Re: i "nostri" dieci comandamenti

Inviato da  lamefarmer il 6/11/2005 23:44:27
Credo di capire bene quello che intendi,
e che intendevi dire sul significato dell'Amore
(con la A maiuscola).

In effetti non ho criticato il significato,
ma la parola e l'uso che oggi é comune di tale parola.

Se dici aghapi, usi un suono diverso. Come dire "Aum"
il suono che viene usato per il Sutra più importante dai monaci buddisti.

Quindi, credo rimaniamo allineati, anche se stiamo dicendo la stessa cosa
in due modi diversi. Non credo infatti sia un caso che tu sia ricorso all'insegnamento greco,
per poter ridare ad "Amore" un significato puro.

Ma é questo il punto critico. Se anche Santaruina fornisce a tale parola
la pienezza che merita, quando anche Santaruina la usasse tra i suoi simili
dovrebbe accertarsi che chi ascolta é "sintonizzato" sulla stessa lunghezza d'onda.

L'accordo universale con cui si é stabilito che Amore é un valore superiore,
e ha quel significato, nella realtà non é per nulla un accordo condiviso.
Basta vedere la pubblicità della Algida.

Tu citi (coerentemente) il rapporto tra i figli e i genitori, come valore d'amore vero,
ma non devo ricordarti io che valore ha tale sentimento (che tra l'altro é di natura
intimamente fisica e correlata al nostro essere umano più terreno)
tra i moderni ed iperviziati giovani e i genitori, persi nel possesso e nel desiderio.

Quando leggo di un ragazzino che massacra i genitori per l'eredità,
comprendo il dramma che é dietro il loro vuoto di valori,
e il significato che loro darebbero alla parola aghapi

Come dire: posso parlare di ciò di cui non ho esperienza con rettitudine?

Il dramma é che non abbiamo nessuno, una volta venuti al mondo,
che ci insegni anche solo cos'é la rabbia, figuriamoci l'Amore.

Credo sia logico che vi sia poi confusione tra amore, possesso e desiderio.
Come é logico che si perda così facilmente il controllo degli istinti più bestiali.

Io credo Santaruina, che siano rimasti in pochi su questo pianeta,
nonostante stiamo raggiungendo i 6 miliardi di unità,
a sapere veramente perché ci arrabbiano quando ci arrabbiano,
e sono sempre meno quelli che vogliono scoprirlo.

Questo é ciò che chiamo follia.
Questo é il dramma d'aver piantanto in noi il seme dell'autoannientamento.




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