Re: Chi siamo veramente, cosa siamo veramente?

Inviato da  invisibile il 3/5/2015 9:15:33
@effeviemme

Visto che è anche colpa mia il tuo cimentarti con la lettura "terribile", condivido anche con te, dopo averlo fatto con The Necrons in privato (un altro "matto" che si è messo a studiare il taoismo ), un lavoro di Ferroni che può aiutare a comprendere parte delle difficoltà che noi, superuomini moderni, possiamo avere di fronte a questi antichi testi.

Citazione:

[...]

Un giorno ho letto, nell’introduzione a “La Via in cammino”, versione del Daodêjing di Luciano Parinetto, questa citazione tratta dal Fung Yu-Lan:

«E’ sempre difficile comprendere e apprezzare pienamente scritti filosofici se non si leggono nell’originale, ciò a causa dell’ostacolo della lingua. Dato il carattere suggestivo degli scritti filosofici cinesi, l’ostacolo della lingua è ancora maggiore: la forza suggestiva dei detti e degli scritti filosofici cinesi è difficilmente traducibile; quando si leggono le traduzioni la forza suggestiva va perduta e con ciò si perde parecchio. Una traduzione, dopo tutto, non è che un’interpretazione. Traducendo una frase, ad esempio del Laozi, il traduttore dà la sua propria interpretazione e probabilmente non esprime che una sola idea mentre l’originale conteneva molte altre idee oltre quella espressa dal traduttore. L’originale è suggestivo ma la traduzione non lo è più, non lo può essere e la ricchezza dell’originale va perduta. Si sono fatte parecchie traduzioni del Laozi [...]. Ogni traduttore ha giudicato insoddisfacenti le altre traduzioni ma, per ben fatta che sia la traduzione, finisce sempre con l’essere più povera dell’originale. Occorrerebbe leggere tutte le traduzioni già fatte e quelle non ancora fatte per cogliere la ricchezza del Laozi».

Riassumendo, ho quindi riportato le due versioni “classiche” o di riferimento [Tomassini e Duyvendak], le due versioni filologiche [Lanciotti e Andreini], una versione in chiave “dialettica” [Parinetto], una versione in chiave “metafisico-esoterica” [Evola], e una versione di un sacerdote cattolico [Larre]. Ho voluto poi aggiungere, quasi come appendice, quei brani che ho trovato tradotti da Alan Watts o la cui traduzione è stata rivista da Alan Watts nel suo libro Il Tao: la Via dell’acqua che scorre (Astrolabio, 1977). Si tratta evidentemente anche in questo caso di traduzione da traduzione, ma mi è sembrato significativo inserirli perché particolarmente chiari e comprensibili.


Ecco le traduzioni del primo capitolo raccolte da Ferroni:

Citazione:

§ Tomassini
1 Il Tao che può esser detto 1b non è l’eterno Tao, 2 il nome che può esser nominato 2b non è l’eterno nome. 3 Senza nome è il principio del Cielo e della Terra, 4 quando ha nome è madre delle diecimila creature. 5 Perciò chi sempre non ha brame 5b ne contempla l’arcano 6 chi sempre ha brame 6b ne contempla il termine. 7 Questi che han stessa estrazione seppur diverso nome 8 ed insieme son detti mistero, 8b mistero del mistero, 9 porta di tutti gli arcani.

§ Duyvendak
La Via veramente Via non è una via costante. I Termini veramente Termini non sono termini costanti. Il termine Non-essere indica l’inizio del cielo e della terra; il termine Essere indica la Madre delle diecimila cose. Così è grazie all’alternarsi del Non-essere e dell’Essere che si vedranno dell’uno il prodigio, dell’altro i confini. Questi due sebbene abbiano un’origine comune, sono designati con termini diversi. Ciò che essi hanno in comune io lo chiamo il Mistero, il Mistero Supremo, la porta di tutti i prodigi.

§ Lanciotti
Il Tao che può essere definito non è il tao costante. I nomi che possono essere nominati non sono nomi costanti. Senza nome è l’origine di tutti gli esseri, aver nome è la madre di tutti gli esseri. (Perciò) costantemente non aver desideri per osservare la sua essenza sottile; costantemente aver desideri per osservare i suoi limiti. Entrambe le cose hanno comune origine, e diversi nomi hanno comune espressione. Il mistero è di nuovo mistero, (la porta) di tutti gli arcani.

§ Parinetto
1 La via che è Via è un sentiero mutevole 2 E mutevole è il nome che la nomina 3 Cielo e terra antecede, senza nome. 4 Con nome, è madre degli esseri tutti. 5 L’arcano vedi sempre nel non essere; 6 vedi sempre nell’essere il pertugio. 7 Nascono insieme essere e non essere 7b E solo il nome li rende diversi. 8 E buio sono, quando son congiunti. 9 Buio nel buio: varco ad ogni arcano.

§ Andreini
1 La Via che come tale può esser presa, Via eterna non è. 2 Il nome che come tale può esser preso, nome eterno non è. 3 «Senza nome» è dei diecimila esseri il cominciamento, 4 «Ha nome» quel che dei diecimila esseri è la Madre. 5 Sicché nella costante cessazione del desio, se ne contempla il prodigio, 6 E nel costante desio se ne contempla il limite manifesto. 7 Comune han la fonte, distinti i nomi, eppur entrambi son designati: 8 «Arcano dell’Arcano», 9 «Acceso di ogni prodigio».

§ Evola
Il Tao che si può nominare Non è il Tao eterno Il Nome che si può pronunciare Non è il Nome eterno. (Come il) Senza-Nome esso è il principio di Cielo-Terra Col Nome [ossia: determinato come Cielo-Terra] è l’origine dell’infinità degli esseri particolari Così: chi è distaccato Percepisce l’Essenza Misteriosa. Di chi è offuscato dal desiderio Lo sguardo è arrestato dal limite [vede solo le apparenze fenomeniche del Principio]. Ora dei Due [il Nominabile e il Non-Nominabile, l’essere e il non-essere] Una è l’essenza, diversa solo la denominazione Mistero è la loro identità È l’insondabile fondo Di là dalla soglia dell’ultimo arcano.

§ Padre Larre
Via che uno enuncia Non è già più la Via nome che uno pronuncia Non è già più il Nome Senza nome Fece apparire il Cielo Terra Chiamato per nome È la Madre dei Diecimila esseri Senza desiderio Invita a contemplare il mistero Il desiderio considera i suoi aspetti manifesti Desiderio e Senza desiderio la stessa origine Due nomi differenti Sono di fatto insieme l’Origine E di origini in Origine La Porta del mistero meraviglioso

§ Watts
Il senza-nome è l’origine del cielo e della terra; Il dare il nome è la madre di diecimila cose. Ogni volta che non c’è desiderio (o intenzione), si osserva il mistero; Ogni volta che c’è il desiderio si osservano le manifestazioni. Queste due cose hanno lo stesso punto di partenza ma differiscono (a causa del)la nomenclatura. La loro identità è hsüan – hsüan oltre hsüan, la porta di tutti i misteri.
{Watts intende per hsüan “quello che è profondo, oscuro e misterioso antecedente ad ogni distinzione tra ordine e disordine”}


Fonte

Se poi qualcuno conosce il cinese classico, può farci la sua traduzione dall'immagine qui sotto


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