Re: Le limitazioni del Proprio Io

Inviato da  mc il 25/10/2007 18:42:26
Citazione:
Ma qualora non volessi andare da nessuna parte perchè ti premuri tanto di educarci sui tuoi punti di vista?

Eh! E' scorretto ad un certo punto dire "scusa ma chi te lo ha chiesto??" ...
A parte di scherzi, non educo Voi ma me stesso. Vi uso brutalmente per mettere ordine nelle mie idee. Semmai c'e' la "pura" (nel senso di disinteressata) illusione che il discutere con me possa essere d'aiuto per Voi allo stesso modo.

Citazione:
Hai mai provato ad andare al di là delle interpretazioni?
A sciogliere la mente nel dubbio totale fino alla soglia di ciò che viene chiamato follia?


Scusa ma la follia da cosa scaturisce, secondo te?
Dalla perdita dei propri punti di riferimento?
Dal fatto che tutto cio' che viviamo in realta' sia diverso da come lo interpretiamo?
Dalla consapevolezza che "ignoranza" e' la nostra verita'?

Perche', secondo me, la follia perviene nel momento in cui alcune "scoperte" non vengono processate adeguatamente per divenire coscienza e conoscenza. Cioe', quando sono poste a confronto diretto con le proprie certezze esistenziali, senza una preparazione adeguata.

Per cui se mi chiedi:
Citazione:
E' un ottima tecnica, ma credi sia veramente sufficiente a liberarti sempre che tu desideri andare da qualche parte?

La risposta e' "yes". Proprio perche' rappresenta una sorta di preparazione non specifica, anzi molto generica, utile per affrontare specificamente alcuni contrasti dualistici delle nostre personalita'-coscienze-conoscenze, perche' cosi' la societa' che usa la schematizzazione per semplificare, ce li pone (quando sono fatte in malafede si puo' chiamarle "propaganda" queste schematizzazioni...).

Citazione:
Perchè quello che ti tiene in vita è cmq credenza e desiderio. Credi di fare, di essere e anche se dici che è solo un'interpretazione non te ne sai sganciare. Rimane solo una sterile idea, un barlume di rilfessione finchè non vieni nuovamente catturato dal prossimo pensiero.
E torni a ruotare e a giudicare.

Quelle che tu descrivi come "credenze" sono in realta' piu' "certezze relative". La differenza sta nel considerarle piu' o meno incrollabili, indiscutibili.

Banalizzando: e' come prepararsi una via di fuga nell'ipotesi di un crollo.
La struttura della mia coscienza, cosi' com'e' adesso, regge, (chissa' se reggera') ma e' relativamente preparata ad un crollo e ad una rimessa a punto dove necessaria. Non che abbia certezze che ci sara' un crollo per forza...

La cosa non banale di questo punto di vista, secondo me, e' dato dal non giudicare l'incertezza o l'ignoranza come una instabilita', ma come una condizione naturale, inevitabile. Non un simbolo di debolezza ma in realta' un riserva di energia utile nel momento del bisogno, cioe' quando si arriva nel momento in cui si rende necessario il mettersi in discussione.
Situazione peraltro molto probabile e diffusamente comune a molti, sia che ci si renda conto, sia che non ci si riesca a farlo.

Citazione:
Morire invece è perdere la mente al punto di non essere più in grado di esprimere alcuna sentenza pur rimanendo fra l'essere e il non essere, senza alcuna idea o corpo a consolare la tua solitudine.

EH?
Non sono mai morto mi dispiace, non saprei dirti. .

"io ho accettato la mia morte" voleva esprimere la consapevolezza della mia (Nostra) mortalita', non che "una volta sono morto e poi mi son rotto le palle e sono tornato".

Comunque, mi stai dicendo:
Il tuo corpo e' una semplice proiezione della tua mente e che in realta' per morire davvero e' la mente che deve cessare le attivita', in definitiva?

mc

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