Re: Perchè è nato il concetto di Dio?

Inviato da  alroc il 25/4/2015 9:26:44
Ciao nygandy,
vorrei tentare una risposta:

Citazione:
Nelle mie considerazioni vado poi oltre e dico che:
-non solo la religio NON E' ELUDIBILE in quanto ad oggi NULLA è spiegato sulla "creazione", ma il tema stesso dell'INIZIO dell'Universo, quale esso sia, è del tutto inesplorato e NECESSITA' l'esistenza di DIO, cioè di un'entità che si sottrae alle leggi del tempo e dello spazio per dare forma ad essi.
Quello E' DIO, non c'è niente da fare...


L'inizio/fine dell'Universo è un concetto duale. La nostra capacità cognitiva ci induce a "osservare" e comprendere le cose mediante un'operazione che scinde ogni cosa dividendola, per cui c'è un "prima" e un "dopo" in ogni manifestazione. I concetti di "prima" e il "dopo" però sono un limite intrinseco del nostro approccio alla realtà.

Noi siamo esseri coscienti, ma il nostro modo di ragionare sulle cose è "monco". È come se chiedessimo a una retta di diventare un cubo. La nostra mente ha un "difetto" di fabbricazione (il virgolettato sta a indicare che può darsi che tale difetto sia voluto) e a causa di ciò riusciamo a comprendere le cose sempre a metà, cioè la metà duale: prima/dopo; buono/cattivo; eterno/mortale; divino/umano.
Se riuscissimo a ragionare senza utilizzare processi duali, potremmo "evolvere" su piani di comprensione più ampi.
Credo che al momento sia difficile argomentare su dio perchè, per farlo, dovremmo prima di tutto saper concepire un approccio non duale della realtà. Purtroppo, in questo senso, un altro nostro limite è il codice linguistico che utilizziamo. Io stessa in questa frase che ho appena scritto:

Citazione:
dovremmo prima di tutto saper concepire un approccio non duale della realtà.


Come vedi, anche qui ho operato una divisione dualistica: "approccio non duale della realtà"
Cioè duale/ non duale che, se ci pensi, è una frase anch'essa tendente a "dividere".

Non ne usciamo a meno che non ricodifichiamo il nostro linguaggio cercando di trovare dei sintagmi capaci di non operare delle divisioni, ma questo implicherebbe un linguaggio che si esprime tramite archetipi.

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