Liberismo, pubblicità e libertà

Inviato da  Piero79 il 12/7/2006 15:41:59
Ciao a tutti, GLI INVESTIMENTI PUBBLICITARI NEL MONDO nel 2004 sono stati di circa 400.000 milioni di euro. Senza pubblicità il nostro sistema economico letteralmente collasserebbe…

La domanda che mi faccio e vi faccio è: quanto spazio lascia alla libertà un sistema "liberista" fondato sulla pubblicità, dove le grandi aziende pagano fior di psicologi per "fregare" il consumatore con gli spot?

Due anni fa ho letto un libro, “26.900 lire”, di Frederic Beigbeder, un pubblicitario francese che a 33 anni ha deciso di abbandonare la sua professione.

Riporto qui di seguito alcuni estratti dal libro come spunto per la discussione.

Citazione:
Mi chiamo Octave e mi vesto da APC. Sono un pubblicitario: ebbene sì, inquino l’universo. Io sono quello che vi vende tutta quella merda. Quello che vi fa sognare cose che non avrete mai. Cielo sempre blu, ragazze sempre belle, una felicità perfetta ritoccata in Photoshop. Immagini leccate, musiche nel vento. Quando, a forza di risparmi, voi riuscite a pagarvi l’auto dei vostri sogni, quella che ho lanciato nella mia ultima campagna, io l’avrò già fatta passare di moda. Saro già tre tendenze più avanti, riuscendo così a farvi sentire sempre insoddisfatti. Il glamour è il paese dove non si arriva mai. Io vi drogo di novità, e il vantaggio della novità è che non resta mai nuova. C’è sempre una novità più nuova che fa invecchiare la precedente. Farvi sbavare è la mia missione. Nel mio mestiere nessuno desidera la vostra felicità, perché la gente felice non consuma.

La vostra sofferenza dopa il commercio. Nel nostro gergo l’abbiamo battezzata “frustrazione post-acquisto”. Non potete stare senza un prodotto, ma non appena lo possedete, dovete averne un altro. L’edonismo non è un umanismo: è un cash-flow. Il suo motto? “Spendo dunque sono”. Ma per creare bisogni si devono stimolare la gelosia, il dolore, l’insoddisfazione: sono queste le mie munizioni. E il mio bersaglio siete voi (…)

Dovunque posiate i vostri occhi, troneggia la mia pubblicità. Vi proibisco di annoiarvi. Vi impedisco di pensare. Il terrorismo della novità mi serve a vendere il vuoto (…)

Più io gioco con il vostro subconscio, più voi mi obbedite. Se osanno uno yogurt sui muri della vostra città, vi garantisco che andrete a comprarvelo. Credete di possedere il libero arbitrio, ma un giorno o l’altro riconoscerete il mio prodotto negli scaffali di un supermercato e lo acquisterete, così, tanto per assaggiarlo, credetemi, conosco il mio mestiere (…)

Mmm è bellissimo penetrarvi nel cervello. Godo nel vostro emisfero destro. Il vostro desiderio non vi appartiene più: io vi impongo il mio. Vi proibisco di desiderare a caso. Il vostro desiderio è il risultato di un investimento calcolato in miliardi euro (…)

Non è assurdo vedere fino a che punto tutti sembrino normale questa situazione? Mi disgustate, miserabili schiavi di ogni mio capriccio. Perché mi avete lasciato diventare il Re del Mondo? Vorrei svelare questo mistero: come, all’apice di un’epoca cinica, la pubblicità è stata incoronata imperatrice. Nessun pazzo irresponsabile è mai stato tanto potente da duemila anni a questa parte (…)

Sono nocivo, fermatemi prima che sia troppo tardi, per pietà! (…)
Cosa ci posso fare se l’umanità ha deciso di sostituire Dio con prodotti di largo consumo?

Sorrido, perché può accadere che all’uscita di questo libro, anziché buttarmi fuori a calci in culo, mi rifilino un aumento. Nel mondo che vado a descrivervi, la critica è digerita, l’insolenza incoraggiata, la delazione remunerata, la contesa organizzata. Presto verrà conferito un Nobel per la provocazione e io sarò un candidato difficile da battere. La rivolta fa parte del gioco. Le dittature del passato temevano la libertà d’espressione, censuravano la contestazione, rinchiudevano gli scrittori, bruciavano i libri controversi. I bei tempi dei brutti autodafé permettevano di distinguere I buoni dai cattivi. Il totalitarismo pubblicitario è ben più subdolo. È un fascismo che ha imparato la lezione dai fiaschi precedenti (Berlino 1945 e Berlino 1989: ora che ci penso, perché tutte le barbarie sono morte nella stessa città?)

Per ridurre l’umanità in schiavitù, la pubblicità ha scelto la linea morbida, la persuasione (…) questo sistema punta tutto sulla libertà, è questa la sua più grande trovata (…)

Proprio voi che state leggendo questo libro, scommetto che vi dite: “carino, questo pubblicitario che sputa nel piatto dove mangia, ma dai, su, che ci sei dentro come gli altri, pagherai I tuoi tributi come tutti”. Non c’è modo di venirne fuori. È tutto sprangato, con il sorriso sulle labbra. Vi bloccano con crediti da rimborsare, mensilità, affitti da pagare. Avete qualche scrupolo? Milioni di disoccupati là fuori aspettano solo che lasciate libero il posto. Potete prendervela finché volete, Churchill ha già dato la risposta, affermando: “È il sistema peggiore a eccezione di tutti gli altri”. Non ci ha ingannati. Non ha detto il migliore, ha detto il peggiore.

Permettetemi di farvi presente che la tecnica d’intossicazione cerebrale della pubblicità, pur essendo stata inventata dall’americano Albert Davis Laser nel 1899, è stata poi sviluppata con grande efficacia da un certo Joseph Goebbels negli anni trenta, allo scopo di convincere il popolo tedesco a sterminare gli ebrei (…)


Beigbeder, Frederic
2004, Lire 26.900, Milano, Feltrinelli

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