Mena, Arkansas: la droga del potere

Inviato da  Paxtibi il 20/8/2008 14:08:52
“E' stato calcolato che il consumo illegale di droghe negli Stati Uniti dalla fine degli anni '80 è arrivato ad un giro finanziario di 110 miliardi di dollari ogni anno.”
(Paul Johnson, Modern Times)

Come in tutti i casi in cui lo stato “dichiara guerra” ad un qualche nemico astratto – alla povertà, al terrorismo – quando leggiamo di “guerra alla droga” dobbiamo intendere correttamente “guerra per la droga.” No, non è solo questione di sbirri corrotti che passano dosi talvolta poco pulite ai tossici nel parco, sebbene anche questo faccia parte dell'orrendo quadro generale. Si tratta piuttosto di una tentacolare e lucrosa attività che coinvolge governi, servizi segreti e cartelli internazionali della droga, un'oscura e mortifera trama criminale che mina le fondamenta stesse della società. Il tutto al di sotto dei radar dei media asserviti al potere.

Ma talvolta qualcosa, magari un cadavere, affiora in superficie, e il suo lezzo raggiunge insospettabili stanze del potere, ne ammorba l'aria apparentemente immacolata, e le maschere cadono rivelando l'oscena verità, almeno finché gli attori in gioco non riescono, grazie alla complicità e all'omertà dei media, a sotterrare nuovamente i residui nauseabondi di quei crimini passati. Un caso esemplare è la storia di Barry Seal e del suo traffico di droga e armi a Mena, nell'Arkansas, una vicenda che rivelò la presenza di ombre sinistre nella storia di tre presidenti americani, e che ora è tornata nell'oblio, forse per sempre.

Questo articolo, risalente al 1995, avrebbe dovuto essere publicato sul Washington Post. Passato l'esame dell'ufficio legale che ne controllò l'accuratezza, l'articolo venne programmato per la pubblicazione, ma il direttore editoriale del Post Bob Kaiser (come George Bush, membro dell'infame confraternita Skull & Bones) cassò l'articolo senza spiegazioni quando le rotative erano già pronte per la stampa. L'articolo fu poi pubblicato da Penthouse, che nella sua prefazione rivelò che Kaiser rifiutò persino di incontrare gli autori Sally Denton e Roger Morris, nascondendosi nel suo ufficio mentre la sua segretaria si giustificava.

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