Re: cosa c'è che non và nelle teorie economiche

Inviato da  temponauta il 9/5/2010 18:15:40
a_mensa, le regole economiche non significano nulla, e infatti non funzionano, se il sistema è sballato alla sua radice.
Ti faccio un esempio.
La pubblica amministrazione paga i suoi dipendenti al lordo, cioè calcolando le imposte, in quella che è una uscita (costi) della contabilità.
Il dipendente, con la sua dichiarazione dei redditi, restituisce allo Stato le imposte che diventano entrate.
Una partita di giro perfettamente inutile: lo stato paga al lordo il dipendente e poi si riprende le imposte.
Perchè lo fa (ed è un'attività che costa pure)?
Semplice: per non far uscire subito in bella evidenza che le entrate tributarie private non sono sufficienti a pagare la macchina dello Stato, comprensiva dei costi della pubblica amministrazione e, più in generale, dei costi della politica.
Il risultato è che per andare avanti il bilancio di questo Stato / repubblica delle banane trova la sua equazione di funzionamento economico in: spesa pubblica = entrate tributarie private (incapienti) + indebitamento pubblico.
La perfetta fotografia di uno Stato nelle mani di creditori interni (usurai) e esterni (colonizzatori).
Prima ancora delle tue leggine economiche bisogna perciò intervenire su questo squilibrio radicale, fonte di interminabili debiti passivi: si decurta il costo pubblico (in particolare con la tecnocrazia si distrugge il parassitismo della politica) e si aumentano le entrate private (dichiarazioni risibili).
Un altro esempio che ti posso fare è propriamente insito nell'inganno del denaro bancario, ed è quello che vede ogni operazione economica "finanziata" dalle banche, nel senso che l'autofinanziamento delle imprese private non esiste più (cioè investire con i propri redditi capitalizzati).
In concreto: se la Fiat vuole costruire un nuovo modello di macchina chiede i soldi in prestito alla banca e poi incarica i fornitori di creare e fornirgli tutti i pezzi necessari, i quali a loro volta, per attrezzarsi all'appalto, chiedono un finanziamento alla banca.
La morale è che il prezzo finale di una nuova macchina Fiat (in Italia si intende) da mettere in vendita, incorpora almeno il 30% di interessi passivi da finanziamento da restituire alle banche, ma, se è troppo caro e non vende bene, la colpa è del costo degli operai italiani che sono più cari di quelli cinesi.
Ma, se e quando le aziende vanno bene, perchè non si autofinanziano gli investimenti invece di ricorrere al prestito bancario?
Semplice, perchè fanno sparire gli utili all'estero in conti segreti: l'azienda in Italia è solo una macchina di arricchimento personale alla faccia dello Stato e della società organizzata.
Ma ci sono tanti altri esempi di stravolgimento economico dei mercati: potremmo parlare di filiere della distribuzione con tre / quattro livelli parassiti imposti dalla criminalità organizzata, di frodi ciclopiche sul petrolio e sull'energia, di lavoro nero che crea concorrenza sleale pagata dai lavoratori, di finanza "creativa" che muove solo da logiche speculative, e di molto altro ancora.
Di fronte a tutto questo, dove ogni settore economico e finanziario è malato terminale di malanni incurabili, le leggine degli economisti sono solo polvere sugli occhi di chi li dovrebbe aprirli per prendere il fucile.
Agli inizi del 1900 Henry Ford, il grande (e antisemita, guarda caso) costruttore americano di automobili, diceva che se il popolo avesse saputo come funziona il sistema bancario avrebbe fatto la rivoluzione prima del giorno seguente.
Da quel tempo tutto è peggiorato all'ennesima potenza e tu vieni a parlare del graal delle leggi dell'economia?

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