Re: Noi, questo debito non lo paghiamo.

Inviato da  benitoche il 29/7/2011 22:54:02
Citazione:

Paxtibi ha scritto:
sai cos'è una delega ?

Una cosa con una firma sotto?

PS: ho appena ordinato una Ferrari, per il saldo ho dato il tuo nominativo, ok?


Me lo fai fare un giro?


Inviato speciale
Proseguo nel mettere a disposizione dei lettori la corrispondenza via e-mail, procurata illegalmente, che il giovane diavolo Giunior W. Berlicche, inviato speciale per il «Daily Horror Chronicle» nel paludoso fronte terrestre, ha confidenzialmente indirizzato alla sua demoniaca collega Vermilingua, attualmente segretaria di redazione del prestigioso media deviato, all’indirizzo elettronico Vermilingua@dailyhorrorchronicle.inf.
Andrea di Furia

Carissima Vermilingua,
nessuno mette in dubbio la tua capacità mediatica di proteggere adeguatamente il malaffare bancario. E se quel povero diavolo di Faucidaschiaffi ti fa la critica che non sai nulla del PIL, del cosiddetto Prodotto Interno Lordo, ebbene non ti curar di lui ma guarda e passa.
Come promesso, ti parlerò del PIL da diversi punti di vista, adesso comincio dagli originari: a) e b).
a) Come ragiona l’economia (= l’impresa, il distributore, il consumatore) rispetto al denaro?
Il danaro rappresenta l’equivalente delle merci e dei servizi disponibili sul mercato. Aumenta con l’aumentare di merci e servizi offerti/richiesti e diminuisce con il diminuire degli stessi.
Se uno dei due termini varia, l’altro varia inevitabilmente.
Per semplificare, ad esempio, immaginiamo che tutte le merci e i servizi siano rappresentati da 1 uovo e che l’equivalente monetario miliardario sia rappresentato da 1 euro. Abbiamo il rapporto 1:1. Se merci/servizi
dimezzano, all’uovo dimezzato corrisponderà un euro dimezzato (50 centesimi).

Se merci/servizi raddoppiano,alle 2 uova corrisponderanno i 2 euro di moneta. Il rapporto è sempre di 1 a 1, per cui se l’uovo
dimezza deve essere ritirata dal mercato (distrutta) metà della moneta in circolazione; mentre se l’uovo raddoppia si deve mettere in circolazione il doppio della moneta.
Il bello viene adesso: se di nuovo l’uovo dimezza e da due torna a 1, anche la moneta dovrebbe essere parimenti tolta di mezzo e da due tornare a 1. Cosa succederebbe, se la moneta non fosse eliminata, se per cosí dire non morisse? Indipendentemente dal valore nominale (2) rimasto della moneta, con quel 2 si può comprare ora solo 1 uovo: tutto infatti ora costa il doppio, ossia il potere d’acquisto della moneta si è ridotto della metà.

Se ne accorgono subito i salariati quando il potere d’acquisto dimezza, perché non raggiungono piú con lo stipendio la fine del mese: i soldi finiscono il 15. È matematico, Vermilingua!
Quindi la moneta ha una polarità come qualsiasi frutto della terra: da una parte cresce e fruttifica, dall’altra deperisce e marcisce al tempo giusto. Da una parte vive e dall’altra muore: da una parte è moneta che vive nello scambio e dall’altra è moneta che muore… nella donazione.
Come fanno infatti le nostre belle vittimucce addormentate nel sottobosco debitorio dello Stato monodimensionale bancocratico moderno a liberarsi delle monetine in eccesso?
Le donano ai propri bambini, che le eliminano immediatamente comprando golosità o giochini!
Perché lo Stato non si organizza allo stesso modo, mi chiedi?
Perché ciò dispiace moltissimo alle Banche, e poiché comandano loro (piú sotto ti spiego come ciò è avvenuto) gli Stati chinano il capo e cercano di salvare l’orgoglio ferito.
Sai bene anche tu quanto mastichi amaro chi, tra politici, intellettuali e tecnici, conosce il vero motivo della catena che lo aggioga alla mangiatoia bancaria, e vedi che fanno di tutto perché i sudditi-schiavi siano distratti dai loro litigi, dal gossip, dalle guerre e dalla asfissiante ricerca del cibo quotidiano.

Tutto deve succedere, ma nessuno (specialmente i giudici) deve affrontare il problema della moneta a debito. E tanto meno conoscere la triplice qualità della moneta (di scambio, di prestito e di donazione), perché lo strapotere bancario verrebbe di colpo meno.
Capisci anche tu che non si può dare un cosí grande dispiacere (perché la coperta economica è corta) a pochi banchieri internazionali – e perdere d’un colpo i moltissimi privilegi conquistati pettinando entusiasti
con la fronte i parterre delle Banche Centrali private.
Molto meglio hanno pensato i politici di ogni colore risma e posizionamento (destrorsi, sinistri e centristi), molto meglio piuttosto darlo, questo dispiacere, a pochi propri elettori che condivideranno certo
(sic!) il tiro mancino sferrato alla stragrande maggioranza degli elettori di tutti gli altri partiti alleati e antagonisti:
milioni di sudditi-schiavi inconsapevoli, il cui voto è peraltro perso per noi – ragionano cosí – e comunque tenuti nell’ignoranza assoluta da tutta la casta. Tiè!

Perdona, Vermilingua, il pastoso filino di bava fuoriuscito dalle mie democratiche fauci: continuo.
34 L’Archetipo – Settembre 2010
b) Come ragiona la speculazione finanziaria privata (= le banche) rispetto al denaro?
Il primo ragionamento della speculazione bancaria è visceralmente quello di sentire una sincera antipatia per un mercato dei prestiti che si contrae. Se si dimezza l’uovo di merci/servizi e si deve dimezzare
la moneta in circolazione (distruggendone l’eccedenza con altrettanta moneta killer, con la moneta di donazione) questo fa tanto male al business... delle banche private. Come ha osato rivelare un efferato
Agente del Nemico: «Sulla terra ce n’è abbastanza per soddisfare i bisogni di tutti, ma non per soddisfare l’ingordigia di pochi».
Ma non voglio divagare. Come dunque controllare la moneta in eccesso senza distruggerla?
Qui scatta il secondo ragionamento della speculazione bancaria: basta che bilanciamo artatamente inflazione e deflazione con il controllo dei tassi di interesse gestiti dalle Banche Centrali. Tiè!

Niente paura Vermilingua, non singhiozzare mentre impugni il tuo lucidafàuci: altrimenti sembri dipingerti i colori di guerra per partecipare alla danza degli scheletri astrali! È un giochino da asilo nido infernale.
Funziona banalmente cosí: quando c’è troppa moneta in circolo e quindi c’è inflazione (ossia la moneta perde il suo potere d’acquisto) alziamo i tassi di interesse, creiamo il crampo del credito ritirandola dalla circolazione e trattenendola, rifiutando di prestarla. Arrivata la
penuria di moneta: in giro ce n’è pochissima rispetto alle esigenze. È la deflazione (ossia la moneta riacquista parzialmente il
suo potere d’acquisto) si abbassano i tassi di interesse, si aumenta il flusso della moneta prestata e cosí via, di tempo in tempo, si ricomincia da capo.

Ma adesso lascia che parli per me il mio moleskine astrale, dove sono registrate alcune conversazioni tra nostre vittimucce dirigenti di banca che ti chiariranno meglio i vari e apprezzati effetti collaterali.
«Ovviamente tra un flusso inflattivo/deflattivo e l’altro – è stato spiegato ad un neo-speculatore volenteroso di apprendere – ogni volta ci impadroniamo di aziende, che durante il periodo di vacche grasse abbiamo intenzionalmente indebitato alla grande, e di patrimoni personali di coloro ai quali che abbiamo freddamente consigliato di speculare in Borsa su titoli fallimentari da noi stessi garantiti ‘sicurissimi’. Al contempo,
per far quadrare i conti, siamo ogni volta la causa originaria del licenziamento di decine di migliaia di lavoratori e del suicidio di qualche decina di imprenditori... purtroppo incapaci di reggere il gioco».
Risolto questo problema, però, resta da fare in modo che ci sia sempre bisogno di moneta.

Questo lucroso obiettivo è oggetto del terzo ragionamento della speculazione bancaria.
Innanzitutto chi ha bisogno di moneta? Solo due tipi di persone: chi ha un’idea imprenditoriale e chi ha un debito. Poche migliaia di individui i primi, miliardi di individui (slap)i secondi.
Poiché fare la banca è fare business, non beneficenza, quale mercato essa sceglierà di privilegiare, secondo te? Esatto Vermilingua: la banca privilegerà sempre il grande oceano dei debitori sulla pozzangherina
degli imprenditori oculati... grandi, medi o piccoli che siano.
Qui scatta il quarto ragionamento della speculazione bancaria, un ragionamento temporale: la Banca è una protagonista dell’area economica: non è produttore, non è consumatore (guai mai!), ma è distributore, appunto, di danaro. Nell’area economica il tempo è strettamente vissuto al presente.

Se c’è da scegliere tra l’uovo oggi e la gallina domani, sceglie l’uovo. L’area culturale sceglie viceversa la gallina, sceglie il futuro. E cosa rimane all’area giuridica? Resta il passato, resta il guscio vuoto! Per l’area giuridicopolitico- statale, infatti, il problema non si pone. Non tocca mai al governo dello Stato scegliere, e difatti quando gli tocca che fa? Tergiversa, rimanda, si annida nell’opportunità o meno della scelta e spera che l’opposizione... si opponga: faccia in definitiva il suo dovere, perché il momento passi e si perda.
Tutte strategie per restare in attesa che la scelta sia fatta da un altro: dal destino o dall’economia o dalla cultura. Solo quando il momento utile è passato, soltanto allora (e ce ne vuole ancora di tempo persmuoverlo) su quel passato il governo comincia timidamente a edificare.

Tornando alla nostra banca speculativa privata, come osservava conviviale un pezzo grosso che se ne intendeva, correttamente non si possono aspettare i comodi dei debitori, altrimenti si invecchia senza
costrutto e senza bieche e ruspanti soddisfazioni. I debitori vanno allevati, e vanno allevati in branchi, non uno a uno. Ecco allora la teschiata: se indebitiamo uno Stato, abbiamo in un colpo indebitato tutti
i suoi cittadini senza che se ne accorgano, comprese le generazioni future. Non solo, se indebitiamo un imprenditore questo ha i nostri stessi tempi di reazione e non sempre, ma a volte, si accorge subito delle
nostre mire. Mentre con gli Stati, protagonisti dell’area giuridica, abbiamo anche il vantaggio antisportivo
della loro incapacità a reagire nel tempo presente. Nel frattempo che il presente diventa passato noi prendiamo due piccioni con una fava: ci assicuriamo il parco buoi piú ampio di debitori possibile (tutti i cittadini)
e nel medesimo tempo il controllo sui suoi rappresentanti (politici e partiti, nostri debitori anch’essi, da noi finanziati in mille modi) e cosí sullo Stato medesimo.

Come si ottiene questo? Scatta il quinto ragionamento per la banca speculativa: semplicissimo, si compera col denaro, o con il ricatto, o con la violenza, chi governa e si fa in modo che legalmente le Banche centrali
private siano autorizzate in nome dello Stato ad emettere moneta, indebitandolo attraverso l’emissione di una garanzia statale (i famosi Bond del tesoro americano, ad esempio, o i Bund tedeschi o i Bot e i CCT italiani) finché la moneta ha copertura aurea… perché in ogni momento le Banche centrali private possono essere chiamate a convertire la cartamoneta in oro da chi presenta con questo obiettivo le banconote.
Scatta qui il sesto malèfico ragionamento per la banca speculativa: le esigenze dei debitori di indebitarsi sono infinite, peraltro le istighiamo in tutti i modi ad aumentare esponenzialmente attraverso gli
acquisti a debito. Per non svegliarli dal torpore dello shopping a debito inventiamo strumenti bancari con nomi di fantasia: le carte di credito (in realtà di debito) o la finanza creativa (= tossica) ad esempio. Ma
non è questo il punto. Tutto l’oro del mondo è assolutamente una particola dell’enorme mole di debiti che suscitiamo prestando denaro.
Questa è la ragione, Vermilingua, per cui tutti gli Stati sono usciti dal 1971 tt., tempo terrestre, dalla copertura aurea, apparentemente creando un problema morale alle nostre banche.

«Però cosí – ha obiettato un bancario, figlio d’arte un poco tonto, che voleva fare bella figura – lo Stato non ha piú l’obbligo di garantire nessuna cifra».
Ma è stato subito tacitato da un perentorio scappellotto del premuroso genitore, e rimesso in riga: «E chi mai sarebbe cosí fesso da andarglielo a dire?».
Un altro invece obiettò: «Ora, però, per la Banca Centrale privata non c’è piú nessuna ragione di mettere nel proprio bilancio al passivo la moneta battuta per lo Stato, azzerandola con l’attivo della garanzia
statale (essendo scomparso lo scopo di tutelare il richiedente, che prima poteva legalmente pretendere la conversione in oro delle sue banconote: ma ora non piú). Con l’ulteriore e piú triste problema che le monete battute per lo Stato ora dovranno essere correttamente messe all’attivo nel bilancio della Banca centrale».

E poiché in certi Paesi, come quello del nostro pensieroso banchiere, si va dai 750 ai 1.000 miliardi l’anno di moneta battuta dalle Banche Centrali per lo Stato, capisci anche tu, Vermilingua, che dovendo
pagare, d’ora in poi, fior di tasse allo Stato, la questione si stava facendo spinosa.
Ma fu anch’esso zittito da un altrettanto perentorio: «Forse che è lo Stato a stabilire i criteri contabili con cui una banca fa il proprio bilancio?».
«Certo che no – fu la risposta di un altro – i criteri contabili li stabiliamo noi. Lo Stato, su nostra precisa indicazione, ha ben altri problemi di cui occuparsi: tassare tutti i cittadini per restituirci i soldi!
Quindi continueremo imperterriti a mettere in negativo la cifra garantita dai titoli di Stato. Intascheremo cosí miliardi di danaro di coloro che si credono cittadini dello Stato, mentre quei poveri illusi sono solo i nostri
indiretti sudditi-schiavi inconsapevoli. Miliardi di denaro sottratto alla vista del volgo attraverso le società di clearing sovranazionali e i paradisi fiscali: con i quali miliardi assicureremo il potere anche ai nostri piú
lontani pronipoti... nei secoli dei secoli».

«E la cosa piú bella – ha interloquito un altro soggetto esperto, proprietario di una foltissima e variopinta moquette sullo stomaco – il godimento estetico totale ci verrà dato non solo dal non pagare le tasse
su queste immense cifre, ma dal fatto che i nostri rappresentanti saranno sempre i primi a chiedere a gran voce ai governi un crescente maggiore impegno contro gli evasori fiscali: in definitiva quei cittadini sono
nostri debitori (solo transitivamente sono debitori del loro Stato)».
«È proprio cosí, signori. Invece di essere ricordati come banali benefattori dell’umanità con i nostri regolari contributi miliardari al fisco, siamo diventati i piú grandi, invisibili e intoccabili evasori fiscali di tutti i tempi. Il che è molto piú intrigante e sensibilmente piú soddisfacente per la nostra aristocratica casta».

Capito mi hai, Vermilingua? Il nostro primo P.IL da arraffare sono miliardi...
di Poveri ILlusi.

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