Re: Disastro o cospirazione? Discussione sulla crisi economica in corso

Inviato da  tibberio il 28/10/2008 10:59:08
La brusca inversione dei corsi petroliferi sta causando disastri li dove fino a qualche mese fa si festeggiava alla grande, della serie....anche i ricchi piangono:

La tempesta si abbatte sul Golfo
di Angelo Mincuzzi

Manca un minuto alle cinque quando la cantilena dei muezzin percorre veloce le strade deserte di una Dubai ancora addormentata. Il sole sorge anche a Riad, Kuwait City, Doha e Abu Dhabi, e la stessa preghiera preannuncia un'altra giornata di fuoco per i mercati finanziari del Golfo Persico dopo la débâcle di domenica. Ma l'invocazione ad Allah non servirà a cacciare via i presagi di una crisi che anche qui, da ieri, è ormai una certezza. Al termine della giornata, la Borsa di Dubai avrà perso il 5,8%, ma il bollettino degli indici azionari non farà sconti per nessuno: Riad -3,49%, Kuwait -2,2%, Abu Dhabi -2,01%, Doha -2,90% e la piccola Borsa di Muscat, in Oman, addirittura -7,45 per cento.
L'epicentro della crisi, per il momento, sembra essere Kuwait City. Da tre giorni i broker manifestano davanti alla sede dello stock exchange per chiedere al governo un intervento decisivo. Agli operatori di Borsa ieri si sono uniti anche gli investitori, dissanguati dall'erosione dei risparmi: trader e risparmiatori hanno marciato fino al palazzo del governo per chiedere un incontro con l'emiro Sabah al-Ahmad al-Sabah e qualcuno si è spinto oltre, invocando le dimissioni dello stesso Esecutivo. Cose mai viste da queste parti.
Ed è a Kuwait City che gli scricchiolii del sistema bancario si sono palesati per la prima volta nel Golfo. La Banca centrale è stata costretta a intervenire per sostenere la Gulf Bank, il secondo istituto di credito del Paese, colpita dal default di alcuni clienti sui contratti derivati: le perdite ammonterebbero a 600 milioni di euro. Le azioni sono sospese da due giorni, la banca è stata di fatto commissariata ed è già cominciata la corsa dei risparmiatori a ritirare i depositi. Per evitare che la situazione sfugga di mano la Banca centrale si è affrettata a garantire i conti correnti bancari, seguendo la decisione presa la scorsa settimana dagli Emirati Arabi. Ma non basta. Nel corso di una riunione di emergenza il Governo ha istituito una task force che dovrà predisporre gli strumenti per fronteggiare la crisi. Quali, nessuno lo sa ancora.
Nemmeno l'Arabia Saudita si sottrae al contagio. Tanto che Re Abdullah ha chiesto alle autorità di garantire 2,7 miliardi di dollari alla Saudi Credit Bank, che concede prestiti senza interesse alle famiglie con bassi redditi. Soltanto fino a qualche giorno fa le autorità dei Paesi del Golfo lanciavano segnali rassicuranti, sostenendo di essere immuni dalla crisi finanziaria internazionale. Sabato scorso la riunione dei ministri delle finenze e dei Governatori delle Banche centrali dei Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo si era conclusa con un nulla di fatto, ad eccezione di generiche affermazioni sulla necessità di procedere spediti verso l'unione monetaria prevista nel 2010. Ma il 2010 è lontano anni luce mentre gli effetti della recessione si aggravano di giorno in giorno anche qui.
La crisi di liquidità è ormai trasversale in tutti i Paesi del Golfo. Il Governatore della Banca centrale degli Emirati Arabi, Nasser Al Suweidi, ha lanciato un appello alle fusioni bancarie, subito seguito dalla Banca centrale del Kuwait. Dall'inizio della crisi, infatti, le banche del Golfo avrebbero perso e svalutato asset per 681 miliardi di dollari. Ma al di là delle dichiarazioni ufficiali, è ormai chiaro che le autorità temono il peggio.
Soprattutto a Dubai, l'anello debole dei Paesi del Golfo, la paura dell'esplosione della bolla immobiliare è concreta. Lo stesso Al Suweidi ha ammesso ieri che «una correzione del real estate potrebbe verificarsi», ma tra gli operatori del mercato questa è ormai una certezza. Il Paese è appesantito da investimenti, realizzati o previsti, per 475 miliardi di dollari, una enormità, e se la recessione internazionale interrompesse l'afflusso di turisti e di dipendenti delle società straniere nell'emirato, la spirale perversa si metterebbe in moto. Inesorabilmente, visto che il 30% del Pil dell'emirato è legato al settore immobiliare. Sabato notte, poco prima dell'una, la terra ha tremato a Dubai: una scossa di magnitudo 5,1 arrivata fin qui dal mare del Golfo Persico. Un cattivo presagio, ma soltanto un assaggio rispetto agli effetti di una crisi che non risparmia neppure i ricchi Paesi del petrolio.

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