Come abbiamo appena visto, per i musulmani il Corano contiene la somma di tutte le scienze, e che «nulla è stato omesso». A questo punto, non si può fare a meno di constatare come interi settori della conoscenza, laboriosamente edificati in millenni dal genio infuso nell'uomo dal suo Creatore, siano totalmente assenti dal Corano. In esso, infatti, non si fà menzione della fisica, della chimica, della metallurgia, delle scienze agrarie, della medicina, della biologia, ecc..., e - non certo in misura maggiore - dell'insegnamento o dei contributi esistenti nell'immenso dominio delle arti: musica, pittura, scultura, ecc... A questo proposito, scrive Hours: «Questo atteggiamento è la negazione di ogni sforzo scientifico, di ciascuna scienza particolare, della "scienza" stessa. Non c'è nulla di inspiegabile quindi nell'inerzia dell'islam sia dilegge il corano fronte a qualsiasi sforzo scientifico, che ad ogni tipo di applicazione delle scoperte della scienza» 69. Ciò nonostante, siccome siamo convinti che lo spirito dell'arabo musulmano non sia minimamente inferiore a quello dell'uomo occidentale, ci poniamo questa domanda: com'è possibile che a tredici secoli dalla nascita dell'islam, che i popoli musulmani, compresi quelli più ricchi, siano ancora tributari dell'Occidente per qualsiasi applicazione delle scoperte scientifiche? Possiamo forse fare menzione di almeno un'automobile, di una macchina-utensile, di un farmaco o di un prodotto industriale un tantino evoluto, concepiti e prodotti da un Paese arabo islamico?
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