Re: Chi siamo veramente, cosa siamo veramente?

Inviato da  FrancescaR il 15/5/2015 14:19:06
<><><><><>

Invisibile, penso che tu abbia scambiato il passeggino con il seggiolone

Il piccolo seduto sul passeggino, stava piangendo "disperatamente"; l'hai scritto tu.
All'arrivo della mamma, il pianto è cessato quasi all'istante, segno che dimostra
l'appagamento di un suo bisogno, ovvero la presenza della rassicurante figura materna.

Diversamente, il bimbo sul seggiolone era lamentoso e stizzito, rifiutava il cibo sebbene
fosse affamato. Ma questo è il punto di vista di un adulto: il mio, il tuo, quello della madre...
Non sarebbe più opportuno chiederci, semplicemente, che cosa stesse comunicando,
attraverso quelle reazioni contrariate, il bambino in questione? (un piccolo di circa nove mesi)
Chi può dire con certezza che in quel momento avesse avuto realmente fame di pappa?
E se si fosse trattato di fame di altra natura? Oppure di un qualsiasi altro malessere,
anche di piccola entità (ad esempio: caldo, freddo, prurito, bruciore...) ?

I bambini, spessissimo, non riescono ad identificare la causa del loro disagio, seppur
passeggero (accade anche a noi adulti). Disagio che può essere, banalmente, una
sensazione di noia, di insicurezza... Essi manifestano il malessere impiegando i mezzi
di cui dispongono: il pianto, l'opposizione, l'aggressività, gli strilli e così via.

Stabilire a priori che un dato comportamento sia catalogabile come "capriccio", a me
pare arbitrario; anzi, mi pare in verità un approccio basato sull'interpretazione della
mente razionale, anziché sulla sensitività e sull'empatia.

Secondo la mia esperienza, un marmocchietto sereno e appagato piange assai di rado.
Pertanto mi trovo d'accordo con te.



Messaggio orinale: https://old.luogocomune.net/site/newbb/viewtopic.php?forum=42&topic_id=7424&post_id=271891