La Palestina ammessa come Stato Osservatore all'ONU

Inviato da  Pispax il 30/11/2012 16:00:18
Credevo sul serio che la notizia sarebbe stata celebrata in modo più adeguato che non una serie di piccoli OT nei vari thread.

Mi immaginavo non dico un articolo in home, anche se il tema avrebbe meritato, ma quantomeno l'apertura di un nuovo thread per commentare la notizia.
Siccome non è successo allora lo apro io.



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Questa è la notizia: a seguito di un voto nell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite la Palestina, il cui stesso stato giuridico di "Stato" viene tuttora messo in discussione da molti, viene comunque accettata con il rango di "Stato Osservatore" presso le Nazioni unite.

La votazione ha contato 138 voti favorevoli, 9 voti contrari e 41 astenuti.



Provo a dare uno spunto di riflessione ulteriore riportando il contenuto di un blog di Repubblica (si, proprio di Repubblica)


“Il premier italiano Mario Monti ha parlato con me e mi ha chiesto della risoluzione. Io gliel’ho spiegata e gli ho assicurato che prenderò in esame tutte le richieste di cautela che mi faceva, e lui mi ha detto che avrebbe preso una decisione il giorno del voto”. Così Abu Mazen ha anticipato ieri sera con quanta attenzione il presidente del Consiglio Mario Monti stesse seguendo ormai da giorni la questione del voto dell’Italia sull’ammissione della Palestina all’Onu come. Monti ha telefonato lunedì ad Abu Mazen per avere informazioni sulle intenzioni dell’Anp, mentre ancora doveva decidere se scegliere l’astensione o il voto favorevole. Alla fine l’Italia ha deciso: non ha votato “no” come chiedeva il governo di Israele, non si è astenuta, come pure hanno fatto i paesi europei (vedi Germania) più vicini a Gerusalemme. Ma ha scelto il “si”, che la schiera dalla parte di Francia, Spagna e dei nordici tradizionalmente più impegnati a favore dei palestinesi.
Cosa ha pesato nella correzione di rotta che il governo Monti nei mesi, progressivamente, ha imposto alle scelte che erano state del precedente governo, quello di Silvio Berlusconi? Non sono state marginali le posizioni politiche del Pd e dell’Italia dei Valori (nelle ultime ore tutte contrarie all’astensione e favorevoli al “si” ad Abu Mazen). “Ma cosa ci ha indotto a formulare le nostre scelte è quello che è avvenuto sul terreno, con la guerra a Gaza”, dice un diplomatico che ha seguito il processo decisionale del governo italiano. “Dopo Gaza e l’apparente successo politico di Hamas, l’unico modo per non sabotare del tutto i tentativi politici di Abu Mazen era quello di sostenere la sua idea che la Palestina potesse essere presente alle Nazioni Unite”. In questo l’Italia di Monti ha avuto mille cautele, perché vuole mantenere il rapporto ottimo con il governo di Gerusalemme: il premier ha annunciato il suo voto con una telefonata a Bibi Netanyahu prima ancora di telefonare ad Abu Mazen o di far annunciare la decisione dai suoi portavoce. Roma non vuole parlare di cambiamento, spiega che “sono le cose sul terreno ad essere cambiate”. Ma la “svolta” di Monti c’è stata, le cose sono cambiate: ed è un movimento politico frutto non solo del nuovo equilibrio sul terreno, in Medio Oriente, dopo la guerra ad Hamas, il pericolo della Siria. Ma è anche un segnale della nuova aria che tira in Italia, di nuovo più vicina ai palestinesi nella speranza di non essere percepita come più ostile ad Israele.

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