Riflessioni su "JFK" di Oliver Stone

Inviato da  sabo59 il 24/4/2008 19:44:27
Il film “JFK”, di Oliver Stone, ha senza dubbio generato l’interesse di molte persone verso il caso irrisolto dell’assassinio di John Kennedy, e in molte altre persone, tra le quali io, ha risvegliato bruscamente quell’interesse.
Ma per quelli, come me, che hanno poi lungamente approfondito l’argomento, alcune fantasie di Stone, che potremmo definire licenze artistiche, in una certa misura risultano essere controproducenti alla causa di coloro che legittimamente criticano le conclusioni delle inchieste ufficiali, e alla causa che lo stesso regista intendeva supportare.
Come senz’altro ricorderete, una scena del film ci mostra Jack Ruby nell’atto di depositare una pallottola su una barella del Parkland Hospital. Nelle intenzioni di Stone, probabilmente, la manovra di Ruby doveva servire a collegare, con certezza, le ferite delle vittime al fucile ritrovato al Texas School Book Depository. Ma come fa giustamente notare Federico Ferrero, il futuro assassino di Oswald non aveva alcuna garanzia che il suo gesto non si sarebbe poi rivelato come una forzatura, tale da rovinare il piano per creare ed incastrare “il folle solitario”.
Ed infatti, se ipotizziamo per un attimo che Stone abbia visto giusto, ci accorgiamo che Ruby avrebbe causato solo problemi alla Commissione Warren, costringendola ad inventarsi quella “pallottola magica” che è stata poi il cavallo di battaglia dei detrattori di quell’inchiesta.
Quindi, nel caso specifico, la congettura del regista americano, anche se alimentata dalla quasi certa presenza di Ruby al Parkland Hospital, rappresenta di fatto un invito a nozze per i sostenitori del Rapporto Warren, che in questa circostanza possono addirittura permettersi di attaccare i complottisti con il supporto di un minimo di logica. E Ferrero, di johnkennedy.it, si è lanciato come un bomber di razza sull’assist fornitogli da Stone, depistando così i lettori del suo sito dagli importanti interrogativi che dovrebbero scaturire dal ritrovamento di quella pallottola, diventata poi reperto 399 della CW.
Il problema, infatti, non verte sulla possibilità che quella pallottola fosse stata messa lì da qualcuno; non è in discussione il fatto che quel proiettile sia stato un protagonista della sparatoria nella Dealey Plaza.
Il punto è, invece, il seguente:
Quel proiettile cadde dalla barella di Kennedy o da quella di Connally?
Era fuoriuscita, quindi, da una ferita di Kennedy o da una di Connally?
Dopo aver osservato la quasi integrità della pallottola, e aver scoperto che la ferita alla schiena di JFK era profonda meno di un dito mignolo, non possiamo che concordare con l’ipotesi, ovvia, dei medici dell’autopsia, secondo i quali quel proiettile era fuoriuscito dalla ferita alla schiena di Kennedy in conseguenza del massaggio cardiaco praticatogli dai dottori del Parkland Hospital.
E’ una spiegazione razionale che concorda perfettamente con le caratteristiche della ferita e della pallottola, ma la Commissione Warren, a dispetto delle testimonianze, sentenziò che il proiettile proveniva dalla barella di Connally, e fregandosene della razionalità si avviò ad ufficializzare l’assurda teoria del “single bullet”, poiché era l’unico modo per scaricare tutte le colpe sul povero Oswald.
Quindi, ritornando a Stone, non vi era alcun motivo per inventarsi Jack Ruby che deposita la pallottola sulla barella. E’ stata una inutile forzatura servita solo a dare voce ai suoi detrattori.
Di falsi complottisti, che nascono per fare il gioco dei loro falsi avversari, ne esistono fin troppi, ed è un vero peccato che Oliver Stone non abbia evitato che qualcuno potesse sospettare della genuinità del suo dissenso rispetto alla tesi ufficiale.

C’è poi un altro interessante aspetto che riguarda il film di Stone, e che tocca anche ciò che abbiamo appena detto.
Molti supporter della CW, e tra questi senza dubbio Verdegiglio e Ferrero, s’illudono che attaccando duramente l’opera del regista americano si riesca a demolire la credibilità dei teorici del complotto, quasi come se le argomentazioni di questi ultimi dipendessero dal contenuto di un film.
Fermo restando che “JFK, un caso ancora aperto” è un capolavoro, e che per il 95% racconta verità, non ho ancora conosciuto un serio ricercatore anti-Warren che abbia avuto bisogno di Oliver Stone per supportare il proprio dissenso. I tanti illustri studiosi che criticano la tesi governativa sono abituati a ragionare sui documenti ufficiali, e sarebbe molto costruttivo il confronto se anche i pro-Warren sapessero misurarsi sui dati reali, e non su qualche spezzone di pellicola cinematografica.
Quale allora il motivo per cui, spesso e volentieri, tirano in ballo Oliver Stone?
Credo di avere una spiegazione plausibile.
Poiché il film di Stone è stato visto da milioni di persone, la maggior parte delle quali sapevano poco o niente del caso JFK, e che solo una minima percentuale di esse ha poi approfondito l’argomento, i successivi attacchi mirati a delegittimare il regista e il suo film dovevano servire al tentativo di condizionare il giudizio di tutta questa gente e di evitare una deriva complottista di così tante persone.
Insomma, la solita tattica tendente a screditare le ragioni dell’avversario cercando di infangare la sua persona, e, allo stesso tempo, cercando di mantenere l’attenzione il più lontano possibile dall’evidenza dei fatti.

Giuseppe Sabatino
www.jfkennedy.it

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