Re: Perchè è nato il concetto di Dio?

Inviato da  ziomao il 11/1/2006 13:00:14
ciao matelda,

"Tuttavia non mi trovo d'accordo sulla definizione che dai di metafora, o meglio , quando dici che "ogni parola è metafora...".

Hai ragione. Il pastrocchio nasce perche' ho seguito il "ragionamento"(sigh. ) di Jaynes.
Mi spiego...

l'uso della metafora era legato all'articolo di Jaynes che fa' un mezzo brodone sull'argomento, e parlando del linguaggio per pura semplificazione mi sono gettato come una carotina nel suo minestrone
Quello che intendi per metafora mi pare definito come "connotazione" in ambito saussuriano, in sostanza il significante e il significato dell'accezzione saussuriana diventano significante di un'altro segno e via in un giro teoricamente infinito ( semiosi infinita ).
la parola c-o-l-o-m-b-a sta' a significare l'uccellaccio bianco, a sua volta questo segno puo' diventare esso stesso significante di un'altro significato ( es: la colomba della pace ); questa mi pare la definizione che dai della metafora quando scrivi

"Ovvero al significato e al significante di sedia, si aggiunge un ulteriore significato, si passa oltre a quello che la sedia nella sua "semiosi infinita" intende aggiungendole un'altra parola che a sua volta porta con se la propria "semiosi infinita"..."

Se parliamo di saussure, parliamo di semiologia, se si espande il concetto si puo' arrivare alla semiotica peirciana.
In questo caso il rapporto significante-significato non e' detto che sia totalmente arbitrario anzi... questa e' in realta' una conquista semplificativa del linguaggio molto recente.
I primi linguaggi scritti erano ideogrammatici, pertanto lo stesso significante era metaforicamente legato al significato; lo stesso lo puoi vedere oggi ad esempio nei cartelli con gli omini stilizzati che indicano divieti o quantaltro ( peirce si inpegolo' in definizioni e controdefinizione incasinandosi solo la vita )
Ma ce' di peggio ... la semiosi infinita in ottica perciana e' un po' differente.
In questo caso e' l'interpretante che non e' mai finito, ma si rifa' per similitudine, deduzione, induzione, metafore... a interpretanti presistenti;
Se hai i mezzi per capire un simbolo di meccanica quantistica, il tuo interpretante mentale ( la vocina ) e' collegata all'iterpretante della fisica, il quale e' collegato all'interprentante della matematica il quale.... si puo' andare avanti all'infinito; se poi aggiungi il fatto che l'interpretante dipende dal contesto in cui appare, dal particolare periodo storico ecc ecc ... un casino.
ogni termine del vocabolario e' in realta' un termine indefinito che solo la capacita' umana riesce a fare arrivare ad un senso compiuto; si puo' dire che il linguaggio deve essere il piu' nebuloso possibile per arrivare alla costruzione di sensi finiti.
Se quando ti dico, ehy sediamoci li'... ti dovessi descrivere con minuzia matematico-inferenziale cio' che intendo per sedia, per sedersi, ecc non se ne uscirebbe vivi ( probabilmente mi ammazzeresti prima ! ).
In questo senso non e' possibile formalizzare il linguaggio umano in modo lineare o matematico, ma viceversa anche i semiologi e semiotici hanno dovuto sbattere le loro testine contro un muro di indeterminabilita'; in altre parole il metodo scientifico e razionale di analisi linguistica gli si e' ritorto contro, piu' andavano nel profondo del linguaggio piu' le loro analisi soffrivano del problema di linearita' diventando solo puri esercizi onanistici tanto contradittori quanto inutili.

Quando Jaynes parla di metafore, ne fa' uno dei motori non lineari fondativi del linguaggio, in questa ottica e seguendo il suo ragionamento e' facile imbattersi nei processi di significazione come quello della semiotica perciana;
Per questo ho parlato di "ogni parola e' metafora" , anche se sarebbe piu' corretto fuori da Jaynes dire una roba del tipo "tutte le parole racchiudono catene di infiniti interpretanti". Che dire quando leggo questi psichiatri meccanicistici mi fanno un po' di tenerezza....

Tuo
M-i-ao



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