con il mio strumento, ottengo dei suoni leggermente diversi, avrò delle note ALTERATE: per esempio, a metà strada fra il Do e il Re, c’è un suono bello preciso (cioè ha una sua precisa identità diversa dagli altri due vicini) che è stata chiamata Do# (il simbolo si legge “diesis”) oppure ReЬ (il simbolo si legge “bemolle”), a seconda dei casi in cui viene letta. Stessa cosa accade per le note a metà strada fra Re e Mi, Fa e Sol, Sol e La, La e Si. Invece fra Mi e Fa e fra Si e Do questa nota non c’è perché l’intervallo è più breve e quindi a metà strada c’è solo un suono molto simile agli altri due vicini. Non mi spingo oltre altrimenti diventa una lezione di musica e non è questo il luogo.
FINE PREMESSA

Vediamo adesso cos’è una scala. Una scala è una successione di suoni nel tempo.
Per esempio, io produco sul mio strumento queste note, a distanza di pochi decimi di secondo una dall’altra: Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si, Do. Questa è una scala maggiore o “di Do” (dipende se usiamo il sistema occidentale o il sistema modale, ma qui non hai importanza).

Se io volessi per esempio creare una scala nuova, potrei pensare che basta spostare queste note fra loro e avrò fatto qualcosa di bello: Fa, Si, Mi, Do, La, Re, Sol. Provo a suonarla sul mio strumento e…CHE SCHIFO! Mai sentita una cosa tanto STONATA…le orecchie non la sopportano.

QUESTO SUCCEDE IN TUTTO IL MONDO alle persone dotate di un minimo di intonazione e sensibilità musicale. Perché? Perché delle semplici vibrazioni causano effetti diversi a seconda della successione delle loro frequenze?

La spiegazione della composizione delle scale (che copio/incollo da Wiki http://it.wikipedia.org/wiki/Scala_diatonica)
non aiuta a capire il perché, ma è comunque interessante:

Cit.“La tonica è la prima nota di una scala, e se la scala costituisce una tonalità serve a darle il nome. In una tonalità di modo maggiore o minore (gli altri modi sono praticamente delle eccezioni nelle tonalità utilizzate dalla musica occidentale) è generalmente il punto d'arrivo della frase musicale (talvolta è chiamata nota di riposo) nonché la radice dell'accordo che nella progressione armonica è l'accordo di risoluzione più importante.(…) La sensibile o sottotonica o settima è la nota che, per la sensazione che crea, dà un forte senso di instabilità; tende infatti a risolversi nella nota seguente, che è la tonica dell'ottava superiore”. Fine Cit.

Vediamo un po’ queste frasi:
“il punto d'arrivo della frase musicale (talvolta è chiamata nota di riposo)”
“nella progressione armonica è l'accordo di risoluzione più importante”
“dà un forte senso di instabilità; tende infatti a risolversi nella nota seguente”

Cosa significano queste espressioni? Come posso dimostrare a qualcuno che una nota è il punto d’arrivo della frase musicale? Come mi accorgo che una nota dà un forte senso di instabilità? Che mai vorrà dire “risolversi nella nota seguente”? (Tralascio la progressione armonica perché meriterebbe un post tutto suo).
Boh. Siamo lontani dalla Scienza Esatta.

Eppure, tutti coloro che intendono fare o comporre musica (o anche solo studiarla per diletto personale) sono perfettamente d’accordo con quanto affermato sopra. E lo sono da SECOLI. E’ tutto scritto nei libri di testo di tutte le scuole di musica, Conservatori inclusi. E’ la base della Teoria Musicale nonché della Nomenclatura Musicale. Nientemeno.

Sulla base di quelle che effettivamente sembrano solo “impressioni personali”, si costruiscono da tempo immemore tutte le scale e i modi di tutta la musica che viene prodotta o ascoltata nel mondo intero.

Nessun genere musicale inventato negli ultimi cinquecento anni ha mai scalfito tali sicurezze. Perché questi non sono DOGMI inventati da qualche idiota, ma sono realtà VERIFICABILI da chiunque, semplicemente ascoltando con attenzione.

ATTENZIONE: verificabili, sì, con la sensibilità musicale che possiede ogni persona e che (caso strano) porta agli stessi IDENTICI risultati. Dimostrabili, no, ovviamente.

Infatti una persona fortemente STONATA potrà dire che la scala che ho creato sopra (la schifezza) non è malaccio. Io non posso dimostrargli scientificamente che ha torto, posso solo fargli presente che su 1000 persone 999 la ritengono una merda e non la ascolterebbero neanche sotto tortura. Non solo oggi perché magari c’è un determinato gusto musicale passeggero, ma DA SECOLI.

Eccoci dunque alla fine: prima di dire che una cosa non dimostrabile NON PUO' ESISTERE, bisogna ricordarsi almeno di questo (e comunque c’è molto di più).
Ovviamente, come con la musica, è molto più facile individuare questo genere di "impressioni" quando si mastica un po' la materia...chi ne è completamente estraneo (per scelta o meno) fa più fatica. Come con Dio, insomma...

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