Re: Chi siamo veramente, cosa siamo veramente?

Inviato da  invisibile il 4/11/2014 9:30:00
Citazione:

zeppelin ha scritto:

I tradizionalismi sono utili o dannosi, eleganti o ridicoli, pericolosi o innocui; la Tradizione è invece un'opportunità neutrale e reale, punto. Ciascuno la fa propria e solo allora si rivela nel particolarismo della realizzazione.
La meditazione, per esempio, è una Tradizione; lo sciamanesimo, lo yoga e il training autogeno sono invece dei tradizionalismi. Qualcuno è più elaborato di altri, qualcuno più efficace, qualcuno più orientato verso un estremo e qualcuno più verso l'altro, ma di per sé la meditazione non è né pericolosa né inutile. Lo sciamanesimo può essere pericoloso ed il trainig autogeno inutile, ma anche qui, è il singolo che applica la disciplina a renderlo tale.

Su questo non sono del tutto d'accordo.

Ogni pratica spirituale, Meditazione, Tai Chi, Yoga... può essere genuina, cioè creata da Maestri che erano all'altezza di tale compito e con l'intenzione pura di aiutare gli altri, o l'esatto contrario, una finzione, un depistaggio, un danno consapevole agli altri.
Inoltre ci sono molte pratiche che all'origine erano genuine, ma sono state alterate deliberatamente in senso malvagio.

Ci sono meditazioni in cui si "recita" mentalmente un mantra, per esempio, che sono magia nera, che è stato ideato per rubare l'energia dei praticanti da parte dei mascalzoni. Sia ben chiaro, non funziona perché la magia nera è una illusione, i presunti beneficiari di tali pratiche non ricevono nessun beneficio e al contrario gli porta un serio danno.
Ma il praticante è comunque depistato e, siccome entra in contatto comunque con parti di Sé profonde, hanno un effetto negativo. Perdita di energia, confusione, depressione e può anche diventare una cosa grave.

Solo un esempio pratico.
Praticamente in tutti i libri che parlano del Tai Chi e in quasi tutte le scuole, viene insegnato che le spalle devono essere cadenti, rilassate, come stracci bagnati.
Questa è una alterazione con finalità malvagie compiuta qualche secolo fa che, purtroppo, ha attecchito quasi ovunque.
Infatti la posizione giusta è con le ascelle "aperte", come se si avessero delle uova sotto le ascelle e questa attitudine va mantenuta sempre ed ottenuta rispettando le leggi basilari del Tai Chi: in rilassamento ma pieni di energia, con dolcezza, senza usare la forza eccetera.

Avere le spalle cadenti chiude il flusso di energia nelle braccia perché chiude le ascelle, e la chiusura avviene proprio nel punto di passaggio tra il tronco e le braccia tagliando fuori dall'Armonia complessiva del corpo gli arti superiori (nel Tai Chi il corpo deve essere "Uno"), impedendo proprio una delle cose fondamentali che si vuole ottenere: l'unità di ogni movimento, nel senso che ogni movimento deve coinvolgere tutto il corpo, sempre.

Quindi nella "tradizione" del Tai Chi c'è stata una alterazione di qualcosa di puro e genuino in qualcosa che danneggia il praticante.

Toccare il muro vale sempre e per tutto, perché è l'unico modo che abbiamo per verificare la realtà o meno di una cosa.

Io ho praticato per molti anni con le spalle cadenti. Da quando ho cambiato è avvenuta una vera e propria rivoluzione nel mio Tai Chi e di conseguenza nella vita. Molte delle difficoltà che avevo nella pratica sono svanite come d'incanto e il lavoro si è molto approfondito ed è in fase di "unificazione", sia nel corpo che nella mente e nello Spirito.

Solo le ascelle chiuse... solo una tazzina da tè piena... perché vogliamo sapere, possedere, controllare.

Noi non possiamo sapere "quanto" in una data frazione di un dato movimento l'ascella sinistra deve essere aperta o chiusa. E' una cosa di una complessità infinita con l'aggiunta che è in costante divenire.
Questo lo può fare solo il corpo, con l'assistenza dello Spirito.
E' una cosa molto al di là delle capacità della mente.

Per cui la Tradizione, se presa per buona senza verificare di persona, può essere molto dannosa.

Ho esortato alla massima cautela molte volte sulle varie pratiche che si stanno diffondendo da noi, vi esorto ancora.

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