Re: La moneta: che cos'è, come nasce, a cosa serve?

Inviato da  ziomao il 19/5/2006 10:41:39
Ciao Ashoka,

Vado per ricordi, se dico strambate ti prego di segnalarmelo

Per prima cosa proporrei di discutere sulla teoria del valore ( alla base dell'oggetto merce ) per poi passare al denaro e complicarci la gia' non semplice vita.

Questa breve parantesi e' necessaria per spiegare meglio la teoria del valore dal punto di vista marxista.

Quello che piu' mi ha attirato nella visione marxista dell'economia e' l'approccio dialettico. Per marx ( anche per gli economisti classici di cui marx in sostanza e' l'ultimo piu' influente pensatore ) l'economia e' frutto dell'interazione storica di una societa', e come tale risulta mutevole e mai predefinita.

La stessa idea di progresso continuo ( cara a figuri come adam smith ) viene da marx rifiutata, in quanto non esiste una linea del tempo precostituita ma al contrario gli eventi storici sono frutto di una dialettica tra le parti sociali, tutto e' mutevole; lo stesso omuncolo calcolatore egoistico e isolato tanto caro agli economisti neo-classici e' rifiutato in quanto pura astrazione fuori contesto, essendo il fenomeno economico un fenomeno sociale, interattivo e ben piu' complesso.

Al dunque...

Per farla breve il valore di una "cosa" che sia materiale o immateriale per marx e' legato al lavoro sociale ( NB. sociale ) contenuto nella "cosa".

La parola lavoro, e' spesso fraintesa. E' una traduzione dal tedesco che perde molto di senso nei testi italiani, ma puo' essere meglio chiarita. Per lavoro sociale marx intende tutte le attivita' umane che toccano la "cosa" ; in questo senso il lavoro sociale e' l'energia spesa dalla societa' in una certa cosa materiale o meno che sia.

Ma il lavoro sociale contenuto nella cosa diventa valore sociale solo ed esclusivamente quando tale valore e' accettato dalla societa.

Questo richiamarsi alla societa' e' fondamentale, in quanto l'economia e' un evento sociale e bisogna evitare i trabocchetti della banda dei tre ( socrate, platone, aristotele ), errore che porta all'omuncolo economico. Un fatto falsificante o meno non cambia nulla a livello sociale, come per intenderci non cambia nulla a livello statistico.

Il tuo esempio e' un fatto falsificante :
"Nel deserto A possiede 2 bottiglie d'acqua e B 1 diamante da 18 carati (ed ha molta sete!). B potrebbe valutare la bottiglia d'acqua più del suo diamante (o potrebbe morire di sete! "

Trasformata la cosa in una prospettiva storico sociale ( percio' economica ) la cosa e' ben diversa :

Un popolo che muore di sete ma naviga sui diamanti o sull'oro nero, all'inizio scambierebbe i diamanti con qualche bicchiere d'acqua o magari con qualche perlina ma ben presto la concorrenza tra i commercianti ( chi non si butterebbe a pasce morto nel nuovo eldorado ? ) porterebbe i diamanti al giusto prezzo, oppure molto piu' probabilmente si scatenerebbero guerre commerciali e d'invasione con il genocidio degli sfigati assetati.

Tornado al valore...

Se gli attori che intervengono nel gioco sono numerosi ( sociali ) di conseguenza il valore di una certa cosa, la sua potenzialita' di merce, non potra' che essere legata direttamente al lavoro sociale contenuto in essa.

Una cosa che non comporta lavoro sociale, non sara' appetibile allo scambio in quanto sarebbe disponibile all'uomo o alla societa' senza alcuno sforzo; che senso avrebbe scambiare, ridurre a merce e percio' a rapporto di valore, una cosa che non comporta nessun lavoro sociale con un'altra che lo comporta ?

L'aria che respiriamo a meno di forzature ( e percio' di lavoro sociale indotto ) non ha "valore", e' difficile scambiare aria per altre cose che hanno valore sociale indotto tipo lana, vestiti, o quantaltro; eventuali eccezzioni non validano la cosa a livello sociale ( ricorda la banda dei tre ) , magari posso trovare qualcuno che senza alcuna costrizione lavora per me' e in cambio "puo'" (?) respirare l'aria... ma sicuramente non saranno in molti a precipitarsi per una simile occasione.

Nota bene, che se si facesse una legge per rendere l'aria vendibile, allora si forzerebbe nella cosa del lavoro sociale ( uno stato che si fa' controllore e garante ), solo allora l'aria diventerebbe di valore, diventerebbe merce potenziale.

Ad esempio, che valore ha "gesu' cristo" o un picasso, valgono di piu' del signor calndra austorgio ( uno inventato ) e se si', perche' ?
Entrambi vivono a livello di simbolo ( come direbbe baudrillard o chi per esso ) ma entrambi per essere assurti a simboli universali condensano e hanno condensato lavoro sociale.
Quante energie, tempo, sforzi, guerre, morti, passioni, interessi, scritti, ecc ecc insomma quanto lavoro sociale e' stato bruciato per rendere un gesu' cristo simbolo universale ?
Questi sono merci potenziali anche se intangibili proprio grazie al lavoro che e' stato speso per renderle tali. una tela di picasso e' vendibile a 74 ml. di euri solo perche' dietro al nome picasso e' stato bruciato un'enorme quantita' di lavoro sociale ( libri, editori, opinionisti, critici, galleristi, artisti, ecc ecc ), che poi questo sia stato giustamente pagato o meno non e' importante ai fini della cosa.


Citazione:
la teoria del valore soggettivo: non c'è un valore intrinseco nei beni e servizi ma esso è interamente derivato dalla psicologia degli attori che partecipano al mercato. Quindi per Mises è falso dire che il valore di un oggetto è il lavoro speso per produrlo o il suo costo di produzione.



Quello che dice Mises e' esatto, anzi esattissimo ! anche se parte da presupposti secondo me' errati.
Mises si comporta come un termometro, registra la temperatura ma non ne spiega, anzi ne fraintende, l'essenza

Marx fu' il primo a scrivere a lettere cubitali che non esiste una diretta proporzionalita' fra il lavoro sociale ( ATT. e' importante la parola sociale ! ) speso per una "cosa" e il suo valore, il processo e' tuttaltro che lineare e prevedibile; e' quasi impossibile calcolare il costo ( valore ) della cosa.
Ma quello che conta e' l'esistenza della relazione !

Persino volendo rifarsi alla frase del Mises citata; mettere d'accordo molti degli attori che partecipano nel mercato sul valore di una certa cosa comporta in realta' lavoro sociale.
Gli attori non si mettono d'accordo per "grazia ricevuta" ma solo a scapito di un lavoro sociale, lo sa' bene chi crea le mode che deve investire sacchi di denaro in giornali, tv, opinionisti, attori, ecc ecc insomma migliaia di ore di lavoro sociale solo per convincere gli attori economici che un jeans Pinco puo' essere pagato di piu' di un jeans Pallo...

Il pensiero di Mises secondo me' e' minato alla radice in quanto si focalizza sull'ottica soggettiva, psicologica, dimenticando che l'omuncolo isolato non esiste e sopratutto fa' l'errore del contesto totalmente astorico. Ogni decisione e' frutto di una dialettica sociale, l'unico atto e pensiero non sociale, pertanto puramente individuale e psicologico, lo puo' fare solo un nato e vissuto su un'isola deserta con se stesso.

Ciao
Mao

























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