Re: La follia del debito pubblico.

Inviato da  infosauro il 16/1/2012 17:40:05
Inenascio, non era esattamente quello che avevo chiesto.
Sembra però che negli ultimi giorni il debito pubblico sia diminuito, è vero o hanno semplicemente ignorato qualche voce dalla somma del totale?

Un articolo sul debito:
ECCOVI Perchè le Banche godono guadagnando sul nostro debito pubblico, leggete attentamente, da qui capirete gli interessi economici sul nostro debito pubblico (fatto da loro con circa 400 Miliardi di €uro finora GUADAGNATI) con l'aiuto del Club delle Banche Europee BCE... Cittadini scendete in piazza Montecitorio, scacciamo la CASTA MAFIA MASSONERIA e riprendiamoci il nostro Paese, per una Democrazia Diretta, questi banditi ci stanno massacrando di debiti, vogliono la nostra povertà, poi ci venderanno alla CINA.... Meditate, meditate.....ma Reagite subito... Io ci sono assieme a tanti Cittadini onesti dal 4 giugno in Piazza Montecitorio.... facciamo come l'Islanda arrestiamo i Banchieri, cacciamo i politici e ricostruiamo la nostra seconda Repubblica in una Democrazia Diretta. Per un 'Italia libera,uniti si può.

PRIMO PIANO
La manovra ha colmato di provvidenze gli istituti italiani per non inaridire il credito Banche, sono le sole a sorridere, possono prendere in prestito all'1% e investire in Bot al 6% di Michele Arnese
*da il sussidiario.net
Il piagnisteo dei banchieri, ormai non solo italiani, inizia a essere troppo corale per essere veritiero. Certo, le regole dell'Eba, l'autorità di vigilanza europea, che ha previsto per le banche un rapporto patrimoniale Core Tier 1 al 9% può essere contestato. Così come sono stigmatizzabili i criteri di valutazione al mark to market per i titoli di stato che non si intendono vendere prima della scadenza; criteri fissati dalla stessa Eba presieduta da Andrea Enria.

Detto questo, le ricapitalizzazioni imposte per gli istituti di credito dall'Eba devono essere osservate insieme con le mosse in corso di governi, banche centrali nazionali e Banca centrale europea (Bce). Iniziamo dal governo. A strillare contro il decreto Monti sono stati in tanti, ma non si sono uditi gli strilli dei banchieri. Non è un caso. Infatti, non basta una mano per contare i provvedimenti della manovra che soddisfano appieno le richieste, più o meno palesi, delle banche. Facciamo qualche esempio. L'esecutivo presieduto da Mario Monti è stato il primo in Europa a prevedere una garanzia pubblica fino al prossimo giugno per le obbligazioni bancarie e altre passività degli istituti di credito. La norma avrà diversi effetti benefici per le banche, le quali potranno così dare alla Bce come collaterale i bond garantiti dallo Stato in cambio dei prestiti dell'Istituto centrale di Francoforte; inoltre, con la garanzia sarà più facile attingere al mercato dei prestiti interbancari. Il maggior ricorso alla moneta elettronica, al posto del contante, era da tempo invocata dall'Abi, l'associazione bancaria presieduta da Giuseppe Mussari, che stima in complessivi 10 miliardi di costi in meno per banche e imprese dal minor ricorso al contante. La ulteriore bancarizzazione non può non aumentare i ricavi degli istituti di credito. Non solo. Nell'aumento dell'imposta di bollo per i conti correnti c'è un dettaglio che ha soddisfatto le banche; l'imposta è estesa anche ai conti postali, che prima erano esenti. Se ci si sposta da Palazzo Chigi all'Eurotower le buone notizie per gli istituti aumentano. La Bce presieduta da Mario Draghi si è infatti impegnata a offrire alle banche linee di liquidità per 36 mesi all'1%. Questi finanziamenti devono essere garantiti da collaterale, ma la Bce accetta tutti i titoli sovrani, non solo italiani, ma anche greci e irlandesi e perfino mutui. Grazie a queste linee di credito, le banche hanno i profitti pressoché assicurati (eventualità non esclusa da Draghi nell'intervista rilasciata ieri al Financial Times): possono prendere a prestito per tre anni dalla Bce all'1% e investire in titoli di stato italiani con la stessa durata al 6%, titoli che poi danno in garanzia alla Bce. Insomma, possono guadagnare il 5% senza assumersi alcun rischio:
«Il rischio di credito per le banche è pressoché nullo», ha detto l'economista Luigi Zingales. «Se il Tesoro italiano dovesse dichiarare bancarotta, le banche sono insolventi in ogni caso, quindi il rischio aggiuntivo se lo prende la Bce.
Si tratta di un regalo tanto enorme che vorrei anche io essere una banca». La mossa della Bce, comunque, è stata pensata per avere un effetto positivo sull'economia reale: con maggiore disponibilità di liquidi, le banche saranno meno restie a erogare credito alle imprese. Ma quel che è certo è che, indirettamente, la Bce fornisce, di fatto, alle banche dei paesi periferici un incentivo a continuare ad acquistare quei titoli del debito pubblico che i criteri contabili dell'Eba inducono a detenere meno in portafoglio perché dovevano essere svalutati. Ma c'è dell'altro nel pacchetto delle misure annunciate di recente dalla Bce di Draghi: gli istituti di credito possono ottenere liquidità anche dalle loro banche nazionali offrendo a garanzia quei prestiti nel loro bilancio che non sono accettati nelle operazioni con Francoforte. Che significa? Lo ha spiegato una che se ne intende, l'economista Lucrezia Reichlin, docente alla London School of Economics, già capo economista della Bce e adesso nel Consiglio di amministrazione di Unicredit: «Questo comporta un ulteriore allentamento della qualità delle garanzie», ha scritto su Il Corriere della Sera. «Inoltre, qualora il rischio su queste operazioni si materializzasse, le perdite sarebbero imputate alla banca centrale del paese dell'istituto di credito
(e quindi al suo Tesoro) e non condivise dall'Eurosistema».

Si dirà: si aiutano le banche per sorreggere gli stati e sostenere le imprese. Si vedrà se la scommessa riuscirà. Di certo a gioire al momento sono soprattutto le banche. Gli stati e le imprese possono attendere.

CARI CITTADINI,LEGGETTEVI ATTENTAMENTE questo articolo, tra poco nel successivo post vi dò una notizia bomba, che dimostra il grande interesse economico delle banche Italiane (Club di banche Europee) che non hanno nessun interesse se non economico di mangiare sopra le nostre spalle, impoverendoci, e in caso di fallimento lasciarci nella totale MISERIA!!!!!!!

CON L'AVVENUTA CONSEGNA ALLA BCE (PRIVA DI MANDATO ELETTORALE) DELLA DECISIONE SULLE TASSE DEGLI EUROPEI, SI CELEBRANO I FUNERALI DELLA DEMOCRAZIA.
Ecco come Ciampi, Napolitano, Draghi e compagni hanno permesso la vittoria del socialismo mondialista di Mario Monti di Roberto de Mattei, chi avrebbe mai immaginato che il 150° esimo anniversario dell'unità italiana si sarebbe concluso con un pesante esproprio di sovranità nazionale?
E come immaginare che il principale artefice del commissariamento del nostro Paese da parte di "poteri forti" sovranazionali sarebbe stato quello stesso presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, più di ogni altro, si era adoperato per celebrare la nascita dello Stato nazionale italiano?
Per risolvere la situazione di "emergenza economica" in cui versa il nostro Paese, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha affidato la guida del governo ad un personaggio, Mario Monti, che è la più pura espressione di quei "poteri forti" ai quali si deve la crisi economica in cui si trovano oggi l'Italia e l'Europa. Il paradosso è solo apparente. Le "appartenenze" di Mario Monti a lobby e "fraternità" di vario genere sono a tutti note. Basterebbe però il ruolo da lui svolto di membro del Comitato esecutivo della Banca Centrale europea dalla sua istituzione, nel 1998, al 2006.
La BCE nacque quando, in applicazione al Trattato di Maastricht, undici Paesi dei 15 Paesi dell'Unione Europea, tra i quali l'Italia, rinunciarono alla loro sovranità monetaria per dar vita all'euro, la nuova moneta unica che vide ufficialmente la luce il primo gennaio dell'anno successivo. La Banca Centrale Europea, insediatasi il 1° giugno 1997 costituiva il motore di un processo, presentato come «irreversibile» dal Trattato di Maastricht, che comportava la definitiva abdicazione ad ogni sovranità in campo monetario.
Il ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi, celebrava « la prima rinuncia formale piena ad una parte di sovranità nazionale in favore di una sovranità europea » (intervista a "La Repubblica" 1 maggio 1998).
Si trattava, per inciso, dello stesso Ciampi che, come Governatore della Banca d'Italia, per evitare la svalutazione della lira, che avrebbe rallentato il cammino verso la parità del cambio tra le monete europee, tra l'agosto e il settembre del 1992, bruciò una colossale quota (mai esattamente definita) delle riserve ufficiali nazionali.
Ciampi venne quindi premiato con la nomina, il 18 maggio 1999, a presidente della Repubblica italiana. Non è un caso che il suo biografo e portavoce Paolo Peluffo (Carlo Azeglio Ciampi. L'uomo e il presidente, Rizzoli, Milano 2007) sia stato nominato Sottosegretario di Stato del governo Monti. Né stupisce il fatto che Carlo Azeglio Ciampi, come Giorgio Napolitano, abbiano esaltato il Risorgimento nazionale, in maniera altrettanto fanatica della costruzione europea.
Gli stessi "poteri forti" che, per liquidare i sovrani legittimi diedero nell'Ottocento il loro sostegno ideologico e finanziario all'unificazione, oggi vedono nello smantellamento dello Stato nazionale una nuova tappa per realizzare l'utopia della mazziniana Repubblica universale.
Il processo di esproprio della sovranità nazionale avviato dal Trattato di Maastricht aveva solo la sua prima fase nella moneta unica europea. Mentre ascendeva e altrettanto rapidamente tramontava il sogno di una "costituzione europea" (si veda il mio De Europa. Tra radici cristiane e sogni postmoderni, Le Lettere, Firenze 2006), l'euro mostrava, fin da subito, le sue prevedibili crepe.
Ma il prof. Mario Monti, allora Commissario europeo, oltre che membro della BCE, già annunciava la «fase 2» dell'Unione ("La Repubblica", 5 maggio 1998), avvertendo che, una volta avviata la moneta unica, l'unico strumento per far fronte ai prevedibili squilibri economici sarebbe stato quello del prelievo e della ridistribuzione fiscale.
L'unificazione monetaria era presentata in Italia, dai governanti e dai mass media, come imposta dall'urgenza di correggere i nostri squilibri e a risanare la nostra economia.
Gli addetti ai lavori sapevano però che non è sufficiente trasferire la sovranità monetaria ad una Banca Centrale per assicurare la stabilità dei prezzi e l'equilibrio in un mercato comune dove convivono Paesi dalle strutture economiche e produttive diverse, con differenti tassi di crescita e di sviluppo.
Il 1° maggio 1998, alla vigilia della fatidica riunione di Bruxelles che avrebbe dato vita all'Euro, il ministro Ciampi, in un Forum a "Repubblica", lo ammetteva con queste parole: «L'Euro ha un'importanza eminentemente politica.
Con il 2 di maggio cambia qualcosa di sostanziale per l'Italia e per l'Europa.
È la prima rinuncia formale piena ad una parte di sovranità nazionale in favore di una sovranità europea. Ma io penso che sarebbe veramente una costruzione zoppa, se oltre alla moneta e alla Banca centrale, l'Europa non mettesse in comune anche altro: l'importante è proseguire sulla strada dell'unificazione».Quando nel 1992 denunciammo, tra i primi, il Trattato di Maastricht con una lettera a parlamentari europei, sostenemmo che, a differenza di quanto allora veniva detto, si trattava di un progetto non economico, ma politico, che si sarebbe attuato attraverso fasi strettamente concatenate. Per gli "eurofanatici", come Ciampi, Monti e Napolitano, l'euro è stato, fin dall'inizio, un meccanismo economico destinato a produrre, dopo la cessione della sovranità monetaria, la sovranità fiscale, che costituisce l'essenza della sovranità democratica.
Il principio che guidò il processo di indipendenza delle colonie americane dal governo britannico fu, nel XVII secolo, proprio la formula «no taxation without representation»: "nessuna tassazione senza rappresentanza". In una democrazia moderna, il potere sovrano di tassare i cittadini può essere esercitato solo da chi questi cittadini, per mandato parlamentare, legittimamente rappresenta.Cosa pensare allora della richiesta del presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi che, intervenendo il 1° dicembre al Parlamento Europeo di Bruxelles, ha reclamato una politica di bilancio e fiscale comune europea, come completamento del processo che ha portato alla nascita della BCE? La medesima richiesta è stata fatta dal Cancelliere tedesco Angela Merkel al Parlamento tedesco, per salvare l'euro, ed è condivisa ovviamente da Monti e Napolitano. Ma con la consegna ad un organismo privo di qualsiasi mandato elettorale, quale è la Banca Centrale Europea, del potere di decidere, anche indirettamente, come e quanto tassare i cittadini europei si celebrano i funerali della democrazia rappresentativa.
Come potrebbero, d'altra parte, i "poteri forti", procedere ad un gigantesco furto su scala europea, qual è il prelievo fiscale che ci attende, senza negare con la sovranità degli Stati nazionali, anche le regole primarie della democrazia occidentale?
E, infine, che cosa devono pensare gli elettori del centro-destra di un partito come il PdL, che ha fatto proprio della difesa delle libertà economiche dei cittadini il suo programma di governo e che oggi si appresta a sostenere il socialismo mondialista di Mario Monti?


Qualcuno può dirmi cosa c'è di vero sulla storia dell'1%-6%?

Messaggio orinale: https://old.luogocomune.net/site/newbb/viewtopic.php?forum=45&topic_id=6580&post_id=211960