Re: Assassinio di un antiproibizionista, Aldo Bianzino

Inviato da  florizel il 3/11/2007 3:07:08
Dicono che sul corpo di Aldo non ci sono segni di percosse.
E perchè, dal giorno che è morto, tra il 13 ed il 14 ottobre, i suoi parenti non hanno ancora potuto vederlo?

Qualcosa sembra volerlo dire la madre di Marcello Lonzi, in una lettera scritta al Manifesto e poi pubblicata sul blog per Aldo Bianzino.

Qui.

"Sono la mamma di Marcello Lonzi, morto nel carcere delle Sughere l'11
luglio 2003. Voglio mandare un forte abbraccio alla famiglia del povero
Aldo Bianzino, morto nel carcere di Perugia. Vi sono vicina nel dolore e
nella rabbia. Ma vorrei dirvi, non mollate. Capisco che non è facile, ma
io da 4 anni sto combattendo per avere giustizia.

Anche per mio figlio(morte naturale), se non era per le ferite in volto, ci sarei caduta. Un anno fa, però, è stato riesumato e avendo scoperto che non aveva due costole rotte, ma otto, il polso sinistro rotto, due buchi profondi alla testa sino all'osso, mandibola fratturata, non si può definire la sua morte naturale.

Anche io fui avvertita con 12 ore di ritardo e c'è stata un'archiviazione. Ma non ho accettato e ho combattuto contro tutti e tutto, tra poco avrò finalmente una vera risposta.

Non credo alle parole del sostituto procuratore Giuseppe Petrazzini, perché le ho già sentite, ma poi ci fu un'archiviazione. Ecco perché vi ripeto non mollate.

All'inizio ci sono state le interrogazioni, tutte quelle belle parole alle quali ti aggrappi con tutta la tua forza, che svaniscono in una bolla di sapone, allora ti chiedi perché? Perché? Piangi, vorresti urlare, spaccare tutto, e continui a guardare quella foto, l'unica cosa che ti è rimasta.

Mi sono chiesta tante volte: perché quando muore un detenuto la tv, tipo
la Rai ecc. non ne parla? Sono figli nostri, mariti; e muoiono in un posto
dove lo stato li prende in consegna, e dovrebbe proteggerli.

Invece lo stato li uccide.

Un abbraccio dal profondo del cuore.
Maria Ciuffi, Pisa"


Giuseppe Petrazzini è il titolare dell'inchiesta che ha portato all'arresto di Aldo e Roberta.

E ci sarebbe anche una testimonianza:

"Quella notte l'ho sentito gridare...chiedeva aiuto..."

"C’è una testimonianza, sembra l’unica fino ad ora, nell’inchiesta sulla
misteriosa morte in cella di Aldo Bianzino, 44 anni di Pietralunga che
ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di un agente di
polizia penitenziaria. Era la ‘guardia’ in servizio quella maledetta
notte nel braccio del carcere di Capanne che ospita la sezione transito.
Dove sostano i detenuti in attesa della convalida dell’arresto da parte
del giudice."


E qui, pare che le testimonianze siano quelle di due detenuti tunisini ed uno rumeno, che "avrebbe visto alle 7 del mattino il falegnamente seduto sulla brandina della cella., nudo."

Uno dei primi indagati, proprio l'agente penitenziario, per omissione di soccorso e omissione di atti d'ufficio.

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