La macchina del tempo? Eccola.
Parte domani Planck, il satellite che scatterà le foto del cosmo originario di 13 miliardi di anni fa ...
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Si tratta della più evoluta delle «macchine fotografiche del tempo», come «Wmap» e «Cobe», i primi satelliti in grado di rilevare la radiazione cosmica di fondo: discerne differenze di valore nella radiazione di 5 milionesimi di grado. «Il suo occhio - spiega l'astrofisico della Sissa Carlo Baccigalupi - è un telescopio da un metro e mezzo, nel cui piano focale sono posizionati 22 radiometri e 48 bolometri raffreddati a -250°».
Radiometri e bolometri sono «recettori» di microonde, la forma in cui si presenta la radiazione cosmica di fondo. Scoperta negli Anni 60 dai Nobel Arno Penzias e Robert Wilson, è la traccia lasciata nel momento in cui nell'Universo è apparsa la luce. Sono passati miliardi di anni e quel flash è ormai debole, ma c'è ancora. «Planck» cercherà di immortalarlo per confezionarci una cartolina del cosmo in fasce.
«Per 300 mila anni dopo il Big Bang l'Universo era ancora buio - spiega -. La luce era intrappolata, perché la temperatura era talmente alta da impedire ai fotoni di circolare». Ma, intanto, il cosmo primordiale si espandeva velocemente: l'inferno di calore, un po’ alla volta, si raffreddò. Quando si scese a circa 6 mila gradi, i fotoni presero a correre in tutte le direzioni e, così, «fiat lux».
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La raccolta e la selezione dei milioni di dati verrà eseguita da 2 supercomputer: «Ent» (a Trieste) e «HG1» (alla Sissa). Ventimila gigabyte di disco rigido e 320 gigabyte di memoria Ram, per ciascuno.
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