mc ha scritto:
Era piu' incentrato su quanto ci si lasci conquistare dalla Tradizione e del quanto ci si lasci plagiare anche quando non serva.
Una specie di sudditanza psicologica nei confronti della Tradizione, poco logica, piu' che spesso.
La parola «filosofia», in sé stessa, può essere presa in un senso assai legittimo, che fu certamente il suo senso primitivo. Etimologicamente, essa non significa altro che «amore per la sapienza»; essa dunque designa anzitutto una disposizione preliminare richiesta per pervenire alla sapienza, ma può anche designare, in una estensione naturalissima del significato, la ricerca che, nascendo da questa stessa disposizione, deve condurre alla conoscenza. Perciò si tratta solo di uno stadio preliminare e preparatorio, di un avviamento alla sapienza, corrispondente ad un grado inferiore di quest’ultima (Il rapporto qui è più o meno lo stesso di quello esistente, secondo la dottrina taoista, fra lo stato dell’«uomo dotato» e quello dell’«uomo trascendente» o «uomo vero»). La deviazione prodottasi in seguito consiste nello scambiare un tale grado transitorio con lo scopo stesso, nel pretendere di sostituire la «filosofia» alla sapienza, il che implica l’oblio o il disconoscimento della natura vera della seconda. È così che prese nascita quel che noi possiamo chiamare la filosofia «profana», cioè una pretesa sapienza puramente umana, quindi d’ordine semplicemente razionale, prendente il posto della vera sapienza tradizionale, superrazionale e «non-umana». Tuttavia qualcosa di quest’ultima sussistette ancora durante tutta l’antichità. A provarlo, sta anzitutto il persistere dei «Misteri», il carattere essenzialmente «iniziatico» dei quali non può essere contestato, ed altresì il fatto, che l’insegnamento degli stessi filosofi il più delle volte presentò simultaneamente un lato «exoterico», cioè esteriore, e un lato «esoterico», cioè interno; quest’ultimo permetteva di riconnettersi ad un punto di vista superiore, che peraltro ebbe a manifestarsi qualche secolo dopo in modo assai netto, benché, forse, sotto certi aspetti, incompleto, con gli Alessandrini. Affinché la filosofia «profana» si costituisse definitivamente come tale, occorreva che il solo «exoterismo» restasse e che ci si portasse fino alla negazione pura e semplice di ogni «esoterismo». È il punto al quale, nei tempi moderni, doveva condurre il movimento iniziato dai Greci; le tendenze già affermate da questi poterono allora esser portate fino alle loro estreme conseguenze e l’importanza eccessiva accordata dai Greci al pensiero razionale doveva accentuarsi fino a giungere al «razionalismo», attitudine specificamente moderna che consiste non più nel solo ignorare tutto ciò che è d’ordine superrazionale, ma nel negarlo senz’altro.
Le religioni sono proprio la molla che mi ha portato a parlare di tradizione.
Il concetto che volevo portare all'attenzione dei piu' "coinvolti" deriva proprio dalla Tradizione umana, svincolata dalla storia e dalle popolazioni antiche dei libri di storia o di antropologia, quella di credere in una entita' superiore ... deriva tutto da una intuizione primordiale sul quale si e' prodotta tanto materiale diciamo artistico-filosofico.
Non importa quanto profondo o circolare sia, nasce tutto da una detrminata intuizione e al suo interno si sviluppa, per millenni, aggiungerei, cosa sul quale non punterei granche'.
Quello che mi spiega perche' un intuizione del tutto indefinibile, non provabile, non determinabile, ne' "spiegabile" (gia' per definizione e' inspiegabile, ma dovrei studiare i testi che me lo spiegano!! ... molto logico, non c'e' che dire!) debba essere considerata "VERITA' ASSOLUTA"?
Sono d'accordo sul parlarne. Molte delle tue osservazioni, mi trovano sostanzialmente d'accordo. Quello che non digerisco sono le convenzioni che hanno come unica motivazione per essere "accettate comunemente" il fatto di essere "accettate" comunemente.
Puoi capire l'imbarazzo?
Il punto fondamentale su cui si deve insistere è appunto questo: l’opposizione fra Oriente e Occidente non aveva alcuna ragion d’essere quando anche in Occidente esistevano delle civiltà tradizionali; essa non acquista senso che quando si tratta specificamente dell’Occidente moderno, poiché una tale opposizione è più fra due spiriti che non fra due entità geografiche più o meno nettamente definite. [...]
Quando noi diciamo spirito occidentale con riferimento a quanto esiste presentemente, in ciò non si deve dunque intendere altro che spirito moderno. E poiché l’altro spirito è solo in Oriente che si è mantenuto fin nei tempi più recenti, così noi, sempre considerando le condizioni attuali, possiamo anche chiamarlo spirito orientale. [...]
Specie nel campo spirituale, molti, non trovando alcuna tradizione autentica a cui appoggiarsi, finiscono con l’imaginare delle pseudo-tradizioni mai esistite e tanto prive di principi, quanto ciò a cui esse vorrebbero sostituirsi. Tutto il disordine moderno si riflette in queste costruzioni, e, quali possano pur essere le intenzioni dei loro autori, il solo risultato è un nuovo contributo allo squilibrio generale. Qui accenneremo solo alla pretesa «tradizione occidentale» fabbricata da certi occultisti con l’aiuto degli elementi più disparati e destinata soprattutto a far la concorrenza ad una «tradizione orientale» non meno imaginaria, messa in circolazione dai teosofisti. [...]
La Tradizione e' comunque umana, per cui fallibile.
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