Re: Chi siamo veramente, cosa siamo veramente?

Inviato da  zeppelin il 22/12/2014 12:07:29
un sunto di un documento sunto; un suntissimo, direi, tratto da Alla Ricerca di Anima:

Citazione:

Essendo io, come ho detto, di formazione galileiana, almeno come corso di studi e di pensiero iniziale, mi rendo conto che è decisamente difficile comunicare ad uno scientista riguardo all’Anima, in quanto essa per lui non esiste perché non si può misurare.
Ecco un primo concetto importante: la Scienza prevede di vedere le cose per poterle misurare. Dove non esiste misura non esiste nemmeno un fenomeno fisico. Da un punto di vista prettamente psicologico lo scienziato moderno mostra, con questo atteggiamento, la paura di ammettere i propri limiti, infatti un modo per non ammettere mai i propri limiti è affermare che i limiti non esistono: di conseguenza il metodo scientifico non ha limiti e, se qualcosa non si vede, non è perché noi abbiamo la vista corta, ma perché non c’è nulla da
vedere.

e fin qui, niente di nuovo; l'avevano già detto Guenon Feyerabend e via dicendo e direi che siamo pressoché tutti d'accordo

Citazione:

Una delle cose che l’uomo comprende più facilmente è il disegno, l’immagine, l’icona, a cui poi aggancia, in un secondo tempo, il significato del simbolo, che diviene archetipo, dove archetipo è il concetto primordiale, preso singolarmente ed autoconsistente, senza bisogno di essere supportato da altro. L’archetipo, di cui parlerò spesso, non può essere espresso dall’essere umano se non in modo indiretto e vedremo presto perché, ma, al contrario dell’immagine, che viene supportata dalla tridimensionalità, dal colore e dalla simbolica sensazione che fornisce, l’archetipo è invece esso stesso il produttore primo delle caratteristiche summenzionate e a monte di esso esiste solamente ciò che lo produce: la volontà.
L’archetipo dipende soltanto dall’atto di volontà che lo crea, pertanto l’archetipo non ha dimensioni, perché ne è al di fuori. L’archetipo non è né Energia né Tempo né Spazio, perché è esso stesso a creare queste tre uniche componenti dell'universo. Parlare di archetipo, dunque, diviene improprio e limitativo, poiché esso si pone al di là dei confini del descrivibile, del visibile, del ponderabile.
Parlare di archetipi è come parlare di Anima, eppure, al contrario di quanto accade con l’Anima, lo scienziato moderno comprende il significato di archetipo. Lo comprende pur non comprendendolo, poiché lo sente dentro di sé quando fa una scoperta scientifica, quando si accorge che quel tal fenomeno fisico è forse descrivibile in un certo modo, ma, ancor prima, quando si accorge dell'esistenza del fenomeno fisico: in quell’istante e per un momento al di fuori del tempo e dello spazio, percepisce che l’impulso a capire gli è venuto da fuori.

Jung potrebbe vantare dei copyright, ma anche qui non credo ci sia fonte di disaccordo. Fatte le premesse, ora unisce i puntini:

Citazione:

L’uomo soffre, ama, piange, litiga, si arrabbia e prova una miriade di sensazioni: come nasconderle allora? La scienza risponde relegando semplicemente la sensazione al ruolo di qualcosa di nominabile, e quindi di definibile, snaturandola della sua vera essenza: se la sensazione non possiede Spazio né Tempo né Energia, le si conferiranno Spazio, Tempo ed Energia. Si dirà che l’uomo è soggetto all’innamoramento a causa di alcune strutture cerebrali che in certi momenti, sottoposte ad alcuni stimoli, secernono delle endorfine particolari le quali, come risposta biochimica, produrranno alcune strane sensazioni che vanno sotto il nome di innamoramento. Innamorarsi, per la scienza ufficiale, è come avere fame! L’innamoramento diviene un bisogno del Corpo, mentre in realtà è una necessità dell’Anima, ma come tale non può essere riconosciuta, poiché nemmeno l’Anima esiste.
Mi nacque allora l’idea di creare, tenendo sempre in Mente le regole della comunicazione scoperte da Erickson, un modello, comprensibile ma espanso rispetto a quello esistente, capace di descrivere qualcosa che si chiamava Anima ed ancor prima qualcosa che si chiamava archetipo.
Da qui partì l’idea di formulare l’esistenza del nostro universo non più come espressione di soli Spazio, Tempo ed Energia, ma di aggiungere un altro elemento: la Coscienza.
Perché nessuno aveva mai visto in laboratorio la Coscienza?
Semplice, perché l’asse ad essa relativo risiede fuori del nostro sistema fisico, non essendo la Coscienza di natura fisica e pertanto misurabile.
In questo contesto, limitatamente alla nostra percezione, per Coscienza si intende un asse coordinato sul quale è collocato l’archetipo: come il Tempo si compone di crononi, la Coscienza si compone di archetipi, tuttavia sostenere che la Coscienza si misura è decisamente sbagliato. Il Tempo, lo Spazio o l'Energia si misurano, ma non la Coscienza. Infatti il Tempo, lo Spazio e l’Energia sono mutabili e rappresentano ciò che ho definito “componente virtuale della realtà”. “Virtuale” non significa “inesistente” e neppure “fantasmatica”, “onirica” od “immaginaria”: vuol dire sempliceMente “mutabile”, “non fissa”.
La parte reale del nostro universo è rappresentata, invece, proprio dall’asse della Coscienza.
La Coscienza è reale perché è immutabile.
Essendo immutabile non deve essere misurata: non ha senso misurare ciò che non cambia mai. Essa è stata, è e sarà: allora che senso ha misurare una cosa immutabile?
Il Tempo ha un significato per le cose che variano la propria posizione nello Spazio e/o nell’Energia e non è definibile per ciò che rimane immobile ed immutabile (sto cercando di utilizzare il linguaggio simbolico proprio dello scienziato, con la speranza che mi segua almeno fino a questo punto), di conseguenza le formule della fisica non sarebbero errate, ma solo parziali, in quanto descriverebbero benissimo la parte virtuale dell'universo, ma sarebbero incapaci di descrivere la realtà della Coscienza. L’uomo, dall’interno della parte virtuale dell’universo, finora erroneamente considerata
l’unica esistente, avrebbe una visione minima dell’asse della Coscienza, che sta fuori dalla virtualità, e pertanto non ne comprenderebbe a fondo la vera essenza.
Ma l’asse della Coscienza si farebbe comunque sentire attraverso le sensazioni. Le sensazioni sarebbero una specie di sottoprodotto che gli archetipi genererebbero sulla virtualità dell’essere umano. A loro volta gli archetipi sarebbero prodotti dagli atti di volontà, che verrebbero generati dalla Coscienza.
Un modello pseudo-geometrico di questo tipo poteva aiutare nella comprensione della struttura dell’Anima.
Perché lo definisco “modello pseudo-geometrico”? Perché in effetti la geometria è virtuale e sto tentando di descrivere anche la Coscienza come qualcosa di geometrico (un asse) e cioè di virtuale. Non potendo, all’interno della virtualità, descrivere in alcun modo la realtà, poiché essa non può essere descritta ma solo percepita, si può dire che sto tentando di descrivere anche la realtà come se fosse virtuale: non posso, però, fare di più.
La realtà si “sente dentro” di noi, e non “fuori” come la virtualità, potrebbe dire il filosofo che legge questo lavoro; l'espressione “sentire dentro” equivale all'espressione “si manifesta, si percepisce” del mondo fisico, con l’unica limitazione di non poterla misurare.

Infine:

Citazione:

L’essere umano sarebbe descrivibile come somma di quattro componenti - Corpo, Spirito, Mente ed Anima - ciascuna, a sua volta, descrivibile mediante tre soli assi coordinati.
In particolare il Corpo sarebbe formato da Spazio, Tempo ed Energia, ma non possiederebbe Coscienza: si tratterebbe, pertanto, di un guscio vuoto.
La Mente sarebbe formata da Spazio, Tempo e Coscienza: sarebbe pertanto informazione coerente e cosciente di sé.
Lo Spirito sarebbe formato da Tempo, Energia e Coscienza e rappresenterebbe qualcosa che è dappertutto (assenza del concetto di Spazio), fungendo da “collante” tra Mente e Corpo.
L’Anima sarebbe formata da Spazio, Energia e Coscienza, ma sarebbe priva di Tempo: essa sarebbe pertanto caratterizzata dall’immortalità.
Si può, tuttavia, dire di più: delle quattro componenti proposte (Anima, Spirito, Mente e Corpo) è sufficiente possederne solamente due per essere sicuri di entrare in questo universo poiché due sole componenti garantiscono comunque la presenza di tutti e quattro gli assi coordinati. In linea ipotetica si può immaginare un essere che possieda solo Mente e Corpo, o solo Spirito e Corpo, oppure solo Corpo ed Anima, ma anche uno che possieda tre componenti, cioè Corpo, Mente e Spirito o Corpo, Mente ed Anima; infine nulla vieta di immaginare un uomo che possieda tutte e quattro le componenti.
Per l’uomo così come lo conosciamo la presenza della componente Corporale è ovviamente obbligatoria, ma non si può affatto escludere che, in questo od in altri universi, esistano spiriti e menti senz’Anima né Corpo.

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