DaemonZC ha scritto:
Qui c'è una divergenza di opinione che si fonda penso più sul COME che sul COSA.
A quanto ho capito, infosauro, non sei contrario alla spesa pubblica in se per se, ma al target di destinazione. Bene anche io.
Sono per una spesa pubblica ponderata, intelligente, senza interessi sul debito, con la quale si finanzino occupazione (utile, non tipo assunzioni a pioggia tanto per), ricerca, istruzione e ambiente.
La spesa a debito degli anni del BOOM, ci hanno regalato la possibilità di stare qui a parlarne davanti a un monitor LCD, magari con un PC overcloccato, o con uno sciccoso Ipad.
Senza di essa molti miei parenti sarebbero rimasti disoccupati, molte aziende private non avrebbero avuto ordini, e avrebbero chiuso, e ora avremmo il procapite della Romania.
Quella spesa non era certo una spesa perfetta. C'era il soldo che finiva alla mafia, quello che finiva ai palazzinari, quello che andava dritto dritto alle tangenti, ma c'erano altrettanti soldi che finivano nelle tue tasche, nelle mie, e in quelle di tutti gli italiani.
A questo punto per evitare di far andare qualche soldo nelle mani di gente poco per bene, che se ne sbatte altamente dal momento che LORO hanno altre fonti di reddito (droga, prostituzione, commerci illegali etc) , si toglie l'unica fonte di reddito alla gente per bene.[...]
Quindi, siamo tutti d'accordo che una spesa pubblica controllata e senza interessi sia necessaria per il buon funzionamento di uno stato in una economia capitalista?
Perfetto, fino a qui ci siamo, allora se il debito era basso prima dell'esplosione dello stesso, e se il debito stesso è esploso solo dopo il divorzio tra tesoro e BI, e se è anche vero che tale divorzio ha fatto aumentare gli interessi sul debito che si contraeva, allora è logico supporre che sono stati gli stessi interessi più alti (i BOT rendevano più di un investimento industriale a quel punto) a far aumentare il debito, poichè mano mano che si contraeva altro debito, si doveva aggiungere alla cifra, una spesa per gli interessi sempre più alta:
mentre la spesa corrente rimaneva sostanzialmente invariata (aveva un aumento indicizzato all'inflazione), la spesa per interessi impennava.
Dal diagramma si vede come dal 1981 la forbice tra interessi e spesa corrente si apre a dismisura.
Questo dimostra, a mio avviso, oltre al fatto che gli interessi sul debito hanno avuto un ruolo di primo piano sulla creazione del debito pubblico italiano, anche che la spesa pubblica italiana non è mai stata così alta. Anche se più volte è stato ormai dimostrato in vari modi e proposto in varie salse da più utenti fin dall'inizio del 3D.
Cosa c'entra Germania e USA,[...]
anakyn ha scritto:
Non so cosa intendesse dire Sertes, in ogni caso anche questo concetto (che si traduce nel famigerato "pareggio di bilancio" di montiana memoria) è altrettanto deleterio.
D'altra parte si mantiene nello stesso binario concettuale che NON distingue fra logiche economiche "micro" (individuo, famiglia, azienda) e "macro" (Nazione).
Quindi, come dire: ne abbiamo già parlato alla nausea, se sei ancora dell'idea che uno Stato "non può spendere più di quanto incassa" mi sa che ne rimarrai convinto, amen.
Quel che intendo io è il "debito pubblico", viene chiamato così per convenzione e non è colpa mia se concettualmente NON dovrebbe essere considerato un debito, bensì propriamente un credito.[...]
Non è mica la consequenzialità debito --> interessi ad essere sbagliata...
l'errore è ritenere che lo Stato DEBBA chiedere un prestito ad interesse.
Le persone, se vogliono chiedere un prestito, sono costrette a pagarci sopra un interesse. (a meno che non lo chiedano ad un amico di buon cuore, ma questo è un altro paio di maniche)
Gli Stati hanno altri strumenti a disposizione, ma anche qui ne abbiamo parlato alla nausea in tema di sovranità monetaria, per cui non vedo cosa ci sia da aggiungere.
LOL, se è una "definizione tutta mia", ti invito ad indicarmi uno Stato al mondo che NON faccia spesa pubblica. (magari escludendo i signori della guerra africani)
Cazzo, se non fa spesa pubblica non ha nemmeno senso che esista, uno Stato.
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