Re: Disapprova maniere dei poliziotti su immigrati: arrestato.

Inviato da  florizel il 14/9/2008 15:55:51
se queste persone vengono qui, nell'occidente ricco di "promesse" e di "opportunità" … non è perché lo vogliano, o lo scelgano.

Dunque prima dell'ondata non lo volevano, o non lo sceglievano?

Molto semplicemente: non mi risulta che si sia mai parlato di “ondate” quando farlo NON conveniva (ancora) affinché le si accettasse incondizionatamente. Il che conduce a ritenere le “ondate” (o i cosiddetti “flussi migratori”) una risposta fisiologica a condizioni sociali ed economiche determinate da elementi voluti e pianificati.

In ogni caso: se le “ondate” oggi costituiscono una crescita esponenziale del fenomeno “immigrazione”, ciò non implica che prima della situazione attuale gli individui emigrassero perché lo sceglievano.
Quello che sto affermando è che ovunque ad un individuo venga impedito di scegliere dove vivere e lavorare, si creano le premesse per convivenze forzate.
E resta tutta la domanda di partenza: cosa c’entrano le “pedine”?

mi preme solo limitare la quantità di merda nella quale sono costretto a nuotare.

E’ per questo che non capisco come tu possa “sorvolare” sui cinesi…sono anch’essi una risposta a determinati meccanismi economici, è vero o no?
Ma se non si accoltellano sotto la tua finestra, resta l’ipotesi concreta che questo non avvenga perchè le loro condizioni di vita sono ampiamente accettate, tutelate e perfettamente funzionali a determinare un certo “multietnicismo”; ti invito anche a considerare quanto quel “mercato” influisca pesantemente sulle “ondate”, e quanto la diffusione delle loro merci contribuisca moltissimo, oggi, a determinare buona parte di determinati “squilibri” etnici.

Il salto di qualità dell'imprenditoria cinese del nostro paese è avvenuto quindi a partire dalla seconda metà degli anni '80, da un lato per gli effetti della prima legge di regolamentazione del 1986, dall'altro, per l' "accordo tra il governo della repubblica italiana e il governo della R.P.C., relativo alla promozione e alla reciproca protezione degli investimenti" firmato a Roma nel gennaio del 1985, ed entrato in vigore a tutti gli effetti nel marzo 1987.

L'obiettivo dell'accordo è stato quello di "intensificare la cooperazione economica tra i due paesi, intenzionati a creare favorevoli condizioni per gli investimenti dei residenti e delle società di ciascun paese nel territorio dell'altro" individuando e legittimando, nella sostanza, le condizioni di reciprocità previste dal nostro ordinamento. L'effetto dell'accordo è stato quello di consentire ai cittadini cinesi di regolarizzare la posizione delle aziende costituite prima del 1985 e di incentivare la costituzione di altre, come da esso auspicato.


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A Pechino, pragmaticamente, interessa la partecipazione allo sfruttamento delle materie prime africane, segnatamente il petrolio. Seguito dai minerali indispensabili al suo impressionante sviluppo economico (rame, ferro, platino, cobalto, uranio, diamanti) e dal legname.
Ora, su diritti umani e civili, democrazia, correttezza degli affari, la Cina – monopartitica, autoritaria, segnata da pratiche non trasparenti negli affari - si trova in sintonia con i partner africani. E questo sicuramente la avvantaggia nella competizione con gli Occidentali per il controllo delle materie prime e dei mercati del Continente Nero.La Cina, ormai terzo partner dell’Africa, si avvicina sempre più agli europei in declino e agli americani in ascesa.


Oltre a considerare l’influenza dell’economia cinese su larga scala, credo che incida moltissimo anche il fatto che, nelle strade, le principali merci rivendute da senegalesi, arabi, pakistani e via dicendo, sono “made in China”. Ed anche in buona parte dei “normali” punti di vendita, come i negozi, ad esempio.

Citi i lavoratori cinesi che costruirono le rotaie per gli yankees. Domanda: tenendo conto del progressivo ruolo dell’economia cinese nel corso dei decenni, a chi conveniva che si creassero “dogmi” sulla convivenza con i suddetti? A nessuno che ritenesse opportuno creare i presupposti per un “consenso” pietistico verso quell’etnia, la cui accettazione è oggi di default.

Non so se sono riuscita a comprendere bene la tua posizione, ma magari tu ne fai una questione di "caratteristiche" insite in una determinata etnia. Io sto valutando invece gli effetti politici ed economici che determinano una data condizione, umana e sociale.

Mi rileggo il tuo post, e a dopo per altre eventuali riflessioni.

PS: ti ho lasciato un PM.

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