Re: Luogocomunardi e religione

Inviato da  a_mensa il 26/11/2009 19:02:32
@ cavaliere rosso
cit:"Prendiamo tutti atto che ognuno avrà i suoi porci motivi per pensarla in un modo, per quanto assurdo legittimamente pensiamo sia. Non si è mica obbligati a condividere."

questa frase mi è proprio piaciuta, per cui ho dato uno sguardo in giro (non ho avuto la pazienza di leggere tutti i post), ma non mi sono identificato in nessuno di essi, nemmeno nel bello scritto di bobbio.

pertanto cerco di esprimere la mia posizione in merito partendo da una considerazione:
se una entità superiore (dio o chi per esso) esiste, e non ho difficoltà a credere che possa anche esistere, è una entità che sicuramente pensa, ragiona secondo schemi che sono fuori della mia umile portata.
il fatto che possa anche esistere, non devo andare molto lontano per potermene convincere, mi guardo intorno e mi domando non solo cosa sarei capace di riprodurre, ma cosa conosco effettivamente di ciò che mi circonda.
della materia, della vita, non solo mia ma di quella mosca che mi ronza intorno.
quando e se sarò capace di prendere una manciata di atomi e tirar fuori un petalo di rosa o l'ala di una mosca, comincerò a domandarmi chi è e cosa vuole un eventuale dio da me.
se non arrivo li, dubito di essere in grado di capire il suo linguaggio, figuriamoci i suoi scopi e i suoi ragionamenti.
una cosa però percepisco provenire da questa eventuale entità, ed è quel senso innato (o forse solo frutto di educazione ?) che mi spinge a definire immediatamente ed in modo chiarissimo, cosa io ritenga bene e cosa male, cosa mi piace fare, e cosa non ritengo corretto, ma anche cosa mi piace e cosa no in ciò che vedo negli altri.
mi rendo conto che giudico, e con un metro tutto mio personale, ma è proprio questo fatto che mi fa sentire attore nella e della mia vita.
io sono responsabile di me stesso, della mia vita, e questa cosa mi piace maledettamente.
quando sono caduto dal tetto di casa mia, ho sentito il cuore fermarsi, ho smesso di respirare ma ho avuto come la possibilità di decidere se ancora vivere oppure no, ed ho deciso. in quel mopmento il cuore ha ricominciato a battere, ho ripreso a fatica a rspirare, ed ho atteso pazientemente i soccorsi.
ma in quel momento, nel momento in cui avrei anche potuto chiudere la mia esperienza vitale, ho avuto la netta, precisa sensazione che a decidere se vivere o no siamo noi stessi.
oltre al decidere come.
e di qui quel continuo confrontarsi con le spinte interiori, che puntano verso la tranquillità, la felicità, la serenità, il rispetto per noi e per gli altri con i quali costituiamo un unico grande corpo, che dà un preciso senso di conoscere cosa, io, minuscolo frammento di questo universo, faccio qui, con questa mia vita.
e di questo sono pago, e non mi interessa nulla più di cosa ho già deciso che tanto sarebbe fuori della mia portata.
e, non mi interessa assolutamente conoscere verità rivelate o no, mi basta ciò che scaturisce dentro di me, questo mi è comprensibile, il resto no.


ps. anche del MIO modo di affrontare questa questione, trovo persone che si stupiscono molto, ma del loro stupore non me ne frega un c....zo.
se mi vogliono capire bene, io, da parte mia un piccolo tentativo di capire loro lo faccio, ma poi non ci perdo più di tanto vicino.

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