Re: Approccio alla Bibbia. chiavi di lettura

Inviato da  Rickard il 10/5/2015 14:30:27
Anziché rispondere “uno per uno”, cerco di fare un discorso che possa rispondere a tutto (sennò mi accusano di non cagatur ).

Quando si affronta l’argomento della Bibbia/lettura della Bibbia in chiave aliena, vi sono due forme mentis che vengono usate, talvolta mischiandone gli elementi.

L’approccio concreto
Questo approccio mira a dimostrare che sono effettivamente esistiti alieni/tecnologie aliene, origine ingegnerizzata dell’umanità, civiltà ei giganti di 4 metri. È in questo tipo di approccio che si cerca di portare qualche prova concreta di tutto questo, anche se di solito ci si limita a citare alla rinfusa gli oopart, le “costruzioni perfette” ed altri elementi molto diversificati, controversi, quando non proprio del tutto slegati con l’argomento trattato.

Nessuno dei “sostenitori” usa esclusivamente questo approccio, per il semplice fatto che la totale mancanza di prove e tracce concrete di affermazioni straordinarie (alieni, giganti, tecnologie perdute ecc.) impedisce di affrontare l’argomento solo su questo piano.

Non è un caso che molti sostenitori dicano/ammettano che le prove esistono solo fino a un certo punto, che le prove “vere” le avremo se “loro” vorranno mostrarsi/mostrarle ecc. Cito una frase di Shavo a questo proposito.

Citazione:
Poi parliamoci chiaro: che tipo di prove vuoi? Le stesse che pretende Perspicace nel suo topic? In tal caso hai già vinto. Io non pretendo di dimostrare nulla, ma ho la libertà di farmi un'opinione su tutto.


Diciamo che non si pretende di dimostrare nulla, ma al contempo si vuol dare per certa e reale la lettura aliena della Bibbia, con i vari annessi e connessi. Ammettiamo almeno che il tutto non è affatto presentato come semplice “opinione personale”, ma se ne parla diffusamente come di solidi dati di fatto, al pari dei residui di nano-thermite a Ground Zero.

Ecco perché questo approccio viene spesso sostituito, o comunque integrato, con un altro, di tipo diverso.

L’approccio spirituale
Di sicuro l’approccio più usato, si tratta di leggere l’intera faccenda in chiave decisamente spirituale, senza considerare l’alieno come un extraterrestre in astronave, quanto piuttosto come entità metafisica.

In generale, si parla di percezioni della realtà, esperienze interiori, fenomenologie e si mischia l’argomento con altre tematiche, di ordine sociologico e filosofico.

Il vantaggio di questo approccio è che, come il pensiero magico, non ha bisogno di prove per trovare le sue conferme, in quanto si tratta più che altro di quella diversa lettura della realtà tanto cara a Paolo Franceschetti, per cui il concetto di “prova” viene superato e sostanzialmente cestinato.

In questo modo, si “risolvono” un sacco di problemi. Non occorre più interrogarsi sulla mancanza di resti, fossili, rovine, tecnologie, discendenti o ascendenti biologici, perché né l’alieno né il gigante esistono “davvero”, ma sono un qualcosa di mistico e spirituale, e come tale vengono affrontati su un piano che trova in se stesso le proprie conferme, senza bisogno di nessun altro elemento.

È quindi corretto parlare di fede. Perché come nella fede, si sceglie di credere a qualcosa che non si può vedere e non si può provare. Non si ha l’esigenza di dimostrare concretamente nulla, poiché la fede è dogmatica, e non necessita di dimostrazioni replicabili.

Il cocktail
Solitamente, viene usata una miscela dei due approcci. Si inizia con quello concreto, per poi andare a parare su quello spirituale, una volta che inevitabilmente qualcuno chiede le prove di queste affermazioni, e la reazione a queste richieste è immancabilmente quella di fastidio, come di qualcuno che con la sua petulanza è venuto a disturbare la nostra estasi mistica, qualcuno che “non vuole vedere” e che è “limitato” alle prove, mentre noi siamo occupati a proiettare la nostra mente chissà dove.

Tutto legittimo, ma si sta parlando di una religione, che deriva da elementi di altre religioni, li fa propri e li reinterpreta.

Una religione priva di comandamenti o vere e proprie divinità da venerare, quindi forse è più corretto dire che si tratta dell’ossatura di una religione, ma senza il corpus essenziale. Un qualcosa che resta inevitabilmente “a metà strada”.

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