Ho visto lo svilupparsi successivo del thread, e forse non è il caso di continuare, ma visto che mi è costato uno sforzo scrivere questo post, lo pubblico lo stesso:
Citazione:
Non e` questione di denigrare, ma di andare oltre, ovvero spiegare cosa significa. Cosa che Mises fa.
Più che spiegre precisa una cosa non sostanziale.
Lui prende la definizione corrente di razionalità, e cioè "criterio d'azione che mette in relazione l'agire con la motivazione dell'attore."
E aggiunge implicitamente questo ragionamento:
La motivazione dell'agire (=obiettivo, fine dell'agire) è perseguire ciò che un individuo ritiene il proprio bene (cioè il proprio profitto in senso ampio), perché è impensabile un individuo che persegue ciò che egli ritiene il proprio male.
[Caso-limite: anche un suicida mette in opera una azione per conseguire il proprio bene, perché ritiene che l'essere morti sia una condizione preferibile all'essere vivi.]
Quindi
ogni azione di
ogni individuo è finalizzata al perseguire ciò che l'individuo reputa il proprio bene (= profitto in senso ampio). Per cui tutte le azioni di tutti gli individui sono finalizzate a perseguire un profitto (in senso ampio).
Quindi "profitto" può essere
qualsiasi cosa, in dipendenza dalla preferenze individuali (se non ti conosco profitto è guadagnare 10 euro da uno scambio con te; se sei mio amico, profitto è regalarti, e quindi perdere, 10 euro), e va a definire potenzialmente
qualsiasi condizione.
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