Re: Euro o Lira: Riassunto discussione

Inviato da  franco8 il 24/5/2014 14:13:43
@perspicace:
Ma perchè continui a postare 'ste fesserie di von-mises & C ?! (Domanda retorica: "Quousque tandem abutere...?!")
Sono piene di fesserie e proverò ad esplicitare almeno alcuni degli errori fondamentali, anche se immagino, visto i prcedenti, che rimarrai della tua idea e continuerai a dare credito a queste fesserie
(spero almeno per inconscia convenienza personale.. e per lecito o comprensibile difesa dei propri interessi... mi auguro, o son certo, cioè che tu sia ricco e danaroso, perchè se fossi povero... beh... la cosa sarebbe più complicata e triste... Senza volerti farti una colpa delle tue ricchezze, ovviamente. )

Seguo un ordine "mio": Punto 0:
E' sostanzialmente una fesseria il concetto di fondo (più o meno esplicitato o sottointeso) che esista un collegamento reale tra il valore della moneta e il valore dell'oro.
E' un'idea sostanzialmente antiquata e lontanissima dal mondo reale...

Punto 1, più di sostanza:
Nel discorso si fa confusione tra "tasso di cambio nominale" e il "tasso di cambio reale" .
Il fatto che si chiami "reale" però non deve trarre in inganno, perchè quello che teoricamene il mercato delle valute (se fosse libero) fisserebbe , sarebbe comunque quello nominale...
Viene definito il secondo (ovvero il rapporto tra poteri d'acquisto delle monete) e si dice che il primo tenderà al secondo, ma non si spiega come fa a tendervi.
Invece il meccanismo è spiegato nel brano che ti ho ricopiato sotto.
Identificare i due tassi di cambio, come in pratica si fa nel brano che hai postato è una forzatura.

Punto 2
Stiamo ancora sull'idea della teoria quantitativa della moneta. Ovvero che il livello dei prezzi sia determinato dalla quantità di moneta esistente.
(ovvero che l'unica causa dell'inflazione sia l'emissione di moneta da parte della banca centrale o la spesa pubblica)
Ma questa, soprattutto come è presentata lì, e una altra grossa fesseria, per diverse ragioni:
a) prima di tutto perchè dovremmo distinguere tra la massa monetaria effettivamente circolante e quella totale, e , al massimo si può pensare che i prezzi siano

influenzati dalla massa circolente (disponibile) e non dal totale (e trascurare la differenza porta a risultati non realistici)
b) in realtà non esiste un controllo diretto da barte della banca centrale della massa monetaria (es moneta bancaria)
c) esistono comunque altre cause dell'inflazione.
Di conseguenza è una fesseria (si dimostra tale nei fatto) pensare che la banca centrale controlli direttamente l'inflazione controllando la moneta.
(anche qui, è una forzatura pensare che le banche centrali agendo sui tassi di interesse determinio esattamente l'inflazione)


Punto 3. Lascia assolutamente perplessi l'affermazione che il mercato di cambi (che potrebbe funzionare per fissare il tasso di cambio esattamente con lo stesso meccanismo con il quale un libero mercato di un bene fissa il prezzo del bene stesso) non sarebbe un liero mercato "lecito" pechè tratta moneta emessa dagli stati...

nella nota 2 si dice:
"... In tal modo i tassi di cambio rifletterebbero la variazioni della domanda e dell'offerta di monete, come avviene agli altri prezzi nel libero mercato. Rothbard ha obiettato che in questo campo il libero mercato è chiamato in causa a sproposito, in quanto le monete sono prodotte ed emesse daglli stati, e inoltre l'allentamento della disciplina imposta da tassi di cambio fissi accentua il potere statale di manipolazione e inflazione della propria moneta....."
Beh... siamo all' ipse dixit... non si capisce quale sarebbe il senso dell'obiezione "il libero mercato è chiamato in causa a sproposito, in quanto le monete sono prodotte ed emesse daglli stati"... in quanto il meccanismo è esattamente quello che deriva dalla legge della domanda e dell'offerta.

E' evidente invece l'incoerenza; la posizione "liberista", che solitamente vuole limiitare al minimo l'intervento statale, per fare agire le forze equilibratrici del mercato, ci dice qui, che nel caso di una variazione dei prezzi (ovvero del tasso di cambio reale) lo stato (l'auotorità monetaria) deve fare di tutto per impedire che il tasso di cambio nominale vari.. quindi diventa qui "statalista" secondo la convenienza.

E c'è un evidente contraddizione nel discorso complessivo perchè fissare il tasso di cambio ( o limitare i tassi di cambi flessibili) non vuol dire altro che impedire che il tasso di cambio nominale si adegui al tasso di cambio reale...

Inoltre gli effetti della fissazione del tasso di cambio per paesi con differenti inflazioni (vuol dire appunto che cambia il tasso di cambio reale mentre il cambio nominale non viene fatto cambiare) è spiegato abbastanza chiaramente nel brano seguente:

(per semplificare , vediamo alla fine che l'obiettivo è unicamente quello di contenere i prezzi, i costi e quindi i salari...
e salvare le rendite.. la solita guerra dei ricchi contro i poveri)

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Citazione:

Franco Poma
Corso di Economia Politica
Principato 1987
21.4 Il cambio e il mercato valutario

Ogni transazione internazionale origina uno scambio fra la valuta nazionale e la valuta straniera. In ciascun paese entrano divise estere in relazione alle operazioni di esportazione, alle rimesse degli emigrati, al turismo; in pari tempoescono divise estere per il pagamento delle importazioni, per il pagamento di noli a compagnie

straniere, e così via.
L'insieme delle operazioni di compravendita delle valute straniere prende il nome di mercato valutario (detto anche mercato delle valute, dei cambi, delle divise)
Nel mercato valutario avvengono le operazioni di acquisto e di vendita delle monete straniere. Per ogni valuta si incontra una domanda ed un offerta, che determinano (se il mercato è perfettamente libero, cioè non ontrollato dalle autorità monetarie) il tasso di cambio, o "cambio". Il tasso di cambio può essere definito come la quantità di moneta nazionale necessaria per ottenere una unità di moneta estera.
[...
Il cambio si può esprimere in due modi: a) indicando la quantità variabile di moneta nazionale occorrente per acquistare una quantità fissa di valuta estera

("quotazione incerto per certo"; b) indicando la quantità variabile di moneta estera necessaria oer acquitsare un'unita di moneta nazionale ("quotazione certo per incerto). Tutti i mercati valutari, ad eccezione di quello inglese usano il primo metodo]
come in ogni altro mercato, la domanda e l'offerta di valuta estera sono in funzione del cambio: la domanda è funzione inversa del cambio nel senso che diminuisce quando il cambio aumenta; mentre l'offerta è funione diretta del cambio, nel senso dhe varia nella stessa direzione del cambio.
Se in un certo momento la domanda di una moneta estera è superiore all'offerta, il cambio tende a salire; se invece l'offerta di valuta supera la domanda, il cambio tende a cadere. Ciò in perfetta analogia a quanto abbiamo visto (6.1) a proposito del prezzo di equilibrio di mercato.
In mancanza di controlli da parte dell'autorità pubblica, il corso dei cambi potrebbe essere instabile, in relazione ad oscillazioni della domanda e dell'offerta.

L'instabilità del cambio può sollecitare la speculazione, che considte in acqisti e in vendite di valuta nella speranza di trarre profitto dalle variazioni dei cambi
[...]
Le autorità monetarie cercano di contrastare le manovre speculative mediante il controllo del corso dei cambi, allo scopo di assicurarne la stabilità nel temp. Il controllo si concretizza in una serie di interventi finalizzati ad avvicinare il cambio effettivo al cambio di equilibriio cioè quello che eguaglia la domanda e offerta di valuta.
Se però il corso del cambio, nonostante gli interventi della banca centrale, si muove costantemente nella stessa direzione, ciò significa che lo squilibrio non è temporaneo, e pertanto si impone una revisione del livello di cambio; se la nuova parità stabilita è superiore a quella precedente si parla di svalutazione del cambio; in caso contrario, si ha la rivalutazione del cambio.
Se in un paese vi sono forti tensioni inflazionistiche, che si riflettono in un aumento continuo dei prezzi, la vecchia parità deve essere abbandonata. Ciò perchè i

residenti trovano più conveniente acquistare i beni all'estero, pagandoli in moneta nazionale alla vecchia parità (facendo aumetare le importazioni). Per il gioco della domanda e dell'offerta di valuta straniera, il suo corso sale in termini di moneta nazionale. Quando le riserve valtarie si rivelano insufficienti a sostenere la moneta nazionale , le autorità monetarie devono rinunciare all'antica parità e procedere alla svalutazione del cambio, ricoscendo che la moneta nazionale ha un valore
più basso rispetto alle monete straniere.
Se in un paese non esistono tensioni inflazionistiche (oppure sono sensibilmente minori rispetto agli altri paesi) aumenteranno le sue esprortazioni nei confronti degli altri paesi, e le sue importazioni tenderanno a diminuire. Se le autorità non variano l'antica parità, rivalutando la moneta, introiteranno valuta estera senza
alcun limite: anche in questo caso,l'antica parità non può essere sostenuta a lungo.

21.5 L'aggistamento della bilancia dei pagamenti

Quando la bilancia dei pagamenti presenta uno squilibrio, determinato ad esempio dal cronico disavanzo della bilancia commerciale
(), le autorità monetarie possono predisporre strumenti atti a limitare le importazioni (mediante contingentamenti, dazi doganali, ecc., come abbiamo visto in 20.7)

Tali strumenti possono però produrre effetti limitati, sia perchè attualmente la normativa internazionale non consente facilmente l'adozione di misure protezionistiche, sia perchè un paese che adotti politiche restrittive limita enormemente le sue stesse capacità di esportazione, e in definitiva il suo sviluppo economici. Ciò è particolarmente vero per un paese trasformator di materie prime, come l'Italia.
[ Si osservi, aggiunta a ciò, che se un paese adotta politivhe restrittive nei confronti delle importazioni, inevitabilmente si espone alle rappresagglie degli altri paesi che a loro volta discriminano i suoi prodotti
Queste misure non possono che essere transitorie; pertanto è opportuno approfondire l'esame delle divers teorie che sono state proposte per correggere gli squilibri della bilancia dei pagamenti.
Si noti che squilibri cronici nelle bilance dei pagamenti comportano conseguenze politiche negative a livello internazionale ( di fronte a paesi con surplus vi saranno paesi con deficit permanenti della bilancia dei pagamenti); come pure gravi potranno essere le ripercussioni sul piano puramente economico, sopratutto perchè il deficit di bilancia dei pagamenti favorisce l'accentuatsi di tensioni inflazionistiche. Queste teorie di dividono in due calsaai, a secondo che l'analisi si basi
sull'automatismo delle forze di mercaro, destate dallo stesso squilibrio (teoria sell'aggiustamento automatico); oppure sia fondata su una attiva politica di intervento attuata dalle autorità monetarie. Ai vari tipi di aggiustamento dedichiamo i prossimi paragrafi

21.6 L'aggiustamento automatico della bilancia dei pagamenti[...]
21.7 L'aggiustamento secondo la teoria monetaria[...]
21.8 L'aggiustamento secondo la teoria dell' approccio-elaticità[...]
21.9 L'aggiustamento secondo la teoria dell' approccio-assorbimento[...]

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Per il resto, come vi dicevo mi sono abbondantemente rotto (non ho la pazienza di Mande e di anakin.. sarà l'età che avanza)
Ci mancherebbe un discorso serio sul debito pubblico (in risposta a Sertes) ma , torno a dire, mi sono abbondantemete rotto

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